Siamo vittime dell'ansia da collasso
Ecco perché il pessimismo oggi va di gran moda. "Oggi il comune sentire vuole che qualunque persona istruita e di senno pensi che il mondo stia cadendo a pezzi", scrive il Washington Post
"Qualche anno fa, probabilmente quattro o cinque, ebbi un pensiero improvviso quanto terrificante: il rischio di una Terza guerra mondiale era tornato”. Inizia così, sul Washington Post, una recensione di Robert Samuelson del nuovo libro di Gregg Easterbrook, “It’s Better than It Looks: Reasons for Optimism in an Age of Fear” ossia “E’ meglio di quel che sembra: ragioni per essere ottimisti nell’epoca della paura”.
“Fino ad allora avevo creduto beatamente (insieme, immagino a miliardi di altre persone) che l’olocausto nucleare sotto forma di Terza guerra mondiale fosse stato reso obsoleto dal Mad (il sistema di mutua deterrenza) e dalle salvaguardie politiche e militari istituite per prevenire attacchi accidentali. Improvvisamente, questi compiacenti assiomi mi sono sembrati ingenui. La cornice anti proliferazione è stata distrutta. In molti criticheranno Donald Trump: è un approccio ingannevole. Lui è una conseguenza, più che una causa. Anche in sua assenza affronteremmo disordini politici e crescenti incertezze economiche. Ora, però, si sta avendo una reazione allo status quo: gli ottimisti stanno contrattaccando. E’ una buona notizia. ‘Col passare del tempo, la generale condizione umana migliora e continuerà a migliorare’ scrive Gregg Easterbrook nel suo nuovo libro, in cui presenta pile di statistiche descrittive degli Stati Uniti come del mondo intero, a sostegno della sua tesi. Easterbrook presenta un’idea interessante: ‘l’ansia da collasso’. Descrive questo fenomeno come il timore della gente che il cambiamento economico e sociale minacci il loro ‘stile di vita’. Naturalmente, ne sono spaventati. Il dilemma è chiaro. Il progresso spesso richiede cambiamento, ma alla gente il cambiamento non piace. E vi resiste. Cerchiamo di fare chiarezza. Al contrario di quanto dice Easterbrook, la storia non è lineare e progressiva. E’ fatta di molte curve, inclusi quei rivolgimenti (come la Seconda guerra mondiale, ovviamente) che causano immense tragedie umane. Non tutte le forme di pessimismo sono irrazionali. In un certo senso, il mondo è davvero cambiato in peggio. Prendiamo il mio esempio iniziale: la possibilità di una guerra nucleare ora sembra maggiore che durante la Guerra fredda. Allo stesso modo, costosi sistemi di welfare stanno mettendo in crisi molte società avanzate, così come la Grande recessione ha esposto i limiti della nostra capacità di controllare l’economia. Altri aspetti del pessimismo odierno, però, sono semplicemente una moda politica – conclude Robert Samuelson –. Il pessimismo ‘ha fatto tendenza, a partire dall’accademia per poi espandersi nell’arena pubblica, ivi portato dai politici e dai social media’, scrive Easterbrook. ‘Oggi il comune sentire vuole che qualunque persona istruita e di senno pensi che il mondo stia cadendo a pezzi’”.
Il Foglio internazionale