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un foglio internazionale

Sulle sospensioni ideologiche dei prof. la politica mostra la sua irresponsabilità

Le parole della ministra francese dell’Università sono il simbolo di un potere paralizzato che mette sullo stesso piano aggressori e vittime, scrive Le Figaro

Questo articolo è stato pubblicato sul Foglio Internazionale: ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere a cura di Giulio Meotti


   

L’affaire di Sciences Po Grenoble – scrive Céline Pina ha assunto una dimensione nazionale dopo che gli studenti che hanno accusato ingiustamente di razzismo e di fascismo due professori, mettendoli in pericolo, sono stati assolti da una commissione disciplinare, mentre una delle vittime di questa campagna diffamatoria è stata sospesa dalla signora Saurugger, direttrice di Sciences Po Grenoble. Assolvere i colpevoli per gettare discredito sulla vittima sta suscitando giustamente uno choc. Quaranta professori universitari hanno interrogato la ministra dell’Università sull’influenza islamogoscista all’interno delle accademie e sulla risposta che bisogna dare a una sospensione che ha tutta l’aria di un tentativo di censura. Bisogna dire che c’è un contrasto clamoroso tra la passività di questa direttrice nei confronti dell’Union syndicale e l’improvviso coraggio di cui ha dato prova per prendersela con un solo uomo. I fatti sono tanto più sorprendenti perché un rapporto dell’ispettorato generale ha messo in evidenza “il clima di paura” che questo sindacato faceva regnare tra i muri dell’istituto. Questo stesso rapporto ha mostrato in maniera chiara che “le gravi accuse di islamofobia sono la causa del deterioramento del clima all’interno di Sciences Po Grenoble”. Esso rivela anche che i metodi di questo sindacato consistono nel diffondere “delle accuse pubbliche sui social network”, benché “non siano fondate su alcun elemento di presunzione, e ancore meno su delle prove, su alcun fatto stabilito, su alcuna decisione da parte della giustizia”. Il sindacato se la prende dunque contro tutti quelli che, tra gli studenti e gli insegnanti, non condividono le loro posizioni

La risposta della ministra dell’Università è il simbolo di un potere paralizzato dalla paura di agire e che mette sullo stesso piano aggressori e vittime, parla di un istituto che avrebbe ritrovato la propria tranquillità e invita “ognuno a rimettersi al lavoro in serenità”. Il problema è che tentare di soffocare uno scandalo avallando un’ingiustizia porta raramente alla “serenità”. Convalida al contrario il regno dei più violenti a detrimento di tutti. Perché quando l’autorità si defila, la legge viene abolita e non restano che i rapporti di forza (…). La ministra non può ignorare la penetrazione dell’ideologia islamogoscista nelle università e l’influenza che essa esercita in certi campus, istituti e discipline, e persino in certi organismi dello stato. Lei stessa, infatti, ha dovuto affrontare una violenta campagna di diffamazione quando ha semplicemente voluto indagare sulla penetrazione di questa ideologia negli atenei. Il suo obiettivo era proprio quello di distinguere ciò che rientrava nel campo della ricerca accademica e ciò che invece aveva a che fare con la militanza. Non solo è stata attaccata per abuso di potere, è stata umiliata anche dal Centro nazionale per la ricerca scientifica. Abbandonata in piena campagna dal presidente, la ministra è stata accusata di prendersela con le libertà accademiche da parte di quelli che sono in prima fila quando si tratta di far tacere i loro colleghi accusandoli di islamofobia. Il problema è che la libertà degli uni finisce lì dove inizia quella degli altri e che per far rispettare le libertà di tutti bisogna che le tutele siano applicate. Non è andata decisamente così.

Risultato: la reputazione di Sciences Po Grenoble sarà a lungo intaccata e il messaggio che porta la sospensione del professore minacciato è chiaro: essere accusato di islamofobia all’interno dell’università, anche quando un’inchiesta dell’ispettorato generale mostra la vostra innocenza, non solo vi mette in pericolo e rovina la vostra carriera, ma farà anche la fortuna dei vostri persecutori. Un potere politico responsabile non dovrebbe permettere un tale diniego di giustizia.

Céline Pina è fondatrice di “Viv(r)e la République”, ha pubblicato “Silence coupable” (Kero, 2016) e “Ces biens essentiels” (Bouquins, 2021).

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