“Io non voto con il mio pene, voi liberal sì”
Lo scrittore Bret Easton Ellis racconta in un'intervista a Rolling Stone quanto sia diventata noiosa la cultura
Negli ultimi trent’anni, il romanziere Bret Easton Ellis si è occupato della violenza, del nichilismo disinvolto e delle superficialità americane. E ha ancora l’abilità di far incazzare la gente. “Penso che ora tutti si sentano imbavagliati. Arrivi a un punto in cui c’è una pausa, una fessura, e decidi di attraversarlo ed essere te stesso, oppure decidi di nasconderti. Non so che tipo di vita sia nascondersi. Mi sento più a mio agio esprimendomi come un uomo completamente trasparente ora”.
E’ un momento noioso culturalmente? “Sono decisamente più critico di quanto non sia mai stato, più di quanto lo sia mai stato nei miei venti, trenta o quarant’anni. Non so se è un prodotto dell’età, o se la cultura è davvero meno interessante di quanto sia mai stata. Sono ancora curioso, e questa è la differenza tra me e molti dei miei amici. Guardo molta tv e vado ancora al cinema. Ascolto musica. Leggo anche libri, inclusa la nuova fiction, e trovo ancora le cose che mi piacciono”.
E’ impossibile ormai parlare liberamente di politica. “Vivo con un socialista millennial che odia Trump. Io non sono un politico. Mi interessa il teatro, il modo in cui ciascuna parte gioca e il modo in cui i media si sono trasformati. Non ho mai visto i liberal essere più fastidiosi di quanto lo siano ora. Queste ultime settimane sono state per me un vero e proprio punto di svolta, con la depressione per la Corte suprema e il modo in cui i media hanno trattato i centri di detenzione (per migranti, ndr). E’ ovviamente un gioco. Ecco Rachel Maddow che piange in tv e le foto dei centri di detenzione di Trump. Il mio patrigno, che è un ebreo polacco, ha avuto tutta la sua famiglia sterminata quando era un bambino. Ne ho abbastanza”.
Da gay, Ellis non dovrebbe votare a sinistra? “Questo suggerisce che io creda nella politica dell’identità, e che io voti con il mio pene. Sta suggerendo che l’immigrazione, l’economia e le altre politiche contino molto meno del fatto che io possa sposare un uomo. Questo è il problema con la politica dell’identità, ed è ciò che ha messo in difficoltà Hillary. Se hai una vagina, devi votare per Hillary. Le persone non sono elettori con una sola missione. Non voterò da gay. Trump non è un presidente anti gay in alcun modo”.
Il suo romanzo “Glamorama” sta celebrando il suo ventesimo anniversario. “Ho iniziato il libro nel 1990 e l’ho finito nel 1998. Con le celebrità di Instagram e l’ossessione dei selfie, non avrei mai pensato che saremmo arrivati a questo punto. Ho sentito che eravamo già una cultura satura di celebrità quando stavo lavorando al libro negli anni Novanta”.
L’irrilevanza culturale è la sua più grande paura? “No, non è la mia più grande paura, e sono stato abbastanza felicemente impegnato negli ultimi otto anni. Se c’è un senso di irrilevanza culturale che si aggira intorno a me, va bene. Non penso che si possa essere una figura completamente amata per così tanto tempo. Ci deve essere un po’ di respingimento, e questo è certamente successo alla mia persona. Devo essere sincero con me stesso. Non posso avere una vita felice altrimenti, e sono felice. Sono più felice di quanto sia mai stato, molto più che da ventenne o trentenne. Non so perché esattamente, ma lo sono”.
Il Foglio internazionale