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Quando finì la chiesa in Irlanda

Secondo il Times trentanove anni fa quando Papa Giovanni Paolo II arrivò sull’isola si consumò il divorzio

"Trentanove anni fa, la nazione irlandese era vicina a un clima febbrile prima della visita di Giovanni Paolo II”, scrive Shane Coleman. “L’Irlanda era molto più povera, con standard di vita ben al di sotto della media europea e profondamente cattolica. Per la maggior parte, la messa ogni domenica era scontata".

 

"L’Irlanda che attende Papa Francesco è irriconoscibile. La maggior parte delle persone può ancora essere definita ‘cattolica’ nel censimento, ma è una pratica minoritaria. Le leggi sulla contraccezione, il divorzio, l’omosessualità e l’aborto sono state tutte liberalizzate. Non solo il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legale, ma il Taoiseach (il capo del governo, ndr) è un uomo apertamente gay. Tutto sarebbe sembrato impossibile quando due milioni e mezzo di persone – quasi i tre quarti della popolazione – si sono dimostrate disponibili a salutare Giovanni Paolo II. Con il senno di poi, il declino della chiesa era inevitabile. La globalizzazione, la spinta dal cambiamento tecnologico, ha portato valori diversi, più cosmopoliti. Livelli di istruzione notevolmente migliorati significavano che la deferenza tradizionale non sarebbe mai durata. Eppure la scomparsa è indubbiamente accelerata dal cancro che si trova nel cuore della chiesa. La vergognosa testimonianza della chiesa cattolica in merito alla copertura degli abusi sessuali da parte dei preti è ormai fin troppo familiare. Né quella familiarità né il passare del tempo hanno attenuato il senso di choc e indignazione per ciò che è stato perpetrato da un’organizzazione che pretende di rappresentare i valori di Cristo".

 

"I numeri non dovrebbero renderci ciechi alla realtà che il cattolicesimo in Irlanda affronta una vera crisi esistenziale. Le prove: il numero dei fedeli che partecipano alla messa in diminuzione; il collasso nelle vocazioni; l’ignoranza degli insegnamenti della chiesa sulla moralità sessuale: tutto questo non può essere ignorato. Né può esserlo l’aperta ostilità che molti provano verso l’istituzione. Eppure potremmo pentirci se la chiesa scomparisse. Nonostante tutti i suoi numerosi e gravi errori, ha ancora il potenziale per svolgere un ruolo importante e positivo. Non c’è mai stato un tale bisogno di valori cristiani decenti e semplici come oggi. Il materialismo e il consumismo dilagano. La società è sempre più narcisista. Una cultura di gratificazione istantanea, senza responsabilità o implicazioni, è sempre più diffusa. Tragicamente, una forma di obbligo a conformarsi sembra essere stata sostituita da un’altra. Non serve a nulla sostituire il dogmatismo cattolico con un fondamentalismo liberal. Non lo sapevamo in quel momento, ma 39 anni fa, nei giorni della visita di Giovanni Paolo II, stavamo veramente vivendo l’inizio della fine del dominio della chiesa sulla vita irlandese".