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Diminuiscono preti e fedeli, ma affidarsi al conservatore di turno non è la soluzione
Ross Douthat sul New York Times commenta le cattive scelte pastorali del cattolicesimo americano, ma non si illude: non può essere la politica a risolvere un problema di fede
"Questo è stato un Avvento turbolento per la mia parrocchia cattolica”. L’articolo di Ross Douthat sul New York Times inizia con un aneddoto che, a suo dire, è una metafora del pessimo stato del cattolicesimo americano. L’arcidiocesi di Hartford ha allontanato i frati domenicani che si erano presi cura della chiesa di St. Mary a New Haven da 135 anni, cogliendo di sorpresa i parrocchiani come Douthat che avevano instaurato un forte legame affettivo con i prelati. Il motivo è che l’arcidiocesi vuole unire diverse parrocchie di New Haven per fare fronte a un calo nel numero di fedeli ma, soprattutto, a una carenza di preti. “Questa esperienza personale ha confermato la sensazione che i miei leader religiosi – come posso metterla in modo carino – non hanno idea di cosa stiano facendo. Sono in una posizione difficile ma, nella gestione di una fase di declino e trasformazione, stanno fallendo. E penso che tutto stia peggiorando”. Rispetto a dieci anni fa, la leadership cristiana di oggi sembra ancora più in alto mare, e ancora più consumata dalle faide tra tradizionalisti e liberal che hanno coinvolto e menomato la leadership di Papa Francesco.
Molti intellettuali cristiani di destra credono di “potere ricevere aiuto dall’esterno” – in altre parole, sostengono che l’energia dei politici conservatori può essere utilizzata per salvare la Chiesa. Questa visione è in parte corretta, dato che il potere politico può gettare le basi per una crescita religiosa. Ma se la Chiesa si trova in cattivo stato ed è governata male, sembra illusorio pensare che i leader politici, come Donald Trump ed Éric Zemmour, possano animare una rinascita cristiana.
Basta guardare a come i progressisti hanno conquistato l’egemonia culturale. E’ vero, il cosiddetto wokeism è nato nelle strutture quasi-religiose dell’accademia ma successivamente si è diffuso tra l’opinione pubblica perché era un’idea popolare. Il trionfo dell’ideologia liberal ha fatto leva sul potere più antico – il potere della fede. Il cristianesimo si è diffuso in questo modo fin dai tempi dei francescani, i domenicani, gli apostoli e i martiri.
Douthat conclude: “E’ stato così fin dall’inizio. I re si inchinavano davanti al crocefisso ma, per usare le parole del domenicano più saggio, Tommaso d’Aquino, ‘l’argomento più forte’ per esprimere la divinità di Cristo è che ‘ha cambiato il mondo intero senza avere a disposizione il potere secolare. E dunque questo Natale, nella nostra parrocchia e in ogni chiesa del mondo, cominciamo ancora. Qualunque potere vogliamo esercitare, qualunque influenza vogliamo avere, si inizia dalla preghiera antica: ‘Signore, ti prego: poni rimedio alla mia mancanza di fede’”.
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