La filosofia di Playboy ha vinto
Il problema con Hefner è che per lui la società è composta da nient’altro che un gran numero di individui e la morale di ciascuno è definita solo per adattarsi a se stesso, scriveva nel 1966 William F. Buckley Jr. sulla National Review
Il 1° ottobre 1966, il fondatore della National Review, William F. Buckley Jr. scrisse una column sul fondatore di Playboy, Hugh Hefner, scomparso pochi giorni fa. A fronte del tripudio di lodi ed elogi che la stampa americana ha riservato a Hefner, la National Review ha pensato di ripubblicare quella column. “L’ultimo numero della rivista Playboy ha venduto quattro milioni di copie e ne ha fatti due di pubblicità. Un risultato fenomenale; anzi, è possibile che Hefner stia facendo più soldi da Playboy e dalle imprese collegate di qualsiasi altro editore del paese, almeno da una sola rivista. Il Playboy di Hefner è più conosciuto per l’esposizione totale del corpo femminile. Ma è più di questo, è una sorta di movimento e la sua bibbia è una serie apparentemente infinita pubblicata mensilmente da Hefner, intitolata ‘La filosofia Playboy’. Il problema con Hefner è che per lui la società è composta da nient’altro che un gran numero di individui e la morale di ciascuno è definita solo per adattarsi a se stesso, allora tutti devono sopportare le conseguenze dell’etica definita dall’individuo. Nonostante la filosofia di Hefner, esiste una cosa come la pubblica moralità e la moralità, per tutta la storia della civiltà, è stata sostanzialmente sostenuta dalla religione. Una società ben disciplinata ha bisogno di poche leggi, ma ha bisogno di forza. E il tipo di solipsismo incoraggiato dalla rivoluzione sessuale va ben oltre un allentamento delle leggi. Incoraggia lo scioglimento degli atteggiamenti pubblici. Ora Hefner è pronto a insistere sul fatto che una rottura morale generale non sarebbe necessariamente seguita all’accettazione della filosofia di Playboy. Sono colpito da un recente libro, intitolato ‘Minoranze erotiche’. E’ scritto da un medico svedese e introdotto con lo stesso tipo di argomentazione utilizzato da Hefner a favore della totale permissività sessuale. E’, nelle parole dell’editore, ‘una bozza di diritti per la liberazione erotica del sessualmente diverso’. Il libro elenca alcune delle categorie sessualmente diverse e suggerisce di fornire loro i mezzi per la loro gratificazione. La mia categoria preferita è ‘… i necrofili, che richiedono un cadavere come oggetto della loro passione’. Se i miei occhi non mi ingannano e, a quanto pare non sembrano, il dottor Ullerstam suggerisce che le leggi contro la necrofilia dovrebbero essere abrogate e che ai necrofili si dovrebbe consentire di saziare i loro appetiti quanto meglio possono. Il professor Benjamin DeMott di Amherst ha affermato che la filosofia di Playboy è ‘l’intero uomo ridotto alle sue parti private’. Il più grande punto della sua filosofia non è tanto una chiamata alla lubrificazione totale, quanto il rinnovamento del vecchio utilitarismo di John Stuart Mill e dei suoi apostoli”.
Il Foglio internazionale