Un Foglio internazionale
È oscena questa “dolce morte”
La psicologa Marie de Hennezel: “Mitterrand mi disse: mai l’eutanasia”. L'articolo su Le Point
Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio internazionale, l'inserto a cura di Giulio Meotti in edicola ogni lunedì
Specialista del fine vita, la psicologa francese Marie de Hennezel insorge su Le Point contro il disegno di legge di Olivier Falorni che apre il diritto a “un fine vita libero e scelto” (giovedì 8 aprile è iniziata la discussione all’Assemblea nazionale). Dall’inizio del quinquennio, è il quinto disegno di legge che mira a legalizzare l’eutanasia o il suicidio assistito a essere presentato in Parlamento. Il testo, difeso dal deputato socialista della Charente-Maritime, prevede la possibilità per una persona “in fase avanzata o terminale di una malattia grave e incurabile (…) che gli infligge una sofferenza fisica o psichica che non può essere alleviata o che giudica insopportabile” di “disporre di un’assistenza che permetta, con un aiuto attivo, una morte rapida e senza dolore”.
Nel 2016, la legge Claeys-Leonetti aveva permesso a un malato di ottenere una “sedazione profonda e continua fino alla morte”. Il disegno di legge Falorni propone di andare ancora oltre, introducendo nel diritto francese un’eutanasia attiva. Psicologa e psicoterapeuta, Marie de Hennezel, grande specialista dell’invecchiamento, del fine vita e delle cure palliative, che ha accompagnato François Mitterrand nei suoi ultimi anni, ha pubblicato una ventina di libri sul tema, tra cui alcuni bestseller – uno su tutti, “La Mort intime”, uscito nel 1995 con la prefazione dell’allora presidente della Repubblica – e di recente, nell’ottobre 2020, “L’Adieu interdit” (Plon), in cui è insorta contro la “follia igienista” che ha fatto sì che degli anziani malati di Covid morissero in solitudine in occasione del primo confinamento”. Secondo lei – le ha chiesto Le Point – bisogna legalizzare l’eutanasia in Francia? “A causa della pandemia, abbiamo nascosto i fine vita di numerose persone nelle case di cura e negli ospedali durante il primo confinamento. I corpi venivano gettati in involucri di plastica direttamente nei feretri, si è impedito alle famiglie di andare a vederli per l’ultima volta, di assistere ai funerali… Dov’è dunque la dignità? Lo scorso anno, eravamo in pochissimi a lanciare l’allarme. Fra quelli che oggi si espongono, che siano i membri dell’Amd (Association pour mourir dans la dignité) o i deputati che difendono questo disegno di legge sull’eutanasia e sventolano la parola dignità, nessuno si è espresso sul tema. Si sono tutti silenziati! Hanno dato prova di un’incredibile vigliaccheria, rivendico queste parole. E ora mettono sul tavolo questo disegno di legge, mentre alcune persone muoiono ancora sole e in condizioni terribili. Trovo tutto ciò indegno e osceno. Sono veramente indignata nei confronti di chi osa parlare di dignità in un momento in cui tanti individui muoiono in situazioni indegne. Non sono contro un dibattito di questo tipo, lungi da me, ma a condizione di poterlo affrontare in un momento di serenità e dopo un’analisi di ciò che è accaduto in occasione del primo confinamento, nel corso del quale abbiamo fatto molti passi indietro. Votare oggi una legge che autorizza l’eutanasia è a mio avviso qualcosa di osceno”.
Si deve poter scegliere liberamente il proprio fine vita, sostengono i parlamentari di ogni partito che difendono il disegno di legge. Il suo promotore, Olivier Falorni, riporta un sondaggio del marzo 2019 secondo cui il 96 per cento delle persone intervistate pensa che “il diritto all’eutanasia dovrebbe essere inquadrato dalla legge e reso possibile in caso di sofferenze gravi e incurabili”. Cosa ne pensa? “Ma tutti vogliamo morire con dignità! Ciò non significa che siamo tutti favorevoli all’eutanasia attiva. Quando si chiede ai pazienti in fine vita, come faccio io da anni, cosa rispondono? Che vogliono morire in un letto a casa loro e non in ospedale. Che non vogliono soffrire. Che vogliono essere rispettati nel loro rifiuto di un accanimento terapeutico. Molte persone anziane muoiono smettendo di autoalimentarsi, ciò che viene definito anoressia finale: è il loro modo di scegliere di partire. Nessun anziano che ho incontrato in queste circostanze chiede un’iniezione letale. Morire con dignità è già permesso dalle leggi, ma sono mal comprese e spiegate in maniera sbagliata. La legge Leonetti del 2005, e la sua revisione successiva, la legge Claeys-Leonetti del 2016, lo autorizzano. Ma non tutti lo sanno. La legge del 9 giugno 1999 che permette a tutti di avere accesso alle cure palliative è poco utilizzata: solo il 20 per cento delle persone che ha bisogno di cure palliative vi fa ricorso. Bisogna aprire dei reparti di cure palliative in Francia per consentire a chi lo desidera di morire con dignità. Ma se si vota questa legge sull’eutanasia, non si investirà più nelle cure palliative, perché costano molte di più di un’iniezione letale. E chi ci garantisce che non verrà fatta pressione sulle persone anziane affinché chiedano l’eutanasia, questione che diventerà centrale visto che la popolazione invecchia? Fino a quando non verrà legalizzata l’eutanasia, il divieto di uccidere resterà una barriera di protezione. Se questo disegno di legge venisse votato, la barriera salterebbe. François Mitterrand, quando l’ho accompagnato, mi ha detto: ‘Fino a quando sarò in vita, non ci sarà nessuna legge sull’eutanasia’. Quando gli ho chiesto per quale motivo, mi ha risposto: ‘Perché siamo in una società dove non ci sono i buoni sentimenti’. Abbiamo tutti il dovere di proteggere i più vulnerabili. Se fosse votata, questo disegno di legge sarebbe destinato a una piccolissima percentuale di persone che vuole avere il controllo sulla propria morte”.
La Francia è in ritardo, come affermano i difensori dell’eutanasia? “Pochissimi paesi hanno legalizzato l’eutanasia. Il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo, il Portogallo e la Spagna… Ma non lo ha fatto la Germania, né l’Italia, né tantomeno l’Inghilterra. La Francia non è in ritardo. Attualmente ci sono molte rivendicazioni in materia di libertà, che è il valore faro dell’epoca. Ma quando è stata confiscata la libertà a delle persone anziane e in punto di morte, nessuno ha avuto da ridire, ed è un grande paradosso. Questo disegno di legge riguarda degli individui che vogliono mettere fine alla propria vita ma non vogliono suicidarsi, e che hanno bisogno di aiuto. Tuttavia, riguarda una piccolissima percentuale della popolazione”. (Traduzione di Mauro Zanon)
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