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Chi vuole morire per Taiwan?
La minaccia cinese, gli Stati Uniti e quello che c’è in gioco nella “Cina libera”. Un'analisi del Wall Street Journal
Gli Stati Uniti e la Cina sono impegnati in una ‘competizione strategica’, per usare le parole dell’amministrazione Biden, e Taiwan sembra essere il suo punto focale”. Così inizia l’articolo di Elbridge Colby, un ex alto consigliere del vice segretario alla Difesa, sul Wall Street Journal. “Ma un numero crescente di persone a Washington sembrano convinte che se la Cina rappresenta una minaccia economica, politica e tecnologica agli interessi americani, non pone un immediato pericolo militare. Questa è un’assunzione molto imprudente che potrebbe causare una guerra e, ultimamente, una sconfitta americana. Per evitare questo esito disastroso gli Stati Uniti devono riconoscere che la Cina è una minaccia militare, e il conflitto potrebbe arrivare presto.
Cosa rende la Cina una minaccia militare urgente? Innanzitutto, Pechino ha detto chiaramente che è intenzionata a utilizzare la forza per prendersi Taiwan. Subordinare l’isola non significherebbe solamente incorporare una provincia presuntamente perduta, ma sarebbe un passo vitale verso l’affermazione di un’egemonia cinese in Asia. E queste non sono solamente chiacchiere. L’esercito cinese ha svolto delle simulazioni di attacchi anfibi, e le immagini satellitari commerciali mostrano che la Cina compie delle esercitazioni su larga scala contro le forze statunitensi presenti sul territorio. Secondo, Pechino non ha solamente la volontà di invadere Taiwan, ma potrebbe avere sempre di più l’abilità per riuscirci. La Cina ha passato gli ultimi 25 anni a costruire un esercito moderno per mettere in ginocchio Taiwan. Pechino ha la flotta più grande al mondo e una forza aerea, un arsenale missilistico e una rete di satelliti enormi e all’avanguardia. Non dico che la Cina riuscirebbe a invadere Taiwan domani, però potrebbe essere molto vicina dall’esserlo. Il ministro della Difesa di Taiwan ha detto che potrebbe essere ‘pienamente in grado’ di invadere entro il 2025. La potenza militare cinese aumenta di mese in mese.
Terzo, la Cina potrebbe pensare che la propria finestra di opportunità stia per chiudersi. Molte guerre sono iniziate perché un paese ha pensato di avere poco tempo a disposizione per attaccare. Questo è stato sicuramente un fattore determinante nello scoppio delle due Guerre mondiali. Pechino potrebbe ragionevolmente credere che lo stesso stia accadendo oggi.
Finalmente gli Stati Uniti si stanno accorgendo, seppure lentamente e sporadicamente, della minaccia cinese, e stanno riorientando i propri sforzi militari verso l’Asia. Ma questi investimenti non daranno frutti prima della fine del decennio. Nel frattempo, le coalizioni come il Quad (Stati Uniti, Australia, Giappone e India) stanno convergendo per negare alla Cina la possibilità di dominare la regione. Pechino teme che, se aspetta troppo a lungo, gli investimenti militari renderanno gli Usa un avversario molto più formidabile, mentre una coalizione internazionale lavorerà per ridimensionare le ambizioni cinesi.
Tutto questo contribuisce a creare una situazione in cui Pechino crede che sia meglio usare la forza il prima possibile. Per evitare un conflitto, e possibilmente una sconfitta, gli Stati Uniti devono agire rapidamente per dissuadere la Cina da un attacco. Riaffermare di continuo il nostro impegno ‘granitico’ nei confronti di Taiwan è giusto ma insufficiente. La priorità più impellente è la seguente: Taiwan deve migliorare radicalmente la propria difesa. Gli sforzi dell’isola in questo campo determineranno la sua sopravvivenza come società libera. Taipei deve moltiplicare la sua spesa nella difesa, che è stata fortemente trascurata negli ultimi decenni, e concentrare le proprie risorse e sforzi in due campi: neutralizzare un’invasione cinese con l’aiuto degli Stati Uniti e fare in modo che l’isola possa sopravvivere a un blocco e un bombardamento da parte della Cina. Questo richiederà dei missili antinave, mine navali e difese aeree, oltre a scorte di rifornimenti per sopravvivere a un blocco. Gli Stati Uniti dovranno usare ogni mezzo a disposizione per costringere Taipei a compiere questa transizione.
Washington dovrebbe esercitare una pressione simile sul Giappone, l’alleato più importante degli Stati Uniti. Se Taiwan cade, il Giappone sarà sotto minaccia diretta della Cina. E Tokyo avrà un ruolo cruciale nella difesa di Taiwan. Il Giappone dovrebbe per lo meno raddoppiare immediatamente la spesa nella difesa (attualmente è solo l’uno per cento del prodotto interno lordo). Nel frattempo, gli Stati Uniti devono rafforzare la propria posizione militare nell’Indo-pacifico. La mobilitazione dei marines, sottomarini e altri strumenti di combattimento garantiranno all’America e ai suoi alleati di respingere ogni attacco contro Taiwan. Gli Stati Uniti dovranno acquistare e utilizzare rapidamente dei missile anti nave e strumenti di ricognizione automatizzati per neutralizzare un’invasione cinese.
Per evitare una guerra contro una superpotenza bisogna essere spietati riguardo alle priorità americane. Tenere la barra dritta significa che l’esercito statunitense dovrà smettere di fare quasi tutto il resto con l’eccezione del controterrorismo e della deterrenza nucleare. Washington dovrà fare un passo indietro in medio oriente, Africa, America latina e anche in Europa. L’America ha avuto l’opportunità di compiere una transizione graduale e misurata, ma l’ha sprecata. Adesso dobbiamo dare il massimo, anche se significa che l’esercito dovrà di fatto abbandonare tutto il resto. La Cina sicuramente pone una minaccia per gli Stati Uniti non solo da un punto di vista militare. Ma il rischio più incombente è che la Cina veda il conflitto come l’opzione più vantaggiosa. La priorità numero uno sarà convincere Pechino che non guadagnerà nulla da una guerra”.
La traduzione è di Gregorio Sorgi
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