Un foglio internazionale
I Repubblicani e le nuove tribù
Liberarsi di Trump per rifondare il conservatorismo americano, che si nutre ormai delle certezze dei fondamentalisti. Andrew Sullivan sogna un partito diverso
Un Foglio internazionale: ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera a cura di Giulio Meotti, con punti di vista che nessun altro vi farà leggere
"Per chiunque non è accecato dal tribalismo e non è assordato dal negazionismo, ciò che è successo a Washington era già scritto”, scrive il commentatore conservatore Andrew Sullivan sul Times: “Il carattere e la profonda deformazione psicologica di Donald Trump hanno sempre significato che non avrebbe lasciato il potere senza andare prima a uno scontro totale. Abbiamo eletto un tiranno istintivo, incapace di comprendere il dare e avere della politica democratica, uno per cui la sconfitta in qualsiasi campo è una minaccia al suo essere, e che non ha alcun controllo effettivo sulle emozioni impetuose che scorrono nelle sue arterie ingrossate. Alcuni di noi sono stati ridicolizzati per avere detto fin dall’inizio che sarebbe stata necessaria la violenza per rimuovere Trump dal suo incarico se avesse perso le elezioni. Lo siamo ancora. Dicono che siamo vittime della Tds – Trump derangement syndrome (sindrome da squilibrio di Trump, ndt) – come se questa non fosse l’unica posizione sana nel momento in cui un aspirante dittatore maligno e delirante ha in pugno un partito politico, aiutato e incoraggiato dal tribalismo mediatico.
Per quanto mi riguarda, avendo esaminato il passato di Trump e osservato la sua evidente patologia, non riuscivo a capire come da un punto di vista psicologico questo personaggio potesse lasciare l’Ufficio ovale di sua spontanea volontà. Ogni singolo giorno della sua presidenza ha confermato il mio presentimento. Ha abbattuto ogni vincolo presidenziale esistente. Trump è tutt’ora ed è sempre stato delirante. Vive in un mondo immaginario. La sua insistenza ad avere vinto nettamente le elezioni è indistinguibile dalla sua affermazione, il primo giorno, che la sua folla inaugurale era più numerosa di quella del suo predecessore.
Per quattro anni i fatti reali non hanno avuto alcuna importanza. Ancora non ce l’hanno. Ogni rumour che lo aiuta, per quanto ridicolo e infondato, è vero; ogni fatto che lo danneggia, per quanto futile e banale, non esiste. Per quattro anni qualunque consigliere gli abbia detto la verità, anziché perpetuare le sue illusioni, ha avuto una data di scadenza immediata. Per quattro anni, un esercito di propagandisti volontari ha consapevolmente seminato le sue assurde bugie. Trump crede realmente a queste fantasie.
Non è un calcolatore. E’ una creatura che obbedisce ai propri impulsi. Come ho scritto cinque anni fa, citando Platone, un tiranno è un uomo che ‘non ha alcun controllo su lui stesso che cerca di governare gli altri’; un uomo spinto dalla paura, dall’amore e dalla passione, che tuttavia non riesce a contenere o moderare questi sentimenti; uno ‘schiavo del servilismo’.
Per gli antichi il tiranno rappresenta l’uomo le cui fantasie e i cui appetiti non hanno alcuna forma o controllo razionale. Questo è pericoloso in tempi normali. In un’emergenza come il Covid-19 è diventato catastrofico. Per Trump il virus poteva non esistere o scomparire all’improvviso perché minacciava la sua rielezione. Tutto ciò che sui giornali non rifletteva la sua realtà era, nella sua mente, un’invenzione. Dozzine di ricorsi legali che non hanno rilevato alcuna frode elettorale erano semplicemente la prova che il complotto ai suoi danni era ancora maggiore. Il suo vicepresidente, il lecchino più grande e svergognato, non poteva costringersi a fare qualcosa di fattibile solamente nell’immaginazione di Trump e quindi nella fine amara, nel bunker, anche lui è diventato un traditore.
L’assalto al Campidoglio per ostacolare, evitare o posticipare la certificazione dei risultati elettorali è stato dunque, in un certo senso, una metafora degli ultimi cinque anni. E’ stato sia assurdo che terrificante. E’ stata una violenta insurrezione contro la democrazia, ma è stata anche una scena presa da un incubo sul festival di Burning Man. Uomini dagli occhi spiritati si aggiravano con le bandiere dei confederati; i fanatici parlavano di come estromettere Mike Pence per alto tradimento; e i folli di QAnon, vestiti con le pellicce e le corna da vichinghi, e con i volti dipinti, si sono impadroniti dell’aula della Camera. E’ stata una sedizione e una festa in maschera. E’ stata mortale, ma anche pacchiana. E’ come se la presa della Bastiglia si fosse conclusa con i selfie. La mia speranza iniziale era che quest’amministrazione sprofondasse nei sondaggi così velocemente da alimentare una rivolta interna nel Grand Old Party (Gop). Il genio demagogico di Trump, la radicalizzazione della sinistra e la spinta del tribalismo hanno presto messo fine a questa speranza illusoria. Il mio secondo auspicio è stato un totale ripudio del Gop, oltre che di Trump, in quella che mi auguravo potesse essere una vittoria netta dei democratici. La retorica dell’estrema sinistra e la devastazione delle città americane la scorsa estate hanno vanificato anche questo scenario, come mostrano i numeri del Congresso.
