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“Il mio Regno disunito”
I timori di Niall Ferguson per la Gran Bretagna, dal Covid ai campus, “dove si è tornati al XVII secolo, quando c’erano i nemici ideologici”
Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio internazionale, l'inserto con le segnalazioni dalla stampa estera ogni lunedì sul Foglio
Nella trilogia di romanzi di fantascienza di Philip Pullman, intitolata ‘Queste oscure materie’, entriamo in un universo che contiene un’infinità di mondi paralleli”, scrive lo storico Niall Ferguson su Bloomberg: “Nel più importante di questi mondi, che è simile al nostro in tanti aspetti, l’evoluzione e la storia hanno avuto degli esiti leggermente diversi. Gli esseri umani hanno delle anime visibili – demoni piccoli e semi autonomi che prendono la forma di animali. E la riforma protestante ha fallito, lasciando l’Europa succube di un magistero opprimente e oscurantista. La casa della giovane eroina si trova in una Oxford in cui la cosa più vicina alla fisica è la ‘teologia sperimentale’. Sia la Rivoluzione scientifica che la Rivoluzione industriale non sono state portate a compimento. Non ci sono aerei, ma solo palloncini e dirigibili. Anche l’ordine sociale è molto arretrato rispetto al nostro. Le mansioni più umili vengono eseguite dai servi e non dalle macchine. I monasteri sono pieni di suore. La politica resta appannaggio degli aristocratici. Se non sapete chi sia Pullman, mettetevi a studiare. Poiché lui non è solamente un grande scrittore ma una guida indispensabile per capire come sarà il mondo dopo la pandemia”.
Ferguson sostiene che i prossimi mesi coincideranno con un periodo di rinascita economica e culturale ma dubita che torneremo presto all’epoca pre Covid. Innanzitutto, il virus sta mutando in fretta, diventando più contagioso o più resistente al vaccino, e il nazionalismo di vari paesi comporterà un maggiore contagio nelle aree più povere che ancora non hanno somministrato le dosi. “Poi, l’iper mobilità dell’epoca pre pandemica resterà solamente un ricordo. E voi butterete tutte quelle mascherine? Riprenderete ad abbracciare e stringere le mani come se nulla fosse? Io sicuramente non lo farò. Il Covid-19 ha mostrato quanto siamo impreparati a gestire disastri di vari tipi. In molti credono che il prossimo disastro sarà legato al cambiamento climatico. Questa è la tesi di Bill Gates. Tuttavia, ci sono tanti altri disastri in agguato a cui prestiamo meno attenzione. L’eruzione dell’Etna ci ricorda che il mondo non ha visto una grande eruzione vulcanica dai tempi del Monte Tambora in Indonesia nel 1815.
Gran parte della ‘Bussola d’Oro’ è ambientato al ‘Nord’, nel frigido arcipelago norvegese di Svalbard. I lettori texani stanno scoprendo che le temperature del nord possono raggiungere dei luoghi molto più a sud di quanto fossimo abituati. Ne ‘La lama sottile’ veniamo esposti a un meraviglioso paese mediterraneo dove gli spettri vanno a caccia degli adulti e gli succhiano ogni briciolo di vita – dove i bambini sono gli unici al riparo dal pericolo. Stupisce il modo in cui Pullman ha anticipato una pandemia che colpisce soprattutto gli anziani. Ne ‘La bussola d’oro’ i bambini vengono crudelmente separati dai loro demoni. Al tempo del Covid, vengono crudelmente separati dai loro amici. Il ‘Libro della polvere’ racconta la Oxford di Lyra che viene devastata da un’alluvione disastrosa. Per chi vive da quelle parti non è difficile immaginare una simile inondazione, dato che negli ultimi anni il Tamigi è esondato spesso e ha sommerso Port Meadow. Non c’è luogo in cui il futuro appare più diverso dal passato recente e più simile all’universo parallelo di Pullman dell’Inghilterra del giorno d’oggi. E’ vero, il 2021 è iniziato meglio del 2020 grazie al successo della campagna vaccinale.
Tuttavia, questo successo è arrivato dopo un annus horribilis. La Gran Bretagna ha uno dei peggiori indici di mortalità al mondo e allo stesso tempo ha subìto una crisi economica senza precedenti a causa del Covid. Una contrazione pari quasi al 10 per cento ha riportato indietro le lancette economiche di sei anni. Anche gli effetti della Brexit, che è ufficialmente entrata in vigore a inizio anno, hanno significato un ritorno al passato. Come ho detto nel giugno 2016, la Brexit era destinata a essere uno di quei divorzi che impiegano più tempo e costano più di quanto potesse immaginare inizialmente il paese in via di uscita.
La Brexit ha anche riportato indietro le lancette da un punto di vista demografico. Secondo l’Osservatorio sulle migrazioni dell’Università di Oxford il numero di residenti nati all’estero è diminuito di un milione nei primi tre trimestri del 2020. Circa 481 mila di questi sono nati nell’Ue, invertendo un trend che aveva avuto inizio nel 2004, quando il Regno Unito fu uno dei tre paesi (gli altri furono Irlanda e Svezia) a consentire la libera circolazione dei cittadini provenienti da 10 paesi dell’Est Europa che erano appena entrati nell’Ue. Fra tutti gli errori che hanno portato alla Brexit, questo è quello che suscita meno attenzione perché è stato fatto da un governo laburista e si è basato sulla disastrosa sottovalutazione dei conseguenti flussi migratori. Mi preoccupavo che la Brexit ci avrebbe fatto ritornare indietro al 1973, l’anno in cui la Gran Bretagna è entrata a fare parte della Comunità europea.
Sono abbastanza grande per ricordare la povertà del paese in quegli anni: l’inefficienza della industrie nazionali, il potere eccessivo esercitato dai sindacati. Da un punto di vista economico, nemmeno il combinato disposto tra la Brexit e il Covid-19 ci farà ritornare a quei livelli. Tuttavia, culturalmente il paese sembra essere tornato ancora più indietro. Non è solamente la destra che silenziosamente desidera un paese meno cosmopolita. Il problema è anche la sinistra che intende ripudiare tutta la storia britannica dopo il 1709. Gli elementi ‘woke’ nei campus britannici hanno portato questo ripudio a nuovi livelli organizzando una conferenza sulle ‘conseguenze razziali’ di Winston Churchill nel college di Cambridge che porta il suo nome.
Parlando a questo evento, Kehinde Andrews, autore de ‘La psicosi della bianchezza’, ha descritto Churchill come il ‘simbolo perfetto della supremazia bianca’ e ha detto che l’Impero britannico è ‘durato più a lungo ed è stato molto peggio dei nazisti’. Madhusree Mukerjee ha sostenuto che il ‘militarismo è il nocciolo dell’identità britannica’ e ha proposto la distruzione delle statue che celebrano il militarismo britannico. La scorsa settimana il ministro dell’Istruzione Gavin Williamson ha annunciato nuove misure per difendere la libertà di espressione nelle università. Questo potrebbe dare protezione ai pensatori conservatori che sono stati recentemente sottoposti a diverse forme di ‘cancellazione’ a Cambridge e altrove, ma non basterà ad arginare l’ondata ‘woke’. Il governo potrà pure stare ‘inequivocabilmente dalla parte della libertà di espressione, della libertà accademica e dei valori dell’illuminismo’, ma gli accademici di sinistra ripudiamo l’Illuminismo come un feticcio imperiale e ripetono che il governo usa la libertà di espressione come un’arma da combattimento. Queste idee sono così dominanti su alcuni campus britannici che le lancette dell’orologio sembrano essere tornate indietro a metà del Diciassettesimo secolo, quando era normale denunciare i propri nemici ideologici come degli eretici e condannare le loro idee come blasfeme.
Però nulla porterebbe indietro le lancette come la frammentazione della Gran Bretagna, un esito che è stato previsto molte volte nel corso degli anni. Ma l’indipendenza scozzese, alla quale mi sono opposto per tutta la mia vita adulta, potrebbe essere inevitabile. Le elezioni del Parlamento scozzese sono previste a maggio 2021. Il Partito nazionale scozzese, che propone un secondo referendum, dovrebbe ottenere un’ampia maggioranza. La prima ministra Nicola Sturgeon non vuole procedere a un nuovo voto senza il consenso del governo britannico. Tuttavia, il 24 gennaio il suo partito ha indicato che se avesse conquistato una maggioranza a maggio, sarebbe andato avanti con il referendum anche senza il consenso del governo di Londra – la stessa strategia che ha portato al caos in Catalogna. Nessuno sa esattamente come l’economia scozzese reagirebbe all’indipendenza, specialmente se dovesse fare domanda per entrare nell’Ue come chiedono molti nazionalisti (ricordate, la maggioranza degli scozzesi ha votato per restare in Europa).
Vedete cosa intendo quando dico che stanno tornando indietro le lancette? E tuttavia potrebbe essere ora di accettare questo processo storico anziché combatterlo. Leggendo i romanzi di Walter Scott, il primo dei quali è stato pubblicato un anno prima dell’eruzione del Tambora, mi sono ricordato quanto fosse fortuita e contestata l’unione anglo-scozzese agli inizi, propiziando due grandi rivolte nel 1715 e nel 1745. Così come i romanzi di Pullman raccontano un’Inghilterra immaginaria, in cui la modernità è molto diversa da quella del nostro mondo reale, quelli di Scott ci ricordano come fosse la pre-modernità: un mondo non solo privo di tecnologia, ma anche afflitto dall’intolleranza e dall’estremismo religioso. Il solo pensiero che potremmo tornare indietro a quel mondo farebbe rabbrividire il mio demone”.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
Il Foglio internazionale