un foglio internazionale

Una religione politica

Avanzano nuove pseudoreligioni, ma falliranno perché troppo terrene, troppo apertamente tribali e troppo ottuse, scrive Andrew Sullivan

Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti


 

"Quando finalmente tornerò in chiesa questo weekend, dopo un anno di assenza dovuta al Covid, sarà un po’ strano”, scrive Andrew Sullivan sul Weekly Dish. “Gli ultimi dodici mesi sono stati il periodo più prolungato in cui non sono andato a messa da quando sono bambino. E, non mentirò, una parte di me se n’è rallegrata. Mi sono abituato alle domeniche pigre, vuote, piatte, che hanno avuto un vantaggio: nessun senso di colpa per avere saltato la messa! 

 

Avevo già avuto dei periodi di lontananza dalla chiesa. Durante la crisi dell’Aids, un’omelia mi aveva così infastidito che non sono tornato per alcuni mesi (…) Anni dopo, quando ci fu la crisi degli abusi sessuali, ho preso un altro momento di pausa. Mi sono allontanato dalla chiesa per alcuni mesi per attenuare un po’ la rabbia verso le ipocrisie e le patologie. Quando sono tornato, mi sono rifugiato nella cappella laterale dedicata a San Francesco durante la messa, spostandomi nella navata solo durante la comunione. Strano, lo so. Però mi ha aiutato a creare una barriera tra il marciume delle istituzioni ecclesiastiche e i sacramenti di cui avevo ancora bisogno. Lo so che molti di voi staranno girando gli occhi a questo punto. Perché sei ancora alle prese con queste cose? Perché non hai lasciato anni fa? Per diventare un episcopalista o qualcos’altro. Perché tornare indietro? 

 

Quando mi domando cosa mi sono perso in quest’ultimo anno, mi rendo conto che non si tratta di una rivelazione settimanale. Non mi aspetto di sentire qualcosa di profondo ogni volta che vado a messa – perché la maggior parte delle volte non capita, ed è capitato raramente. Di tanto in tanto, appare la grazia. Ma è raro. Se c’è una cosa che il cattolicesimo insegna al praticante distratto e annoiato è che il proprio umore non è importante. La consacrazione avviene lo stesso. Il punto non è la tua ispirazione. Ciò che rende tutto coerente è il rito fisico, comunale, e proprio questo, mi rendo conto, è ciò che mi manca di più. Mi manca la genuflessione silenziosa; il canto in unisono con gli altri; il semplice atto di alzarsi in piede, inginocchiarsi e poi rialzarsi di nuovo. Mi manca la disordinata democrazia della fila per la comunione, le facce che riconosco da decenni in parrocchia, e le facce che non riconosco. Mi manca recitare qualcosa di ineffabile con il mio corpo, usare delle parole che non ho mai scelto, e usarle unicamente in questo luogo. Mi manca l’ordine irrazionale e collettivo. 

 

Mi manca la liberazione di sottomettermi a qualcosa di molto più grande di me stesso. E infine mi manca il ricordo settimanale di tutto ciò in cui credo tra le pieghe della mia coscienza: il comando di amore universale, il fatto della vita dopo la morte, la verità radicale dell’esperienza mistica e la centralità del Vangelo per l’eternità. Molti amici atei o agnostici a volte mi chiedono cosa possono fare anche loro per avere uno slancio di fede. E la verità è che non ne ho idea. Non mi sono mai lanciato da nessuna parte. Ho arrancato, inciampato, serpeggiato, persistito e resistito tutta la mia vita. Ma dedicare una parte della mia esistenza a ciò che è misterioso ed eterno una volta a settimana per tutta la mia vita mi ha dato qualcosa di impagabile. Non so dire esattamente come questo aspetto antirazionale della mia vita influenzi tutto il resto, ma sicuramente stabilizza le cose. Aiuta a relativizzare tutto ciò che accade nel mondo reale (…) 

 

E quando questo spazio scompare dalla società, vedi che la gente trova dei modi per replicarlo altrove. La scorsa settimana un sondaggio ha mostrato che l’affiliazione religiosa in America è calata drasticamente negli ultimi vent’anni. Solo il 36 per cento dei millennial dicono di appartenere a una religione. Ma ciò che stiamo vedendo non è un collasso dell’impulso religioso. Il bisogno di trascendere, di trovare scopo e significato, è eterno per gli umani. La più grande manifestazione del crollo delle vecchie religioni, con il loro millennio di esperienza e affinamento, è l’unione tra l’impulso religioso e la politica. La fusione tra il cristianesimo evangelico e il Partito repubblicano ha blasfemamente prodotto il culto trumpiano. Non era difficile scorgere le croci di legno che si sollevavano dalla folla che ha invaso il Campidoglio lo scorso 6 gennaio. Venivano agitate a fianco delle bandiere confederate e al merchandising di Trump. E se il Gop è, per molti, il simbolo più visibile del cristianesimo organizzato in America, come biasimarli per il loro disprezzo? 

 

E nel wokeness si vede una tragedia simile. Il trascendentale è stato sostituito da una visione profondamente atea del mondo come la mera organizzazione di strutture di potere. Ma questa ideologia viene animata da uno zelo religioso. E’ manichea, dato che divide il mondo tra bene o male, razzismo o antirazzismo, e la virtù viene associata, orribilmente, al colore della pelle o al genere. Non prevede alcun compromesso. Nega l’anima dell’individuo e tenta di punire e bandire i peccatori con lo stesso zelo con cui insiste su una rinascita psicologica di chiunque ne fa parte. Pretende la confessione dei peccati e prevede la rinuncia di se stessi in cambio di un’identità di gruppo; ti sprona a ‘fare il tuo lavoro’ ogni giorno, proprio come fanno i sermoni, per fare arrivare al Regno dell’Antirazzismo.

 

Queste pseudoreligioni falliranno. Sono troppo terrene, troppo radicate nelle guerre culturali contemporanee, troppo apertamente tribali e troppo ottuse nella loro comprensione del mondo per durare a lungo. Eppure nel frattempo possono fare molti danni alle anime e alla nostra società. Gli manca ciò che è duraturo nella pratica religiosa: qualcosa di trascendentale che rende il fallimento delle nostre vite redentivo, e vede la politica solamente come l’arte necessaria di ottenere l’imperfetto. Ci sono voluti secoli al cristianesimo per iniziare a plasmare quella umiltà e convinzione, e per respingere il potere terreno come una distrazione da ciò che è davvero importante e duraturo. E sarebbe un vero peccato se l’America buttasse via questa gloriosa eredità”.

 

Traduzione di Gregorio Sorgi
 

Di più su questi argomenti: