Un foglio internazionale
Biden splende non perché sia un granché, ma perché Trump era odiato
L’Economist traccia un bilancio dell’Amministrazione democratica, dall’Afghanistan alle leggi interne (30/10)
"Arlington, la terra natale di Robert E. Lee (generale nella guerra civile americana, ndt) che ha cimitero davanti a quella che fu la sua casa, di questi tempi non sembra in Virginia. Gli appartamenti aristocratici fanno apparire la città come un’estensione di Washington. Questo, di conseguenza, la rende un luogo relativamente sicuro per Joe Biden che, in una serata fredda e ventosa la scorsa settimana, si è recato in città per fare campagna per un’elezione locale in Virginia”.
Così inizia l’articolo di Lexington sull’Economist, che racconta come il presidente americano Biden sia impopolare anche tra l’elettorato democratico della Virginia. Alcuni membri della folla sparuta si sono detti “indifferenti” verso Biden, e altri ancora hanno ammesso di non provare nulla nei suoi confronti. Sono stati usati molti argomenti per giustificare il suo crollo nei sondaggi negli ultimi tempi. Tutti i presidenti, inclusi Trump e Obama, hanno fatto fatica il primo anno, e Biden sta affrontando delle sfide enormi, come il ritorno del Covid, la crisi economica e una stampa sempre più polarizzata.
Secondo l’Economist il problema di fondo è che Biden ha vinto un’elezione contro il suo predecessore, Donald Trump, e questo si sta rivelando un limite, come si era già capito al momento della vittoria dei dem. Malgrado la sconfitta, Trump aveva ottenuto un grande risultato nel 2020 e, un anno dopo, l’ex presidente fa ancora meno paura all’elettore medio che si è quasi dimenticato di lui. Per ora metà del paese crede che Biden stia facendo un cattivo lavoro e questo è un pessimo segno in vista delle elezioni di midterm, che tendono a essere un referendum sul presidente in carica e non sul suo predecessore.
Malgrado tutto, l’Economist crede che l’amministrazione finora ha fatto un buon lavoro e nel primo anno ha passato più leggi rispetto a Obama. L’unica svista è stata la débâcle in Afghanistan, qualcosa di inaspettato per un’amministrazione che fa della competenza il suo forte. C’è solo una cosa nella quale Biden e il suo team sono assolutamente incapaci: saper vendere i propri obiettivi e risultati all’elettorato americano. Tolti gli addetti ai lavori, nessuno nella folla di Arlington è riuscito a nominare nemmeno un risultato importante dell’amministrazione Biden. Molti di loro sapevano che i democratici al Congresso stavano litigando sul costo della manovra, ma non riuscivano a ricordare le politiche sociali e ambientaliste che conteneva.
E questo succedeva nell’area più istruita e di cento sinistra del paese, che segue più la politica. Le probabilità che un elettore indipendente a Milwaukee o El Paso abbia un’idea anche vaga di cosa stia facendo Biden è vicina allo zero. “Trump sapeva vendere bene i suoi successi, anche quando non esistevano – conclude l’Economist –. Al contrario, Biden e il suo partito non sanno difendere ciò che fanno. James Carville, già guru di Clinton, sostiene che al presidente non piace vendersi. O forse non sa farlo. A ogni modo, questa è una lacuna. Se le elezioni sono sul futuro, come amava dire Clinton, non possono essere solo su Trump”.
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