un foglio internazionale
Una violenza occultata che mina i diritti delle donne
Nella surrogata è in gioco la salute fisica e psichica delle donne usate in questa pratica sempre più diffusa
"La pratica dell’utero in affitto (Gpa) viene sempre presentata come un ‘mezzo’ attraverso cui alcune persone possono diventare genitori, ed esserne felici”, scrive Ana-Luana Stoicea-Deram sulla Revue des Deux Mondes. “Le immagini e le dichiarazioni di questa felicità giustificherebbero questo mezzo, avente come ragion d’essere la soddisfazione di quelli e di quelle che vogliono servirsene. Al contrario di questi discorsi promozionali, l’analisi femminista universalista della Gpa è incentrata sulla donna che diventa madre, e affronta questa pratica come ‘un’esperienza globale di vita’, specificatamente ‘femminile’. Considerata nella globalità del vissuto e delle relazioni della donna madre ‘surrogata’, la Gpa risulta essere un cumulo di violenze.
Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere. A cura di Giulio Meotti.
Questa realtà, tuttavia, è strutturalmente e deliberatamente occultata, ‘in ragione del suo carattere sesso-specifico’. Accettare la normalizzazione di questa violenza mina i diritti delle donne; di tutte le donne. Le Nazioni Unite, fin dal 1993, hanno definito la violenza nei confronti delle donne come ‘qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale o psicologica, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica, che nella vita privata’. Per prevenire e combattere queste violenze, anche il Consiglio d’Europa promuove uno strumento internazionale. Si tratta della Convenzione di Istanbul, che precisa: ‘Con l’espressione violenza nei confronti delle donne si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata’. Questi due testi danno a intendere la violenza nei confronti delle donne come degli atti commessi specificatamente nei loro confronti, che causano o possono causare alle donne danni o sofferenze di varia natura: fisica, sessuale, psicologica o economica. Confrontata a queste definizioni, la descrizione della Gpa fa emergere la sua dimensione intrinsecamente violenta. La Gpa è una pratica sociale attraverso cui una donna che non ha il desiderio di avere figli rimane incinta e tiene un bambino nel suo grembo su richiesta di una o più persone con l’obiettivo di consegnarglielo al momento della nascita. Il bambino può nascere dagli ovociti della madre o no; così come può avere o non avere un legame genetico con le persone che chiedono la sua messa al mondo. La madre può essere pagata per dare vita al figlio e per consegnarlo ai committenti, o non ricevere soldi. A seconda dei paesi, la pratica è legale, tollerata o vietata. Basandosi sulle definizioni internazionali, le violenze sono qui intese come degli atti che producono danni o sofferenze fisiche, psicologiche, economiche, o portano alla morte di una donna madre ‘surrogata’. Legali o no, questi atti vengono compiuti a ragion veduta, e i loro autori sanno che rischiano di nuocere alla donna, di causarle danni irreversibili, se non addirittura di portarla alla morte. I danni e le sofferenze causate dalla Gpa alla madre sono di natura medica, psicologica, giuridica ed economica. Si tratta anzitutto di una violenza medica. Il fatto che una donna in buona salute e senza il desiderio di avere figli riceva un potente trattamento ormonale per rimanere incinta è in sé una violenza medica, poiché questi trattamenti possono avere conseguenze nefaste a breve o a medio termine sulla salute di colei che li riceve.
I medici ne sono consapevoli, sanno che la donna non ha il desiderio di avere figli, ma le somministrano farmaci senza giustificazione medica. Prima e durante la gravidanza, la donna subisce degli atti ostetrici intrusivi (ecografie ostetriche, controlli ripetuti), spesso non necessari, ma richiesti dai committenti. Il numero di embrioni inseminati è deciso da questi ultimi, così come il numero di feti da conservare, in caso di gravidanze multiple. Alcuni studi medici mostrano che queste gravidanze generano il doppio di casi di ipertensione rispetto alle gravidanze normali, il doppio o addirittura il quadruplo di emorragie post-parto, il quintuplo di parti prematuri; e comportano maggiori complicazioni ostetriche (diabete gestazionale, amniocentesi, placenta previa, somministrazione di antibiotici durante il travaglio, cesareo). L’ansia o la depressione provate durante le gravidanze Gpa generano danni sia per la madre che per la famiglia. Alcune madri hanno testimoniato questa sofferenza rivelata anche da alcuni studi: ‘Le madri surrogate presentavano livelli di depressione più elevati durante la gravidanza e dopo il parto’.
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