Quindi la mia terza speranza è che presto inizieremo a trattare questi quattro anni come il più grande avvertimento nella narrazione americana. In futuro se un presidente si rifiuterà di sottomettersi al controllo del Congresso in qualche modo, o se ostruirà la giustizia, o se racconterà delle bugie colossali – o se rifiuterà di riconoscere l’esito di un’elezione – lui o lei verrà denunciato come una versione di Trump. La mia speranza è che la carriera di coloro che hanno consapevolmente acconsentito a questa illusione di massa, insurrezione e caos costituzionale — ovvero Ted Cruz e Josh Hawley e Lindsey Graham — finisca immediatamente; che coloro che hanno fiancheggiato e collaborato con questo presidente si ritirino dalla vita pubblica nell’ignominia che meritano. La mia speranza è che riemerga un Partito repubblicano costruito sull’anatemizzazione degli ultimi quattro anni, un partito che può risolvere i risentimenti profondi che Trump ha brutalmente sfruttato e costruire una coalizione multirazziale attorno ai princìpi realmente conservatori per rivolgersi ai bisogni di tutti gli americani. Non vedo come questo possa succedere senza una scissione, o un’aperta lotta intestina. Se il risultato sarà un’adesione ancora maggiore a un’ideologia neofascista in stile anni Venti ispirata da un presidente sovversivo in esilio, allora il Gop merita di essere raso al suolo. Ma se arriverà qualcuno in grado di mettere insieme le idee che hanno permesso al Gop di conquistare nuovi seggi alla Camera l’anno scorso e scomunicare i sedizionisti, i bigotti e i fanatici, allora abbiamo qualcosa su cui costruire. Biden ha un arduo compito davanti a sé, ma gli eventi del 6 gennaio potranno aiutarlo a trovare un terreno comune con quei senatori repubblicani che hanno iniziato a capire che le forze che hanno scatenato minacciano il progetto di autogoverno in America.
Fin dal giorno della sua vittoria, Biden ha toccato le corde giuste ogni qualvolta ce n’è stato bisogno. Guidaci verso il centro moderato, signor presidente eletto. Salva l’anima di ciò che resta di questa repubblica barcollante e spaccata, prima che sia troppo tardi. Il video di alcuni giorni fa in cui Trump ha timidamente accettato la vittoria di Biden – che naturalmente molti dei suoi follower hanno creduto fosse un falso – è stato un tentativo in malafede di evitare di finire a processo per l’insurrezione che aveva appena aizzato. Ora, tuttavia, è tornato a ripetere le accuse di frode e ribadire che non sarà presente all’inaugurazione di Joe Biden, l’ultimo gesto di disprezzo verso i processi democratici che aiutano a lenire le ferite provocati dalle dure campagne elettorali. C’è la tentazione di credere che tutto questo sia finito. Ma, finché quest’uomo eserciterà i poteri della presidenza, non lo sarà.
Negli ultimi anni Trump ha usato il potere di grazia per ostruire il corso della giustizia, negare delle testimonianze vitali in indagini legittime e ricompensare amici e parenti. Nelle ultime settimane ci è stato detto che Trump ha preso in considerazione la possibilità di concedere la grazia a se stesso e alla sua famiglia, che non farà altro che eventualmente consolidare l’immagine di una presidenza che va oltre i vincoli democratici. I prossimi giorni saranno tra i più pericolosi. Trump potrebbe fare qualunque cosa. Io sono a favore di un secondo impeachment.
A questo punto l’obiettivo è liberarci di lui prima che faccia altri danni, tenerlo sulla difensiva e vietargli di candidarsi di nuovo per un incarico pubblico. Questo è il punto in cui siamo. Mi fa male dirlo ma, per molti versi, gli eventi di Capitol Hill hanno mostrato l’essenza del ‘conservatorismo americano’ nel 2021. Si è trasformato da un movimento politico a uno teologico a un culto della personalità. E’ una minaccia alle fondamenta della democrazia liberale. E’ nichilista, incoerente, vistoso e si nutre della certezze dei fondamentalisti e della corruzione dei truffatori”.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
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