un foglio internazionale
Le star sono diventate semplici giocattolini per i loro fan?
Un tempo tollerate, le intemperanze degli artisti oggi non lo sono più. Le star sono cadute dal firmamento? Siamo entrati nell’èra del fan tiranno?
"Cos’hanno in comune J.K. Rowling, Norman Thavaud (di ‘Norman fait des videos’), Roman Polanski, Louis CK, Taylor Swift o Joss Whedon?”, si domanda David-Julien Rahmil. “Tutti sono stati protagonisti di ciò che comunemente viene chiamato un episodio di ‘canceling’, verificatosi in seguito a dichiarazioni giudicate scandalose, comportamenti sessisti o tossici o aggressioni sessuali. Le conseguenze di tali scandali sono molteplici. Alcuni artisti come per esempio il comico Louis CK, accusato di aggressione sessuale, non hanno più accesso ai media tradizionali. Altri come Joss Whedon, il regista di ‘The Avengers’ (e showrunner della serie ‘The Nevers’) accusato di comportamenti abusivi durante le riprese, devono dimettersi.
Ma il denominatore comune del ‘canceling’ è quella forma di ostracismo che viene praticata da un pubblico che un tempo era invece conquistato. L’esempio più significativo è quello di J. K. Rowling. Percepita come un’importante sostenitrice del movimento femminista, l’autrice della saga ‘Harry Potter’ ha scatenato l’ira dei suoi fans manifestando il suo sostegno alla ricercatrice britannica Maya Forstater, licenziata dopo aver dichiarato che nessuno poteva cambiare il proprio sesso biologico. Qualificata come ‘terf’, termine che designa le femministe radicali anti-trans, è stata ampiamente denigrata sui social network, mentre alcuni suoi fans si sono spinti fino a coprire il loro tatuaggi di Harry Potter.
Lungi dall’essere recente, questo fenomeno ha conosciuto una brusca accelerazione negli ultimi anni. Per David Peyron, professore di Scienze dell’informazione e della comunicazione all’Università di Aix-Marseille, questo voltafaccia improvviso dei fans verso il loro idolo è figlio di un’evoluzione recente sulla scia del MeToo: ‘Nel corso del Diciannovesimo e del Ventesimo secolo, siamo stati influenzati dall’immagine dell’artista maledetto’, spiega Peyron. ‘L’arte doveva emanciparsi dallo stato, soprattutto dopo la Rivoluzione francese. Bisognava dunque contare sulla borghesia per la quale le derive degli artisti rappresentavano una forma di decadenza piuttosto divertente nei salotti. La relazione tossica tra Rimbaud e Verlaine, così come le storie sessuali tra le star del rock e le groupies minorenni negli anni Settanta e Ottanta sono state romanticizzate. Queste sregolatezze sono state lasciate ai margini, e ci si è presi di cura di separare l’uomo dall’artista. Si riteneva che ciò facesse parte della loro leggenda e che fosse anche una forma di marketing. Ora, la moralità della vita reale di un creatore è diventata invece un elemento centrale nel suo rapporto con il pubblico’.
Sarebbe fuorviante pensare che questo movimento sia dovuto unicamente all’ascesa dei movimenti femministi. Dietro questa volontà di dettare alle star i loro comportamenti, si trovano anche delle ragioni sociologiche più profonde, legate alle condizioni di vita e di lavoro delle nuove generazioni. ‘Un tempo, era considerato come un qualcosa di normale subire vessazioni o molestie a inizio carriera per essere in seguito più tranquilli’, prosegue David Peyron. ‘Ora, si è smesso di credere nel progresso e le preoccupazioni del benessere nel quotidiano sono diventate prioritarie. Di conseguenza, i comportamenti tossici non vengono più tollerati e ci si attende che i nostri idoli siano esemplari su questo punto’.
E così accade che il pubblico sia molto meno tollerante ai deliri dei registi onnipotenti che manipolano le loro attrici per ottenere emozioni forti nei loro film. Joss Whedon, Lars Von Trier e persino Stanley Kubrick, a titolo postumo, hanno pagato le conseguenze dei loro comportamenti abusivi, considerati in un’altra epoca come l’espressione del loro genio creativo. Questa nuova intolleranza agli eccessi delle star trova una sua spiegazione anche nella prossimità che i social network garantiscono. Un tempo vista come un ideale inaccessibile, la celebrità è percepita come una persona sempre più vicina. Si seguono le star del cinema e delle serie su Instagram, si mette like ai video dei nostri youtuber preferiti e si può persino discutere direttamente con gli streamers sul loro canale Twitch (…).
Anche se non sono sciocchi, i follower hanno l’impressione di conoscere intimamente la personalità. Peggio ancora; con lo sviluppo delle nuove economie della creazione, sono i fan che tengono le redini della borsa (…). Il pubblico finanzia l’artista, senza intermediazione. La delusione è per questo motivo tanto più grande quando avviene il minimo dérapage. ‘Questa prossimità genera una tensione molto forte’, precisa David Peyron. ‘Diventando leader di comunità, i creatori di contenuti devono anche essere esemplari, tanto nei loro live quanto nella vita privata che condividono’”.