Perché i cattolici non cedono sulla messa
Il diritto alla libertà religiosa,anche con una pandemia in corso
Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti
"La lite sulla messa ha animato la vita politica francese nelle ultime settimane”, scrive il sociologo Mathieu Bock-Coté sul Figaro. “Non sorprende che la maggior parte dei media lo presentasse come l’emergenza di un cattolicesimo ‘reazionario’ nel cuore dello spazio pubblico, sfidando sia le leggi della Repubblica che la sicurezza sanitaria. La messa sarebbe stata un capriccio di bigotti e vecchi signori in loden. Ancora di più: questi uomini compulsivi in ginocchio annunciano il ritorno del ‘fondamentalismo’ e non sarebbero migliori degli islamisti che occupano lo spazio pubblico per recitare preghiere per le strade. Per una volta, lo slogan ‘niente amalgama’ sarebbe potuto servire bene.
Potrebbe essere necessario affrontare questa mobilitazione in modo diverso per comprenderla. L’attuale crisi sanitaria ha costretto le società a ridefinire ciò che considerano essenziale. Quali esigenze dell’anima umana sono considerate fondamentali? Cosa fare con le aspirazioni spirituali che lo attraversano? L’esistenza può davvero essere messa in un barattolo, riducendosi a un semplice principio di conservazione biologica? I cattolici non furono i soli a chiederselo e a opporsi alle esagerazioni della ragione sanitaria, ma riuscirono a preservare il dominio delle libertà pubbliche in nome di una causa che trascendeva il semplice appello alle libertà, come se queste Infine, ed è così, non poteva poggiare su un vuoto metafisico. Questa questione deve essere affrontata in un contesto più ampio rispetto alla crisi attuale. ‘Chi cerca nella libertà qualcosa di diverso da sé stesso è fatto per servire’. Questa frase di Tocqueville illustra sia la grandezza che i limiti del liberalismo. Tocqueville ha ricordato che la difesa della libertà trova in sé stessa la sua giustificazione, e naturalmente aveva ragione. La ricerca dell’autonomia nel cuore della modernità non è spregevole, anzi.
Ma le innovazioni della società contemporanea ci mostrano che porta dentro di sé una patologia che ancora la perseguita e che si rivela nella fantasia dell’autogenerazione. Lo vediamo quando questa ricerca di autonomia si inclina nel rifiuto della storia e della permanenza antropologica. La storia relativamente recente della civiltà occidentale ci conferma che la libertà non si preserva da sola e che è ancorandosi alla concretezza dell’esistenza che può plasmare la vita delle società. Aleksandr Solgenitsin è il grande dissidente del Ventesimo secolo ed è in nome dell’ortodossia e del patriottismo russi più esigenti che ha resistito al comunismo.
Benedetto XVI nel suo discorso ai Bernardini ha ricordato che i monaci che hanno salvato le discipline umanistiche classiche dopo la caduta di Roma non hanno cercato di salvare solo quella che oggi chiamiamo cultura. Se la fede è e deve rimanere una questione intima che impegna la coscienza di tutti, quella della tradizione occidentale non lo è. L’uomo concreto, di fronte al calvario, difende le libertà molto meglio di colui che pretende di dedicarsi ad esse senza sapere cosa è sacro in questo mondo”.
Il Foglio internazionale