Il populismo, le élitee la crisi di legittimità
Troppo facile parlare di “crisi della democrazia”, scrive Chatham House
“L’Europa è pronta a entrare in un nuovo periodo di incertezza politica dopo che due partiti populisti in Italia, il Movimento 5 stelle e la Lega, hanno concordato di formare insieme un nuovo governo”, commenta Chatham House. “L’Italia è un paese in cui si incrociano le due principali crisi dell’Ue degli ultimi anni. L’Italia ha sofferto sia di un malessere economico di vecchia data, reso più acuto negli anni della crisi dell’Eurozona, sia di una crescente crisi migratoria nel Mediterraneo. In entrambi i casi, Cinque stelle e Lega hanno favorito la percezione di molti italiani che l’Ue non solo non ha aiutato ma ha addirittura danneggiato l’Italia imponendole riforme economiche e lasciandola sola nel gestire l’afflusso di rifugiati sulle sue coste.
L’Italia è davvero l’ultima frontiera della crisi di governance decennale dell’Ue: un membro fondatore dell’Unione, il suo quarto paese più grande e tradizionalmente una società europeista. Eppure la coalizione populista a Roma sembra aver suscitato un diverso tipo di reazione. I commentatori politici di tutta Europa sono stati pronti a inquadrare la partnership Cinque stelle-Lega come un altro episodio della lunga marcia del populismo nelle democrazie occidentali. Naturalmente, non si può negare che questi sono tempi di prova per la democrazia liberale in molte parti d’Europa. Nella misura in cui il populismo ha un sistema ideologico di principi, è la sua comprensione della democrazia come un modo diretto e maggioritario di rappresentanza politica che sostituisce i controlli istituzionali sulla volontà di molti come i regolatori indipendenti, le banche centrali e la magistratura. Il populismo può davvero diventare una minaccia per la democrazia se i populisti al potere minano le istituzioni liberali e consentono l’emergere di una democrazia illiberale che può, con il tempo, degenerare in un’autocrazia elettorale vera e propria. Tuttavia, l’attenzione ossessiva in gran parte del dibattito politico e giornalistico alla sfida del populismo alla democrazia liberale manca di un aspetto ancora più importante: che nella maggior parte dei casi l’ascesa del populismo è alimentata da fallimenti politici molto reali e reazioni popolari legittime. Ciò è particolarmente vero in un contesto di integrazione continentale che sembra essere sempre più squilibrato tra un nucleo relativamente prospero e protetto di stati dell’Europa settentrionale e occidentale e una periferia sempre più impotente che sostiene i costi dell’adattamento alle difficoltà economiche e alla crisi migratoria. Spesso l’ascesa dei populisti riflette fallimenti politici e frustrazioni pubbliche che le élite europee e nazionali non possono permettersi di ignorare. Le élite europee e i commentatori tradizionali hanno a lungo sviluppato l’abitudine di dipingere tutti gli sfidanti all’ordine europeo con lo stesso tocco di ‘populismo’ e ‘illiberalismo’. Ovviamente è più facile filosofeggiare sul futuro della democrazia liberale da Bruxelles, Berlino o l’Aia piuttosto che ammettere che, in molte parti d’Europa, la partecipazione a strutture di cooperazione in materia economica e di politica migratoria sarà presto politicamente e socialmente insostenibile, a meno che l’Unione non riformi il suo funzionamento nella direzione di una maggiore condivisione degli oneri e della solidarietà.
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