Dall'America alla Francia, giocattoli senza genere, la nuova deriva woke
Quanto manca per una lista dei regali di Natale con l’etichetta dello stato? L'analisi di Eugénie Bastié, giornalista e saggista per il Figaro
"Dopo Mr. Potato che non è più mister, la bambola Barbie che non ha né tratti femminili né tratti maschili, ora Lego decide di cancellare ‘gli stereotipi di genere’ dei suoi giocattoli” scrive Eugenie Bastie. “Non saranno più classificati per sesso, ma per tema. In California, una legge obbliga ormai i grandi negozi di giocattoli a installare entro il 2024 degli scaffali con giocattoli senza genere. Ma la storica battaglia contro i camion blu e le bambole rosa non avanza soltanto nelle grandi multinazionali e negli Stati Uniti. In Francia, un rapporto parlamentare redatto dai deputati Gaël Le Bohec (La République en marche) e Karine Lebon (Gauche radicale), in nome della delegazione per i diritti delle donne, è interamente imbevuto delle idee stravaganti dell’ideologia di genere, ramo del ‘wokismo’ che il governo, tra l’altro, proclama di voler combattere. Secondo l’ideologia di genere la differenza tra i sessi sarebbe interamente costruita nonché un prodotto della dominazione maschile. ‘La decostruzione degli stereotipi di genere, fin dalla tenera età, si iscrive così pienamente nella grande causa del quinquennio: l’uguaglianza tra donne e uomini’, proclamano gli autori.
All’interno del rapporto, si possono trovare delle perle di stupidità sofisticata come ‘la differenziazione non è scioccante, a meno che non sia imposta. I vestitini impediscono alle bambine di imparare a camminare’; dei passaggi francamente deliranti, come quello in cui la sociologa Christine Delphy (papessa del femminismo intersezionale) ritiene che ‘gli stereotipi di genere cominciano ad agire prima ancora dell’arrivo di un bebè’ e che ‘a partire dal momento in cui i genitori sanno che aspettano una bambina o un bambino, il bebè si trova già formattato nella testa di questi ultimi’. Proiettarsi in un’attività legata a un genere con il proprio bebè, per gli autori, è già una ‘rappresentazione radicata da cui ci si libera con difficoltà. E’ dunque indispensabile sensibilizzare ed educare i genitori all’uguaglianza tra bambine e bambini fin dalla gravidanza’. La rieducazione in utero, bisognava pensarci!
Nel loro mirino, ci sono anche i giocattoli, naturalmente. ‘La scelta dei giocattoli contribuisce a rafforzare il peso degli stereotipi di genere’, scrivono, dando in maniera saccente i loro consigli. ‘Spetta dunque ai genitori non cedere al conformismo e alla facilità, vegliando affinché venga dato accesso a un’ampia gamma di giocattoli’. Quanto manca per una lista dei regali di Natale con il label dello stato? Non solo questa politica di ingegneria sociale è un’ingerenza inaccettabile nella libertà di educazione, ma si regge su basi sbagliate. Qualsiasi genitore di un piccolo bambino che non tenta di rieducarlo secondo i criteri del neofemminismo nordcoreano, lasciandolo esprimersi spontaneamente, vi dirà che il bambino, fin dall’età di un anno, si getta con inquietante compulsione verso tutto ciò che possiede delle ruote (trattore, moto, camion della spazzatura e cagnolini con le ruote compresi).
La scienza corrobora ciò che constata il buonsenso. Secondo numerosi studi, il fatto che i bambini e le bambine non si interessino agli stessi giochi è una costante dell’umanità legata a fattori biologici e non una pura costruzione sociale. Citiamo, fra gli altri, lo studio pubblicato negli Archives of Sexual Behaviour nel 2021, intitolato ‘The magnitude of children’s gender-related toy interests has remained stable over 50 years of research’. Questo metastudio, che riunisce settantacinque inchieste, stabilisce che ‘le preferenze in materia di giocattoli legati al genere possono essere considerate come una constatazione assodata’, e ciò ‘fin dall’età di nove mesi’. Queste preferenze poggiano su differenze biologiche che conferiscono ai bambini una maggiore capacità di rotazione mentale e un maggiore interesse per lo spazio, mentre le bambine si interessano più ai volti e hanno una migliore motricità fine.
Gli adepti del gender confondono la causa e l’effetto: non è perché i bambini sono sottomessi agli ‘stereotipi di genere’ che giocano con giocattoli diversi, ma è perché sono diversi che si orientano ‘in media’ verso attività diverse. Se c’è una pressione sociale, è proprio nel senso opposto: i bambini passano meno tempo oggi a giocare con i giocattoli legati a un genere non perché hanno ritrovato lo stato di natura caro a Rousseau, bensì perché gli adulti li obbligano attraverso politiche mirate”.
(Traduzione di Mauro Zanon)
Il Foglio internazionale