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Il pericolo della “recency”
Il mondo tende a ricordare soltanto l’ultima cosa che vive. Così oggi c’è più paura per il cambiamento climatico che per una guerra nucleare
Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere a cura di Giulio Meotti
Nonostante si parli sempre di come la faziosità della politica e dei media distorce la nostra percezione, un altro genere di faziosità potrebbe avere un impatto ancora maggiore: il cosiddetto effetto recency”. Così inizia l’articolo di Tyler Cowen su Bloomberg su questo fenomeno che “in parole povere, consiste nel dare un’importanza spropositata agli eventi del passato recente per formulare le nostre aspettative e i nostri piani per il futuro.
Ad esempio, a cominciare dal 2008 la Federal Reserve americana ha aumentato la liquidità pur senza innescare un aumento nel tasso d’inflazione. Come conseguenza di questo espansionismo monetario l’America è diventata meno attenta all’inflazione, e adesso ne sta pagando le conseguenze. Un altro esempio: da decenni sembra che l’antisemitismo in America stia calando. Molte persone hanno pensato che questo trend sarebbe proseguito. Tuttavia, gli attacchi violenti contro le sinagoghe e i rabbini, uno degli indici del tasso di antisemitismo, sono aumentati negli ultimi anni. Se sei rimasto sorpreso da questa tendenza, potresti essere vittima di una sorta di effetto recency: l’antisemitismo, anche nelle sue forme più violente, è una caratteristica antica della storia occidentale, e sarebbe un errore credere che appartenga esclusivamente al passato.
Certo, assumere adesso che l’aumento nei casi di antisemitismo proseguirà negli anni a venire sarebbe un’ulteriore errore dettato dell’effetto recency. Avere creduto che l’America non fosse preparata per affrontare la pandemia è stata un’altra dimostrazione di questo fenomeno. L’epidemia dell’Aids, che ha ucciso trentacinque milioni di persone negli ultimi quarant’anni, doveva essere la prova di quanto fosse necessaria una migliore pianificazione, ma molti americani hanno creduto di non potere essere contagiati. Allo stesso tempo, le grandi pandemie venivano viste come qualcosa di appartenente a un passato remoto. Tuttavia, collocando gli eventi in una prospettiva storica, emerge una realtà diversa: nell’arco della storia umana le pandemie ci sono sempre state.
Temo anche che il rifiuto di prestare attenzione alle armi nucleari e alle politiche sulla non proliferazione nucleare sia un’ulteriore conseguenza dell’effetto recency. Le bombe atomiche non vengono utilizzate dal 1945, e dunque non sono una preoccupazione per gran parte delle persone, che hanno molta più paura del cambiamento climatico. Ma una lezione più generale della storia umana è che, se un’arma è disponibile, prima o poi qualcuno la utilizzerà. Il piano per superare l’effetto recency è piuttosto semplice. Passare meno tempo sui siti di informazione, e più tempo a leggere libri su come i temi di interesse di oggi si sono sviluppati in un passato distante. Se sei giovane, trascorri più tempo a parlare con gli anziani, chiedendogli come andava il mondo quando loro avevano la tua età. Se hai seguito questi consigli, non ti sarai sorpreso più di tanto nel sapere che la Russia intende conquistare l’Ucraina. Tuttavia, superare questo bias congitivo è un’impresa difficile. La memoria tende a deteriorare, e gran parte delle persone parlano più dell’attualità che della storia remota. Nei pub inglesi si parla molto di Brexit, ma non altrettanto della Guerra dei setti anni della metà del Settecento.
Ci sono dei periodi storici in cui ha senso avvalersi dell’effetto recency. Ad esempio, durante la presidenza Obama vi sareste potuti aspettare dei conflitti annuali sulla sanità pubblica tra i repubblicani tendenza Tea party e i democratici. E avreste avuto ragione, perché il terreno dello scontro non cambiava granché. Certo, il successo dell’effetto recency è... recente, e questo porta molte persone a credere che questo fenomeno sia accurato. Gran parte della storia americana dopo la Seconda guerra mondiale è stata segnata dalla continuità, che rende ancora più attraente questa teoria.
Negli ultimi cinque anni gli Stati Uniti hanno avuto vari momenti di svolta, ma anche questi sembrano essere radicati in un passato remoto. L’amministrazione Trump era molto diversa da quella di Obama o George W. Bush. Allo stesso tempo, esibiva molte caratteristiche della politica americana dell’Ottocento, come la tendenza all’insulto, il populismo, una stampa molto faziosa e una generale mancanza di dignità. Certo, notare che questi errori sono frutto dell’effetto recency è essa stessa una forma di effetto recency. Mentre ci abituiamo a vivere in un mondo più strano di quanto ci aspettassimo, questo bias cognitivo ci potrebbe portare a enfatizzare – anziché sottovalutare – i cambiamenti radicali. Nel frattempo, la storia prende delle pieghe familiari, quando addirittura non si ripete. E capire fino in fondo i fatti d’attualità richiede molto più di un click su Twitter”.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
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