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Cosa resta della cultura occidentale?

La principale minaccia è il marxismo culturale, scrive lo Spectator (9/10)

“Oggi c’è qualcosa di molto sbagliato nella cultura occidentale”. Lo scrive sullo Spectator Damien Tudehope. “In un primo momento, sembrava solo un declino graduale, ma ora quella cultura sembra essere in rapida discesa verso l’autodistruzione. I politici, gli accademici, i giornalisti e le altre cosiddette ‘élite’ sembrano vivere su un pianeta diverso rispetto al resto di noi. Non importa chi si voti, a volte può sembrare che la scelta sia tra diverse versioni della stessa visione del mondo. Sono rimasti pochi nella vita pubblica i casi di chi operi con la convinzione di resistere alla fervida marcia della sinistra radicale e manifesti il coraggio di chiamarsi fuori. Uno dei motivi per cui la sinistra ha avuto così successo nel promuovere la propria visione del mondo, apparentemente onnipresente, è stata l’efficacia della sua ‘lunga marcia attraverso le istituzioni’. Questa graduale acquisizione delle nostre istituzioni è rimasta in gran parte inosservata, ma la persistenza della sinistra sta finalmente pagando i dividendi.

 

Le conseguenze sono sempre più evidenti. La libertà di parola è sotto attacco come mai prima. Potresti perdere il lavoro o farti trascinare davanti a una commissione per i diritti umani, semplicemente per aver espresso una visione che non si allinea con i punti di vista sostenuti dall’establishment. La sinistra desidera riscrivere la storia, abbattere le statue, indottrinare i nostri figli, criminalizzare la libertà di parola e mettere in silenzio chi non osa essere d’accordo. E non è un’esagerazione. Se sei preoccupato per il terrorismo islamico, sei etichettato come islamofobo. Se non sei favorevole a ridefinire il matrimonio, durante la notte diventerai un bigotto omofobo. Se credi che ci siano solo due generi, sei transfobico. E certamente, se aderisci ai valori tradizionali del cristianesimo, sei sicuramente ‘sul lato sbagliato della storia’.

 

Ma c’è una ragione dietro tutta questa follia? – si chiede il politico cattolico e liberale australiano – Sì: il marxismo. La visione di Marx è stata fondamentalmente basata sulla categorizzazione di persone in gruppi astratti, e poi nella produzione di una storia di oppressione. La moderna politica dell’identità che domina il nostro discorso pubblico è in realtà una manifestazione del marxismo culturale. Negli ultimi anni, le nostre scuole, università, media e dipartimenti governativi hanno tutti preso una brusca svolta a sinistra. La diversità intellettuale evapora dalla vita pubblica, e così anche l’individualità. Le persone sono sempre più categorizzate e divise sulla base della razza, del genere e della sessualità. Dobbiamo sperare che la traiettoria attuale dell’occidente non sia terminale. Ma al momento sembra che non abbiamo né la consapevolezza né la volontà di salvarci dalla politica di identità velenosa del marxismo culturale”.

Spectator 9/10

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