Un Foglio internazionale
Per la pace, Israele deve essere forte
Cosa ci dice l’accordo con gli Emirati Arabi e il Bahrein. Scrive il Times of Israel
Il trattato di pace firmato da Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein è una vittoria retroattiva su una delle più grandi minacce che Israele abbia mai dovuto affrontare”, scrive Yossi Klein Halevi. “Quasi mezzo secolo fa, subito dopo la guerra dello Yom Kippur (ottobre 1973), i paesi arabi produttori di petrolio imposero un boicottaggio contro i paesi considerati troppo vicini a Israele. Per Israele non c’era una minaccia strategica più grande del petrolio arabo, che di fatto lo stava trasformando in uno stato paria. L’atmosfera in Israele e in tutto il mondo ebraico era cupa. Elie Wiesel scrisse un editoriale sul New York Times in cui esortava gli ebrei a non cedere alla disperazione. Cynthia Ozick scrisse un saggio per Esquire intitolato ‘Tutto il mondo vuole la morte degli ebrei’.
Quella paura mi sembrava allora del tutto ragionevole. Il boicottaggio petrolifero arabo toccò il suo culmine il 10 novembre 1975, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si piegò ad approvare una risoluzione che tacciava il sionismo come una forma di razzismo. Oggi Israele firma un trattato di pace con gli Emirati Arabi Uniti, uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio, e con il Bahrein, altro paese arabo ricco di petrolio. E l’accordo gode della tacita benedizione dall’Arabia Saudita. Il processo di normalizzazione e pace con Israele è guidato dagli stessi attori che un tempo capeggiavano la campagna contro la sua legittimità a esistere. Per ironia della sorte, proprio mentre gran parte del mondo arabo scende a patti con la presenza dello stato nazionale ebraico in medio oriente, in occidente sta accadendo il processo opposto.
Il boicottaggio arabo contro Israele è finito, il movimento Bds (per boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele) è vivo e vegeto in occidente. Gli accordi di pace di oggi confermano la lezione centrale del trattato di pace israelo-egiziano: il prerequisito indispensabile per la pace in medio oriente è che Israele sia una forza imbattibile. È la forza di Israele che sprona questa pace. Nella sua paura dell’Iran e della Turchia, due paesi che mirano a dominare il medio oriente, il mondo arabo si rivolge a Israele. In altre parole: i paesi arabo-musulmani si rivolgono allo stato ebraico per un’alleanza contro le ambizioni imperiali delle due potenze musulmane non-arabe della regione.
La forza economica di Israele è un ulteriore incentivo: quella che vediamo formarsi è un’alleanza di paesi concentrati più sul futuro che sul passato. La risoluzione di questo conflitto attende una nuova generazione di leader israeliani e palestinesi. Ma è possibile in futuro? Ebbene, se mezzo secolo fa qualcuno mi avesse detto che la normalizzazione con Israele sarebbe stata promossa dai paesi arabi produttori di petrolio e che la ricchezza creata dal petrolio avrebbe motivato i paesi arabi a cercare di fare causa comune con un Israele militarmente, tecnologicamente ed economicamente potente, avrei sorriso e l’avrei cortesemente liquidato come un pazzo”.
Un Foglio internazionale