Un Foglio internazionale

Il futuro dei conservatori dopo Trump

C’è discussione a destra su cosa accadrà e cosa fare dopo quattro anni di caos 

Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio Internazionale, l'inserto a cura di Giulio Meotti con le segnalazioni dalla stampa estera


 

“Se non lo hai ancora capito, ne ho avuto abbastanza. Molti di noi sono sempre stati antitrumpiani: lo sono stato fin dal 1999. Ma per gli accoliti dell’ex presidente è arrivato il momento di riconoscere il cancro che hanno lasciato metastatizzare”, scrive il giornalista Matt Labash in un dialogo con il collega Chris Buskirk pubblicato sullo Spectator Usa: “Non ero un grande fan dell’establishment – prosegue Labash – ma li abbiamo spodestati per avere questo? Non detesto i trumpiani, altrimenti odierei circa il sessanta per cento dei miei amici e l’ottanta per cento dei miei famigliari. Ma vorrei sapere il motivo per cui tante brave persone si rifiutano di vedere l’ovvio. Tu dirigi American Greatness, uno degli organi del movimento. Ma per come la vedo io l’America non sembra così grandiosa. Sarebbe più appropriato Mediocrità Americana o l’America Deve Migliorare”.

 

Chris Buskirk - Negli ultimi cinque anni ho notato che gli unici a essere più ossessionati dalla persona di Donald Trump – dalla sua psicologia alla sua fisionomia – dei suoi sostenitori più accaniti sono i suoi detrattori compulsivi. Il culto antitrumpiano è ancora più grande, più intenso e più potente del culto trumpiano. Non è sorprendente perché l’ascesa di Trump non è tanto una minaccia diretta all’establishment e alla classe dirigente quanto una dimostrazione del loro fallimento. Malgrado tutti i suoi difetti, Donald Trump ha ricevuto più voti di ogni altro candidato repubblicano alla presidenza. Per due volte. Questo indica due possibilità. La prima è che metà del paese sia composto da deplorabili, idioti o sociopatici (adorerei vedere il diagramma di Venn). Oppure qualcosa è andato storto e l’America non funziona più per molti americani. La prima opzione è la risposta preferita della classe dirigente. Ma invece qualcosa è andato storto per davvero. Il liberismo degli ultimi anni non è stato in grado di mantenere le sue promesse. Questo è il motivo per cui sia Trump che Bernie Sanders sono così popolari. Questo è il motivo per cui il conflitto sociale e politico è così intenso. E l’ossessione verso Trump non è altro che una distrazione o una strategia adattativa. Tu dici “nemmeno io ero un grande fan dell’establishment. Ma li abbiamo rovesciati per avere questo?”. Ti rispondo di sì. Perché? Perché non c’era un’opzione migliore.

 

Guarda ai candidati repubblicani alle primarie del 2016 e ai democratici nel 2020, compreso Biden. Tutti loro rappresentavano un’idea screditata. Il “partito unico” che manda avanti il paese o non è al corrente oppure non è interessato al fatto che il sogno americano è morto per molta gente. Tra le persone nate nel 1940, circa il 95 per cento ha vissuto meglio dei propri genitori. Invece solo il 40 per cento di chi è nato nel 1980 (quasi millennial) da una famiglia della middle class vive meglio dei propri genitori alla loro stessa età. Cosa possiamo farci? E’ una bella domanda. Ma le risposte offerte da Trump nel 2016 erano sensate per molte persone. Abbiamo mandato le nostre fabbriche e i rispettivi posti di lavoro in Cina? Facciamole tornare. L’immigrazione di massa fa scendere i salari? Rallentiamola. La classe dirigente è corrotta, egoista e se ne frega di tutti gli altri? Riprendiamoci il paese da loro. Dalla fine del 2015 ripeto che Trump non va visto come una soluzione ma come un’opportunità. Questa è stata la cosa migliore della sua presidenza. Ha portato questi temi nel dibattito pubblico e, tra il caos e la confusione, ha creato uno spazio per lavorare su delle possibili soluzioni. Questo lavoro continua, così come continua la ricerca di leader nuovi e migliori.

