Le fake news e la polizia del pensiero
Fanno da sempre parte della vita democratica, scrive il Figaro
Per la filosofa Chantal Delsol, le fake news sono una parte consustanziale della storia democratica. Legiferare su questo argomento finirà inevitabilmente per ledere la libertà di opinione. “Il presidente della Repubblica ha appena annunciato che andrà a caccia di fake news, in grado di fuorviare l’opinione pubblica e in modo fraudolento di cambiare il voto dei cittadini. Parla di controllare la verità e legiferare per ottenere sanzioni, almeno durante un periodo elettorale. Le fake news sono uno dei veleni della vita democratica. La libertà di stampa consente di dire tutto e noi le diamo il benvenuto. Permette anche di inventare qualsiasi cosa per far prevalere il suo punto di vista su elettori esitanti o disinformati.
Non cercate di farci credere che il genere di notizie false sia nato con Donald Trump o i fan della Brexit. O che Emmanuel Macron ne sarebbe la prima vittima storica. Basta ricordare il momento in cui una certa stampa affermava che i gulag sovietici non esistevano o più tardi che ‘Arcipelago Gulag’ era stato scritto dalla Cia… E’ impossibile citare un periodo della storia democratica che sia stato risparmiato da false notizie di ogni tipo. Si potrebbero moltiplicare gli esempi di menzogne spudorate inventate per una causa e diffuse dalla stampa. Ma funziona altrettanto bene quando si tratta delle persone. Ed è inquietante rendersi conto che Emmanuel Macron non ha sopportato le false dicerie spacciate sulla sua vita personale, come se non fosse la sorte di qualsiasi campagna politica e avesse bisogno di una legge per essere in grado di vendicare questi affronti… Se non possiamo sostenere di vedere la stampa che ci dice che abbiamo un conto (inesistente) alle Bahamas o che indossiamo un Rolex (inesistente), allora è meglio astenersi dall’uscire all’aperto. La vittima della falsa notizia è praticamente indifesa. Può solo aspettare che la tempesta passi – la verità finisce sempre per trionfare, si finisce per sapere come è stato scritto ‘Arcipelago Gulag’ o che il presunto innocente ma dato per colpevole non era colpevole. Allora perché improvvisamente il tipo di notizie false sembra insopportabile? La libertà di stampa consente anche bugie da parte della stampa. Sono elementi così intrecciati che preferiamo rischiare che le bugie rimangano libere di dire la verità. Ci sono correnti di pensiero (in passato la sinistra comunista, le correnti populiste di oggi) capaci di reinventare la propria ‘realtà’ – come Orwell aveva abbondantemente mostrato. Il legislatore non deve separare la verità dalla menzogna, né deve risolvere le opinioni buone e quelle cattive. Il presidente della Repubblica sembra convinto che si tratti di una lotta della pura ragione contro la post verità populista. E’ meno semplice di così. Volere una legge contro questo tipo di perversioni è correre il rischio di introdurre una polizia del pensiero”.
Il Foglio internazionale