Il Foglio internazionale
Repubblicani, il partito hippie
Fra No vax e No mask, i repubblicani stanno vivendo un momento dionisiaco e anarchico. Dalla mascolinità , in stile John Wayne, al partito che imita la Controcultura degli anni Sessanta
"I repubblicani stanno vivendo un momento dionisiaco. Chi lo avrebbe pensato? Nei bei tempi in cui gli intellettuali americani scrivevano dei libri provocatori che la gente leggeva e su cui a volte combatteva, la dissidente femminista Camille Paglia pubblicò un saggio affascinante intitolato Sexual Personae, in cui introdusse a una nuova generazione di lettori la dicotomia apollineo-dionisiaco che tanto aveva interessato Friedrich Nietzsche”. Così inizia l’articolo di Kevin D. Williamson sulla rivista americana National Review. L’autore fa una distinzione fra i tratti apollinei che implicano ordine, formalità e razionalità e quelli dionisiaci che invece significano passione, caos e uno spirito selvaggio, e ne trae una conseguenza politica.
Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere. A cura di Giulio Meotti.
Dagli anni Cinquanta in poi il Partito repubblicano americano è stato principalmente, ma non esclusivamente, il partito apollineo, nel senso che il suo primo nemico era il caos. La dinamica apollinea-dionisiaca si è manifestata con forza negli anni Sessanta quando la sinistra politica e la controcultura anarchica hanno fatto fronte comune per un decennio, sfidando il potere costituito dal quale erano esclusi e spianando la strada a gruppi politici seri come il movimento per i diritti civili e per la “liberazione delle donne”.
La controcultura degli anni Sessanta, che non era animata dai figli dei poveri ma dai giovani rampolli della classe dominante, si esprimeva soprattutto attraverso dei simboli. Così come i conservatori volevano rappresentare un ordine immaginario – questo spiega la loro fascinazione sia per la raffinatezza aristocratica che per la mascolinità in stile John Wayne – i paladini della liberazione volevano trasformarsi nei proletari, così come li immaginavano. La storia di quegli anni è piena di giovani figli dell’alta borghesia il cui gusto per la trasgressione è andato oltre la droga, il sesso e il rock ’n’ roll ed è degenerato nel terrorismo e nella violenza politica. Secondo l’autore, il pluriomicida Charles Manson e i suoi complici sono l’esempio perfetto dell’estasi dionisiaca, che invece mancava ai conservatori. La destra era soprattutto interessata all’ordine, la tradizione e la proprietà privata – tutti concetti che la sinistra di quegli anni diceva di disprezzare. In alcuni casi, le persone che oggi danno lezioni ai passanti su “cosa dice la scienza”, sulla politica “basata sui fatti” eccetera sono le stesse persone che qualche decennio fa trovavano ristoro nell’Lsd, si univano ai culti nel Big Sur in California e prendevano parte al “volo yogico” di Maharishi Mahesh.
Williamson sostiene che negli ultimi decenni si sono invertiti i ruoli, al punto che la destra di oggi ricorda la controcultura degli anni Sessanta. I repubblicani hanno adottato una sensibilità dionisiaca e i democratici hanno fatto esattamente il contrario. I progressisti associano il proprio partito al parere autorevole degli esperti, e accusano i repubblicani di non avere sufficiente rispetto, o riverenza, nei confronti di essi. Al contrario, i repubblicani ripudiano questi personaggi e le loro istituzioni e per certi versi ripudiano l’idea stessa dell’autorità. Il loro obiettivo è quello di indignare ed essere indignati, e di alimentare la rabbia e l’odio verso gli altri. Questa tendenza è interamente proiettata verso l’esterno, così come lo erano gli hippie e i punk: se fossero stati motivati da un qualche individualismo anarchico, non avrebbero tutti avuto lo stesso aspetto e ascoltato la stessa musica. Loro non volevano mostrare la propria originalità o autenticità, ma piuttosto contestare il presunto perbenismo della società dell’epoca.
Paradossalmente, i nemici della sinistra radicale degli anni Sessanta e quelli della destra di oggi sono gli stessi: l’establishment finanziario, la scienza, la ragione, il governo, la religione organizzata e l’idea del compromesso, la moderazione e cooperazione. La differenza è che, al posto dell’Lsd e della meditazione trascendentale, la destra di oggi ha l’attivismo no vax, un’assurda politica sulle mascherine, le teorie di complotto sulle elezione e su mille altri argomenti, e QAnon. “La destra ha persino il suo equivalente degli omicidi di Manson – scrive Williamson – ovvero i cinque morti dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio (…) entrambi gli episodi di violenza sono un atto teatrale da gettare in pasto all’opinione pubblica. Sono gesti autolesionisti, ma anche comunicativi. E’ un’indignazione cerimoniale che prende di mira le fondamenta dell’autorevolezza, una reazione a quello che molti a destra – tra cui anche io – vedono come un corridoio sempre più stretto di pensieri pensabili e frasi pronunciabili. In alcuni casi, quelli che stanno fuori e guardano dentro scoprono che gli piace di più stare fuori e guardare all’esterno – ma altri preferiscono spaccare le finestre, o esibirsi in delle oscenità per scioccare e disgustare chi è seduto comodamente dentro.
Ovviamente, questo genere di politica istrionica, estatica e dionisiaca è incompatibile con l’autentica idea conservatrice, anche se va a braccetto con un tipo particolare di pensiero rivoluzionario di destra. Ecco perché la destra moderna promette la rivoluzione e una frenesia dionisiaca che presagisce un ritorno all’innocenza, dalla ‘Rivoluzione’ di Ron Paul al Tea Party alla promessa di ‘Make America Great Again’ che, per quanto riguarda gli slogan di destra, almeno ha il pregio di essere realmente reazionario. La politica repubblicana del 2021 è diventata un culto: l’isteria, l’idolatria, la folle ciarlataneria, gli entusiasmi pseudoscientifici e – non dimentichiamocela – la violenza. Nel 2000, la ‘Brooks Brothers Riot’ (una manifestazione guidata da attivisti repubblicani con l’obiettivo di fermare il riconteggio dei voti in Florida dopo le elezioni del 2000, ndt) era una barzelletta – nel 2021, la rivolta è stata reale, e alcuni a destra ci stanno prendendo gusto. Non so come e dove andrà a finire tutto questo. Ma se esistesse il mercato azionario dei culti, investirei su di essi e venderei ciò che fino all’altro ieri chiamavano conservatorismo”. (Traduzione di Gregorio Sorgi)
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