Un foglio internazionale
I ribelli del Covid. Due professoroni di Stanford e Harvard contro il lockdown
Bhattacharya e Kulldorf, le menti dietro la Great Barrington Declaration: “Il lockdown va contro ogni principio che mi sta a cuore”
Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio internazionale, l'inserto settimanale a cura di Giulio Meotti con segnalazioni dalla stampa estera
I ribelli del Covid sono una coppia improbabile”, scrive Tunku Varadarajan sul Wall Street Journal: “Jay Bhattacharya è nato a Kollata, un’affollata città indiana. Martin Kulldorff viene da Umeå in Svezia, un paese di 90 mila abitanti. Eppure i due studiosi hanno molto in comune. ‘Martin è un fratello’, spiega il loquace Bhattacharya, 52 anni, che si è trasferito negli Stati Uniti con i suoi genitori bengalesi quando aveva quattro anni. Bhattacharya, un fisico ed economista, e Kulldorf, un biostatistico, studiano epidemiologia rispettivamente alla facoltà di Medicina di Stanford e di Harvard. Entrambi vengono considerati dei pericolosi negazionisti del lockdown dai loro critici. I due ricercatori hanno scritto la Great Barrington Declaration assieme a Sunetra Gupta, professoressa di Epidemiologia a Oxford. La dichiarazione è un accorato appello contro i lockdown e le altre restrizioni economiche che hanno colpito gran parte del mondo. Gli scienziati hanno proposto una ‘protezione concentrata’ – che prevede di lasciare indisturbati i giovani e proteggere meglio le categorie a rischio.
Bhattacharya sostiene di essere stato vittima di una ‘campagna mediatica sistematica’ contro la dichiarazione. Secondo lui Google ha reso più difficile l’accesso a essa. Fino a poco fa se scrivevi ‘Great Barrington Declaration’ su Google il documento compariva solamente nella terza o quarta pagina, sepolto da una lunga lista di articoli negativi (la questione è poi stata risolta, dice lo scienziato). Lo stesso pregiudizio si verifica nei confronti dell’immunità di gregge che, secondo la dichiarazione, dovrebbe essere l’obiettivo finale da raggiungere una volta che le società avranno ridotto il tasso di mortalità. Il giorno dell’intervista digito ‘immunità di gregge’ su Google e mi accorgo che i tre articoli più letti secondo la piattaforma hanno tutti una connotazione negativa. ‘La politicizzazione del Covid – spiega Kulldorff – è un fatto spiacevole. La gente deriva automaticamente le tue idee politiche dalla tue tesi sulla pandemia. Secondo me questo è molto strano’.
Per Bhattacharya ‘le componenti tradizionali dell’identità politica non hanno alcun significato’ nel contesto del Covid. Kulldorff dice di avere difeso la risposta alla pandemia sia dei governi conservatori che socialdemocratici. ‘Dovrei essere molto confuso perché in un paese sarei un socialista e in un altro sarei un conservatore’. Bhattacharya cita un esempio ‘scioccante’ della commistione tra Covid e politica. Durante le proteste di Black Lives Matter la scorsa primavera, 1,300 epidemiologici hanno sostenuto che gli assembramenti fossero compatibili con la tutela della salute pubblica. Gli scienziati avevano chiesto la chiusura di scuole, luoghi di culto e attività commerciali eppure sostenevano che fosse giusto protestare in piazza. ‘Questo puzza di pregiudizio politico’, dicono gli scienziati. Kulldorf non mi svelerà le sue idee politiche finché non sarà terminata la pandemia. ‘Un consulente scientifico non deve farsi influenzare dalle sue opinioni’. Ma Bhattacharya non ha problemi ad ammettere che tende verso il centrodestra.
Ciò che unisce i due scienziati è la loro ostilità verso ‘l’attuale politica anti Covid’. ‘Questa politica viola ogni singolo valore che ho a cuore – dice Bhattacharya – Attribuisco grande importanza alla protezione dei vulnerabili e dei poveri dalla morte e dalla sofferenza evitabile. Questi lockdown hanno fallito nel loro obiettivo dato che hanno causato un enorme collasso economico e messo a rischio la vita di 130 milioni di poveri che rischiano di morire di fame’. Bhattacharya dà grande importanza alle norme della medicina etica che proibiscono di fare del male ai pazienti. La politica del lockdown infligge dei danni psicologici a bambini e adulti per i quali ‘i rischi clinici e psicologici derivanti dal lockdown sono più gravi di quelli derivanti dal Covid’. Kulldorff sostiene che il lockdown sia ‘il peggiore attacco alla working class dai tempi della segregazione e della guerra in Vietnam’. Le politiche attuali proteggono gli studenti universitari e i professionisti, che possono lavorare da casa senza problemi. Al contrario, i lavoratori poco qualificati – tra cui molti ultra sessantenni – sono costretti a uscire. Quindi la working class sta costruendo l’immunità di gregge che prima o poi proteggerà tutti noi”.
Kulldorff sostiene che le attuali restrizioni violano due principi cardine della medicina. Innanzitutto, bisogna guardare agli effetti collaterali del lockdown, tra cui una minore prevenzioni di alcune malattie cardiovascolari e del cancro. Il secondo principio è che “non puoi solamente guardare al breve termine”, dice Kulldorff. Gli sforzi contro il Covid faranno tornare altre malattie debellate come la pertosse o la poliomielite, dato che sono cessate le campagne per la vaccinazione. L’intervista si conclude affrontando il tema dell’immunità di gregge, che secondo Kulldorff è “la parola più fraintesa del 2020”. Chiunque usa questo termine viene accusato “di un omicidio di massa”, scherza lo scienziato. Tuttavia, ogni epidemia finisce con il raggiungimento dell’immunità di gregge. “Da epidemiologo – dice Kulldorff – è molto strano affrontare questo discorso. I fisici non discutono se sia giusto o meno credere nella forza di gravità.
I piloti non si chiedono mica: ‘Dovremmo usare la strategia della gravità per fare atterrare l’aereo?’. La forza di gravità consentirà all’aereo di atterrare a prescindere dalla manovra del pilota”. Se Bhattacharya potesse ribattezzare l’idea la chiamerebbe “immunità della popolazione”. La parola gregge ha “delle connotazione che non si merita”. Ma lo studioso ribadisce che l’immunità di gregge è un principio scientifico fondamentale, da cui deriva la domanda più importante che i legislatori devono considerare in questo momento: “Come raggiungere lo stato finale con il minor numero di danni, miseria umana e morti?”.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
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