L'Italia fra tagli e isolazionismo
Cosa si vede dall’America guardando a Lega e M5s secondo il Washington Post
I due partiti vincitori (delle elezioni politiche italiane del 4 marzo, ndt) certamente condividono una retorica populista anti élite. Al di là di questa somiglianza superficiale, però, le loro proposte di politica economica sono radicalmente diverse e sono modellate su due tipi divergenti di frustrazione economica”. Scrivono così sul Washington Post i professori della Bocconi Anelli, Colantone, Pulejo e Stanig rendendo noti i risultati di un proprio studio. “L’agenda della Lega, in termini economici, è conservatrice: vuole tasse sul reddito più basse e misure protezionistiche contro il commercio globale. Il Movimento 5 stelle vuole aumentare la spesa pubblica e introdurre un generoso sistema di sussidi a chi è disoccupato o guadagna poco. La nostra analisi rivela che la Lega è votata dai disillusi delle aree industrializzate, dove i lavori sicuri e ben pagati nel manifatturiero sono sempre più difficili da trovare a causa della competizione globale e dell’automazione. Al contrario, i Cinque stelle sono votati dai frustrati delle zone più povere d’Italia, che storicamente sono sempre dipese di più sulla spesa governativa e sono state abbandonate dalle politiche di austerità degli scorsi anni”.
Analizzando i dati degli ultimi venti e più anni, gli autori della ricerca trovano che “più le importazioni cinesi e l’automazione hanno influenzato l’occupazione di una regione, più i suoi elettori hanno votato per la Lega, (…) che infatti ha sbancato al nord e ha promesso misure di protezione contro l’import cinese e una ‘tassa sui robot’ per rendere l’automazione meno attrattiva per le imprese, oltre a una flat tax del 15 per cento sul reddito che ridurrebbe la tassazione dei lavoratori di circa la metà. Questa combinazione di isolazionismo e tagli fiscali è la classica formula vincente della destra radicale. Di contro, il Movimento 5 stelle affonda il proprio successo nel sud dell’Italia, incluse la Sicilia e la Sardegna. Queste sono le zone meno industrializzate del paese, dove l’automazione e la competizione globale hanno prodotto meno effetti (…) e dove il reddito pro capite è più basso che nel resto del paese. Abbiamo trovato una correlazione significativa tra il pubblico impiego e il sostegno ai Cinque stelle, che propongono di scongelare il blocco delle assunzioni della Pa previsto dalle politiche di austerity. Abbiamo anche trovato che il sostegno ai pentastellati cresce con il diminuire dell’età, ed è molto forte tra i giovani con età compresa tra i 18 e i 29 anni che non studiano né lavorano (i famosi ‘neet’, ndt). Che cosa, dunque, accomuna le piattaforme programmatiche di questi due partiti? Sarebbero entrambe molto costose per l’erario: in un caso, tagliando gli introiti dello stato, nell’altro aumentando la spesa pubblica. Oltre a questo, l’impulso di sintetizzare il risultato delle elezioni italiane come ‘populista’ è un po’ semplicistico. I due partiti offrono ricette molto diverse atte a risolvere problemi molto diversi”.
Il Foglio internazionale