 

Matt Labash - Beh Chris, vedo che sei un abile polemista e ti sei impadronito della più importante arte retorica di un trumpiano: cambiare argomento. Non vorrei insistere, ma Trump ha guidato un’insurrezione che è costata la vita a cinque persone, dopo avere ripetuto per mesi interi un’assurda teoria cospirazionista su un presunto broglio elettorale. Tutto questo non ha suscitato un momento di autoriflessione? Dici che non avevamo altra scelta? In America ci sono 328 milioni di persone. Circa la metà sono conservatori. Potrei scegliere delle persone a caso sul binario della metro di Washington e ne troverei dieci che sono meno scriteriate e irresponsabili di Trump. Ma probabilmente è la Sindrome da Esaurimento di Trump che parla. Un malanno inventato dai trumpiani per screditare automaticamente chiunque critica l’ovvio. La Sindrome da Esaurimento di Trump, ovviamente, è interscambiabile con l’evocazione dell’élite. Lo sai, l’élite è come me. Va in giro con una Honda vecchia di sedici anni. Viene pagata in scatole di carne secca dai proprietari di questa rivista. I populisti come Sean Hannity (quello con lo stipendio a otto zeri, l’elicottero privato, le tante case) sono i veri fiancheggiatori di Trump e sono alla caccia di quelli come te, i piccoli uomini. Gli Hannity di turno hanno sostenuto tutto ciò contro cui The Donald dice di essersi battuto per decenni, da George W. Bush alla guerra in Iraq. Non ho votato per il secondo mandato di Bush e non ho sostenuto la guerra in Iraq. Ma sto proteggendo il “partito unico” perché oso criticare Trump? E se ti dicessi che disprezzo sia il partito unico che Trump? Nel mondo binario del trumpismo (noi contro voi è il simbolo di tutti i culti) questo è impossibile. O sei sempre a fianco del Caro Leader oppure sei contro di lui, come ha imparato nel peggiore dei modi l’ex cagnolino Mike Pence, che è stato quasi linciato dai sostenitori di Trump. Ma questo è possibile, lo sai? Si chiama coerenza morale. Sii coerente. Non combattere il male solo da una parte. Combatti il male da ogni parte. Non contesto la tua affermazione che molte delle cose offerte da Trump avevano senso. Mi trovavo d’accordo con alcune di queste. Ma se anche Trump avesse rispettato la metà delle promesse, continuerei a considerarlo “la persona più immorale che conosco” (questo è il parere espresso dal suo ex braccio destro John Kelly). Ma poi, anche secondo i suoi parametri, Trump ha fallito. Tagliare le tasse sulla classe media? Grande! Facciamolo. Però sono state le multinazionali (l’élite) a beneficiare di un taglio delle tasse del 40 per cento. Io, ovvero la finta élite dei sogni febbrili di Hannity, ho ricevuto degli sgravi fiscali tali da potere invitare quattro persone a cena all’Olive Garden. Nei suoi quattro anni Trump non ha mai lavorato per te, il piccolo uomo, malgrado abbia sempre sostenuto il contrario (…).

 

Chris Buskirk - Ho notato che in politica gli elettori ignorano l’immoralità se gli piace il candidato. Sono interessati a ciò che i loro rappresentanti fanno per i cittadini più che a ciò che fanno per loro stessi. Ma c’è un’importante eccezione, ovvero quando i politici vendono gli interessi del proprio paese per fare qualche soldo. Il vero scandalo della fondazione Clinton non era che la famiglia riciclasse centinaia di milioni di dollari attraverso la fondazione. Quando Sua Altezza Hillary era segretario di stato c’era una regola non scritta: se sei una potenza straniera e hai bisogno di un favore dallo Zio Sam puoi effettuare una donazione da sette o otto zeri alla Fondazione Clinton (detraibile dalle tasse!) per ottenere un appuntamento in fretta. Certo, Trump era un po’ viscido ma almeno faceva gli affari suoi alla luce del sole. Non prendeva soldi dagli stranieri per fare i loro interessi a spese degli americani (…).

 

Matt Labash - Tutti i trumpiani normali che conosco – e ne conosco tanti – non parlano mai dei temi concreti. Il loro unico tema è Trump, e tutti coloro che lo disprezzano. Lo capisco. E’ il tribalismo all’ennesimo potenza. Colui che prende a cazzotti il mio nemico su Twitter è il mio amico. E’ una logica da bar. Ma non sta aiutando il paese. Come ripeto spesso ai miei amici di destra che hanno sbagliato, usando gli errori dei rivali come giustificazione (le rissa di Antifa, le censure del Big Tech), è giusto disprezzare tutte queste cose. Anche io le disprezzo. Ma bisogna essere migliori. Questo è molto più difficile che essere uguali, o peggiori. Le violenza dell’estrema sinistra mi ha fatto stare male per il mio paese. Ma ciò che ho visto al Campidoglio il 6 gennaio? Non c’è differenza. Stessa gente, cappelli diversi. Cappelli rossi con scritto “Make America Great Again”. “Sì, perché non ti comporti di conseguenza?”, gli avrei voluto chiedere. Perché loro hanno fatto esattamente il contrario. Hanno desacralizzato qualcosa che fingono di amare.

 

(Traduzione di Gregorio Sorgi)

 

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