I musulmani preferiscono l'islam che hanno studiato e praticato a quello di Macron
In Francia la posta in gioco cresce dopo ogni fallimento del tentativo di allentare le tensioni intorno alla crescente popolazione musulmana
Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti
"Emmanuel Macron si è messo in testa di essere il presidente che finalmente allenta le tensioni attorno alla giovane e crescente popolazione musulmana francese”, scrive Cristopher Caldwell sul Wall Street Journal: “Ogni presidente dai tempi di Valéry Giscard d’Estaing negli anni Settanta ha perseguito questo obiettivo. Nessuno ci è riuscito, e la posta in gioco è cresciuta dopo ogni fallimento. Il 16 ottobre un 18enne originario della Cecenia che vive a Parigi ha decapitato l’insegnante Samuel Paty, colpevole di avere mostrato ai suoi studenti delle vignette derisorie nei confronti del profeta Maometto durante una lezione di educazione civica sulla libertà di stampa. Il 29 ottobre un ventenne tunisino, a cui era stata negata la richiesta di asilo in Italia dopo essere arrivato su un barcone il mese precedente, si è recato nel sud della Francia. Ha ucciso a coltellate due fedeli e un sagrestano nella Basilica di Notre Dame a Nizza.
Prima di questi avvenimenti Macron fece un grande discorso sul ‘separatismo’ islamico. Il suo obiettivo è quello di limitare i rapporti tra gli imam e i governi stranieri. Il presidente ha sciolto le organizzazioni a sostegno dell’islamismo radicale, come l’ente benefico Barakcity e l’associazione ‘antirazzista’ Collettivo contro l’islamofobia. Il suo piano è quello di vietare l’istruzione domestica, che è molto diffusa tra i musulmani. Macron punta tutto sulla laïcité, il sistema francese vecchio di 115 anni per regolamentare la religione (la parola significa ‘secolarismo’). In un incontro con il Consiglio francese della fede musulmana (Cfcm), un gruppo islamico ufficiale creato quasi vent’anni fa dall’allora ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy, Macron ha fornito maggiori dettagli. Il Cfcm dovrebbe creare un ‘consiglio nazionale degli imam’. I predicatori dovrebbero essere accreditati, e patentati, come i dottori e gli avvocati. Entro la settimana prossima il Cfcm dovrebbe creare una ‘Carta dei valori repubblicani’ al quale devono aderire le organizzazioni che ne fanno parte. ‘Alcune firmeranno e altre no’, ha detto il presidente durante l’incontro: ‘Noi vigileremo. O stai con la repubblica oppure no’. Nelle ultime settimane Macron ha avuto a che dire con la stampa anglosassone, specialmente il Financial Times e il New York Times. Lui ribatte che loro confondono la sua ostilità verso l’islamismo per un’ostilità verso l’islam e non capiscono la logica per cui la laïcité deve mediare tra la religione e lo stato. E’ davvero così? Probabilmente hanno solamente guardato alla politica islamica della Francia negli ultimi due secoli e hanno iniziato a domandarsi se la laïcité sia il giusto strumento.
A differenza del Primo emendamento negli Stati Uniti, la laïcité non è stata introdotta come mezzo per tutelare la libertà religiosa. Il governo di sinistra del primo ministro radicale Émile Combes ha concepito la laïcité come il fulcro di un programma esplicitamente anticlericale. E’ stata approvata nel 1905 e il suo obiettivo era quello di allontanare la Chiesa cattolica dalle istituzioni e dal mondo dell’istruzione in Francia. Dieci anni prima, la chiesa aveva preso le parti dell’esercito nell’affare Dreyfus. I cattolici devoti sono stati spesso infastiditi dalla laïcité. Ma avendo vissuto o studiato l’era Dreyfus, ne hanno capito la ragione storica. I giovani musulmani del giorno d’oggi non hanno questa memoria condivisa. E la storia è andata avanti. Nel 1905 i movimenti di massa – soprattutto il socialismo – erano pronti a dare una spinta antireligiosa allo stato. Oggi sono molto più deboli, e si confrontano con una religione diversa, che non contempla ‘porgi l’altra guancia’ tra i suoi comandamenti. Quando Combes disse alla Chiesa di chiudere migliaia di scuole, i vescovi obbedirono. La laïcité richiede questi interlocutori istituzionali. Se la Francia un tempo abbatteva le istituzioni cattoliche, oggi deve costruire nuove istituzioni musulmane. Il Cfcm è un esempio. Macron ha chiesto un maggiore insegnamento dell’arabo nelle scuole per alimentare la sua spinta antifondamentalista.
I leader francesi che hanno inventato la laïcité conoscevano la chiesa. Molti di loro erano ex cattolici. Oggi quando lodano ‘l’islam dell’illuminismo’, viene da chiedersi se questa sia una prospettiva realistica o un frutto della loro immaginazione. I musulmani magari preferiscono l’Islam vero che hanno studiato e praticato, anziché l’islam dei ‘valori repubblicani’ proposto da Macron.
Ogni paese occidentale affronta una variante di questo problema. Tutti i nostri ‘valori’ erano stati sviluppati per società più uniformi e più ordinate di quella attuale. Perché diamo per scontato che questi valori possano sopravvivere all’attuale diversità? Perché la Francia crede che un sistema creato per subordinare la sua religione storica possa funzionare allo stesso modo per mediare tra il secolarismo recente e una religione straniera in ascesa. Per molto tempo la laïcité ha contato meno sulla sua logica e più sulla tolleranza dei propri cittadini. Dinanzi alla globalizzazione, all’immigrazione di massa e la ricomposizione etnica e religiosa della cittadinanza, quella tolleranza non può più essere data per scontata”.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
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