Un foglio internazionale
Fermare Erdogan, una minaccia
È un pericoloso leader islamo-nazionalista, scrive il Jerusalem Post
Gli Stati Uniti devono contrastare il crescente estremismo della Turchia sotto il regime di Recep Tayyip Erdogan. All’avvicinarsi delle elezioni americane, è essenziale che chiunque vinca la Casa Bianca non adotti una politica di appeasement verso le continue minacce di Ankara e condanni, invece, l’ospitalità che essa offre ai terroristi di Hamas, il suo continuo tentativo di destabilizzare il medio oriente e le sue ripetute minacce contro gli alleati europei. [L’altra] domenica il regime turco si è lanciato in un’altra sfuriata contro l’Europa, sostenendo che i musulmani in Europa vengono trattati come gli ebrei prima della Seconda guerra mondiale. Il presidente della Turchia non ha usato il termine “Olocausto” perché Ankara usa la sofferenza ebraica nel corso della storia per calunniare Israele come un paese “nazista” descrivendo i musulmani come le sue vittime. Questa ideologia ha le sue radici nell’antisemitismo dei Fratelli Musulmani così come lo si ritrova nella Carta fondativa di Hamas, che fonde teorie complottiste anti-ebraiche con il moderno terrorismo. Evocare la Shoah per condannare Israele e l’Europa, e non per commemorarne le vittime, è tipico della propaganda alimentata da Ankara per fomentare tensioni.
Negli ultimi mesi la Turchia è diventata sempre più ostile a Israele, con Erdogan che promette di “liberare al-Aqsa” e rilascia dichiarazioni in cui si afferma che “Gerusalemme è nostra”. Questo fa parte dell’ideologia del partito al governo in Turchia, che cerca di fomentare il conflitto tra Israele e palestinesi e si serve della religione per alimentare l’odio verso Israele. Il tentativo di Ankara di promuovere questo programma è simile ai proclami del regime iraniano, quando anch’esso giura che “libererà” la moschea di al-Aqsa a Gerusalemme. […] Israele e Turchia hanno molto in comune in quanto moderne economie ed erano due paesi che condividevano un’analoga visione laica che fonde la tradizione con la guida di leader moderni e lungimiranti. Ma negli ultimi anni Ankara si è trasformata in un luogo oscurantista che cerca sempre più di creare conflitti in tutto il medio oriente, compreso il sostegno a estremisti siriani che poi usa come mercenari all’estero. Ed ha prontamente intensificato la sua retorica anti-israeliana, ospitando già due volte quest’anno capi di Hamas ed esortando i paesi a opporsi a Israele.
Questo tipo di retorica ha conseguenze ed è concepita per avvelenare le menti dei giovani della regione in un momento in cui Israele e stati arabi stanno muovendo verso la pace. Oggi Ankara appare come il paese al mondo più ostile a Israele, dopo l’Iran. Ma le politiche di Ankara non sono ostili solo a Israele: prendono di mira anche altri alleati degli Stati Uniti, dalla Grecia all’Egitto al Golfo. […] Gli Stati Uniti devono affrontare questa politica e devono chiarire che non ci sarà alcun appeasement a fronte alle minacce della Turchia. Devono sostenere Grecia, Israele, Francia, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Cipro, Iraq e gli altri paesi minacciati da Ankara. Erdogan deve essere fermato.
Il Foglio internazionale