Un foglio internazionale
Bernard-Henri Lévy: “L'Europa deve schierarsi dalla parte degli armeni”
L’Azerbaijan, Erdogan e i loro jihadisti hanno scatenato una guerra contro gli armeni del Nagorno
Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio internazionale, l'inserto a cura di Giulio Meotti con le segnalazioni dalla stampa estera in edicola ogni lunedì
Revue des Deux Mondes – Cento anni dopo il genocidio perpetrato dalla Turchia ottomana, l’Azerbaijan, la Turchia di Erdogan e i loro jihadisti hanno scatenato una guerra contro gli armeni del Nagorno Karabakh. Nella sua rubrica “Bloc-Notes” sul Point, apparsa giovedì 29 ottobre, lei invita l’Europa ad andare in soccorso dell’Armenia. Cosa può fare concretamente l’Europa se è incapace di parlare all’unisono in politica estera (lo abbiamo visto recentemente sull’espansionismo turco dinanzi alla Grecia nel Mar Mediterraneo dove Emmanuel Macron era decisamente solo)? Come può fare pressione sull’Azerbaijan e la Turchia? Bernard-Henri Lévy – Non lo so. Ma ad ogni modo può dire il diritto. E dire anche dov’è la sua anima e dove sono i suoi principi. Ricordo che l’Europa si è costruita sul “mai più” del crimine contro l’umanità e del genocidio. E il popolo armeno è il primo, un secolo fa, ad aver vissuto sulla propria pelle il crimine contro l’umanità e il genocidio. Dunque non bisogna esitare. Non c’è nulla da discutere. L’Europa, a meno che non voglia essere infedele alle sue fondamenta e a se stessa, deve schierarsi dalla parte degli armeni. E’ così. Non dico che gli armeni abbiano tutti i diritti. Ma dico che l’umanità in generale, ed europea in particolare, è in debito nei loro confronti. Dirlo, e dirlo in questa maniera, sarebbe già molto.
Emmanuel Macron è il solo capo di stato europeo a tener testa a Erdogan. Il presidente turco continua a moltiplicare gli insulti e le provocazioni verso il presidente francese. Il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, tuttavia, ha dichiarato che la Francia doveva restare “neutra” nel conflitto che oppone le forze turco-azere agli armeni. Cosa pensa di questa posizione? Fino a nuovo ordine, penso che la politica estera della Francia si decida all’Eliseo. E penso anche che si possa tener testa a Erdogan senza opporsi a lui in questo Nagorno Karabakh che è il luogo per eccellenza dove si afferma la sua volontà di potenza e il suo disprezzo nei confronti dei partner che siamo. Dunque è fuori discussione la neutralità. Restare neutri sarebbe un grave errore politico e morale. Il riconoscimento da parte della comunità internazionale dell’indipendenza dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) non è forse indispensabile per garantire la sicurezza a lungo termine degli armeni del Nagorno Karabakh? Sì certo. Sono del resto favorevole a questo riconoscimento. La comunità internazionale fa leva su uno statuto del Nagorno Karabakh che in fondo risale al 1921 e all’epoca in cui Stalin era commissario alle nazionalità. Non è né degno né ragionevole.
E sarebbe giunta l’ora, in quella parte del mondo, di entrare definitivamente nel Ventunesimo secolo… Israele, in questa guerra, fornisce all’Azerbaijan delle armi tecnologiche all’avanguardia come i droni kamikaze che fanno strage di soldati e civili. Israele, portatore della memoria della Shoah, non dovrebbe al contrario essere dalla parte degli armeni in questa guerra sterminatrice che è il completamento del genocidio del 1915? Sì, anche. Capisco perché Israele fa questo. Israele, come l’Armenia, è un piccolo paese molto solo, molto fragile, molto minacciato, e che talvolta stringe delle alleanze di convenienza, che gli sembrano tatticamente utili. E’ il caso di questa alleanza con l’Azerbaijan. E questa alleanza, non ve lo nascondo, mi fa male al cuore. Così come, del resto, fa male al cuore di numerosi israeliani che fanno il mio stesso ragionamento. Mi attengo alle questioni di principio. Nutro un’amicizia incondizionata verso Israele. La causa di Israele è una causa che non ho mai rinnegato e che mai rinnegherò. Ma ciò non mi impedisce di dire anche che la solidarietà con l’Armenia è per me un imperativo assoluto. La Turchia può ancora restare nella Nato? Non credo proprio! Mi sono espresso più volte a questo proposito. Un paese non può acquistare i propri aerei dagli americani e le sue batterie antimissili dai russi. Non può avere accesso ai dossier più sensibili della Nato ed essere amico intimo di Putin.
Semplicemente non è possibile. Bisogna dunque far uscire la Turchia dalla Nato. E con urgenza. La Repubblica del Nagarno Karabakh è una delle ultime dighe contro l’espansionismo turco. E’ uno degli ultimi rifugi cristiani in questo oriente dove presto, dopo gli ebrei, anche i cristiani saranno spariti. Nulla sembra frenare il nazional-islamismo di Erdogan, vero e proprio sultano neo ottomano. Difendere il Nagorno Karabakh, oltre alla comunità di valori con gli armeni, non significa anche proteggere l’Europa dal rischio islamista? Sì, certo – conclude Bernard-Henri Lévy –. Bisogna essere molto prudenti, va da sé, con i legami di causalità troppo affrettati. Da un lato ci sono le urla di Erdogan o dell’ex primo ministro della Malesia Mahathir Mohamad che giustifica esplicitamente gli attentati criminali contro i francesi. In seguito ci sono i folli dell’islam radicale che, come a Nizza, passano all’azione. E alle porte dell’Europa ci sono questi armeni bombardati dagli azeri e dai siriani sostenuti dalla Turchia. Come si può non vedere che tutto ciò è collegato?
(Traduzione di Mauro Zanon)
un foglio internazionale
Così al Jolani modellerà la Siria sull'esempio del suo governo a Idlib
Un foglio internazionale