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“I liberali hanno tradito il liberalismo facendone una ortodossia irrespirabile”

Il filosofo polacco Legutko sulle tensioni all’interno dell’Europa e sul clima di subordinazione intellettuale che indebolisce la democrazia

"Ci sono state diverse tensioni tra l’Europa e gli Stati Uniti di Donald Trump”, ha scritto Tunku Varadarajan, accademico dell’Hoover Institution di Stanford, sul Wall Street Journal. “Proprio come il pubblico americano, che è diviso sulla figura di Trump, l’Europa ha delle fratture profonde al suo interno. L’esempio più lampante è costituito dalla Brexit, il voto del Regno Unito a favore di un’uscita dalla Ue, espresso mesi prima dell’elezione di Trump. Un altro esempio potrebbe essere la diatriba dell’Unione con la Polonia, il maggiore dei suoi stati membri orientali. Una delle ragioni per cui la Polonia fa infuriare l’Ue, secondo Ryszard Legutko, è l’indefettibile filo-americanismo di Varsavia. Dopo la Brexit, la Polonia sarà ‘il più atlantista dei paesi dell’Ue’ dice Legutko, professore di Filosofia antica, nonché eurodeputato in rappresentanza del Partito conservatore che governa la Polonia. Se Trump è un aspro critico delle élite americane, Legutko svolge quel ruolo (anche se con stile meno demoniaco) nel contesto europeo".

 

"Nel suo libro del 2016 ‘The Demon in Democracy: Totalitarian Temptations in Free Societies’, scrive che ‘l’Unione europea riflette l’ordine e lo spirito della liberal-democrazia nella sua versione più degenere’. Questo, mi dice [nell’intervista che ha rilasciato, ndt], è il motivo per cui l’Ue ‘non ha soltanto individui dissidenti, ma anche stati membri dissidenti’. L’attitudine dominante nell’Ue ‘non solo verso Trump, ma anche verso l’Ungheria, la Polonia, l’Italia e altri governi dissidenti’, dice, è che siano ‘degli incidenti, delle deviazioni innaturali che possono e devono essere corrette in fretta’. Nel caso polacco, Bruxelles sta provando ad applicare lo stesso schema a quello stesso fine. Il partito che governa la Polonia, Diritto e giustizia, ha approvato una legge che impone il pensionamento dei giudici della Corte suprema all’età di 65 anni. Lo scopo è quello di liberarsi di alcuni giuristi liberali e rimpiazzarli con dei conservatori. Bruxelles ha accusato la Polonia di violare il trattato sull’Unione e minaccia di sospenderne i diritti di voto a livello comunitario. ‘Più dell’ottanta per cento dei polacchi vuole che il sistema legale venga riformato’, dice Legutko con sdegno. ‘Hanno avuto esperienze molto negative con i tribunali’. Nella Corte suprema polacca (‘un corpo di cento giudici, quindi nulla di simile a quella americana’) ci sono ‘ancora dei membri che hanno servito lealmente e senza vergogna il regime comunista del passato’. Il governo polacco insiste che le sue azioni siano una necessaria disinfezione di questo istituto marcio. L’Ue è in disaccordo, dice Legutko, perché è ‘l’incarnazione del liberalismo’. Nel suo libro, scrive che ‘la Polonia si è liberata del suo giogo comunista in un momento in cui l’occidente aveva raggiunto una fase di considerevole omogeneità e standardizzazione’. L’intellighenzia di Bruxelles trova i polacchi irritanti, mi dice, perché vogliono che la Polonia sia ‘indistinguibile dalle altre nazioni europee’. Una ‘Polonia esotica’ che persegue il proprio corso politico è inaccettabile. Le élite europee, prosegue Legutko, sono inflessibili nella loro convinzione ‘che per essere rispettabili bisogna essere liberali, che chiunque non sia un liberale è uno stupido o è pericoloso, o entrambe le cose’. Poco dopo aggiusta il tiro: ‘intendo le élite occidentali, incluse quelle americane. Essere liberali è la cartina di tornasole della decenza politica. Questa è l’ortodossia odierna. Se la si critica, o vi si è contrari, si viene ostracizzati’. Il mondo si è ‘ristretto’, si lamenta Legutko, ‘e il paradigma liberale sembra essere onnipresente’. Che cos’è questo paradigma? ‘Un liberale è qualcuno che viene da te e ti dice: organizzerò la tua vita, ti dirò quale tipo di libertà puoi avere e poi puoi fare qualunque cosa ti garbi’. La sua risposta, e quella della Polonia in quanto entità sovrana, è inequivocabile: ‘Non organizzarmi la vita, non cercare di creare uno schema in base al quale far funzionare un’intera società’. Ecco perché la Polonia è un ‘membro dissidente dell’Ue, e la ragione primaria per cui è stata attaccata tanto. Non perché ha fatto qualcosa di oltraggioso, ma per ciò che si rifiuta di essere’. (…). L’eguaglianza degli stati membri (dell’Ue, ndt) esiste solo sulla carta. ‘I grandi giocatori si servono delle istituzioni europee per i propri interessi, e l’architettura politica condanna chiunque a uno stato di subordinazione’. ‘Sotto il vecchio regime comunista, l’occidente era considerato un’alternativa al comunismo. Era una speranza, un posto in cui chiunque poteva trovare rifugio da un’ideologia oppressiva e soffocante’. Un rifugio simile poteva essere temporaneo, come per ‘uno studente che otteneva una borsa di studio per la Francia o l’Inghilterra’, o permanente, per qualcuno che fuggiva. Ma per chi rimaneva in Polonia ‘anche solo guardare film americani o inglesi, leggerne i libri o ascoltarne la radio era come una boccata d’aria fresca’. Legutko dice che ‘questa sensazione che esista un mondo diverso, altro da quello in cui si vive, sta sparendo a causa dell’omogeneizzazione della cultura occidentale’. Le conseguenze sono deprimenti. Paradossalmente, secondo Legutko, quella diversità e quella libertà di pensiero possono ora essere trovate negli ex paesi comunisti, inclusa la Polonia. ‘Qui il politicamente corretto è meno opprimente, e ci sono influenti idee non liberali. Il fatto che la chiesa cattolica sia forte, in Polonia, fa una differenza, perché dà accesso psicologico e spirituale a idee e sensibilità che nell’occidente laico sono evaporate. Spesso diciamo, tra il serio e il faceto, che adesso la Polonia potrebbe diventare un paese in cui le persone si rifugiano. Persone che vengono dalla Francia, dall’Olanda o dal Regno Unito’”.

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