Foto EPA/MYKOLA TYS 

Un Foglio internazionale

E se fosse già cominciata la Terza guerra mondiale?

Vulnerabilità degli Stati-Uniti, ascesa della Cina, paura di Putin… Oltreoceano, alcuni editorialisti e saggisti rompono i tabù
 

"Certo, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, lo scorso 24 febbraio, non ha esattamente colto di sorpresa Washington”, scrive Brice Couturier sul Point. Avvertiti dalle “grande orecchie” della sua imminenza, gli americani avevano messo sull’avviso anche le capitali europee, allora incredule, diverse settimane prima. Tuttavia, l’evento ha parecchio turbato gli esperti americani di relazioni internazionali. La loro attenzione non era particolarmente rivolta verso quel lato di mondo. Erano ossessionati dall’ascesa del rivale cinese e spesso preoccupati per la debole capacità di opporvisi degli Stati Uniti. Si allarmavano, in particolare, per l’erosione della potenza navale degli Stati Uniti e per la vulnerabilità dei cavi sottomarini (si legga il libro di Bruce D. Jones, “To Rule the Waves. How Control of the World’s Oceans Shapes the Fate of Superpower”). Un tema tornato a essere di scottante attualità.

Nella rivista “Foreign Affairs”, il teorico “neorealista” John Mearsheimer ha lanciato un dibattito, che continua a svilupparsi, sul miglior modo per contenere l’irresistibile ascesa della Cina. I difensori dell’ordine liberale internazionale, scrive Mearsheimer, da George Bush a Barack Obama, hanno fatto entrare il lupo nell’ovile con la speranza insensata che Pechino si sciogliesse nel sistema internazionale concepito dagli occidentali e che la Cina si liberalizzasse. Hanno aperto a Pechino le porte del Wto, hanno investito massicciamente in Cina e portato a termine degli importanti trasferimenti di tecnologia per permettere all’impero cinese di svilupparsi rapidamente. Ma la politica di Xi Jinping è autoritaria all’interno dei confini e revisionista sulla scena internazionale. E il presidente cinese è intenzionato ad approfittare della demografia e della ricchezza del suo paese per dominare l’Asia e cacciare da quelle terre gli americani. E’ stato Donald Trump a capire da dove veniva il pericolo, scrive Mearsheimer, e ha sostituito la strategia del contratto (engagement) con quella del contenimento (containement). Joe Biden continuerà su questa strada? Mearsheimer è dubbioso (…). 

La vedette del giornalismo britannico Gideon Rachman, autore del libro di successo “Easternisation. War and Peace in the Asian Country” – continua Couturier – profetizza da molto tempo che l’egemonia degli occidentali stia per terminare e che la vecchia globalizzazione (dove tutti erano vincenti) abbia cambiato natura: i blocchi commerciali entreranno sempre più in conflitto tra loro per l’accesso alle risorse e ai mercati (…). 

L’articolo di Mary Elise Sarotte sul New York Times è spaventoso. Questa storica delle relazioni internazionali nel Ventesimo secolo pensa che “la nuova guerra fredda sarà molto peggio di quella vecchia”. I piloti delle forze aeree della Nato e del Patto di Varsavia, spiega, avevano messo a punto alcune procedure destinate a evitare che i loro incontri imprevisti nel cielo europeo sfociassero in scontri. Più in generale, una serie di taciti codici di comportamento, adottati dai dirigenti dei due blocchi, rendeva i comportamenti prevedibili. Non è più così. E la guerra in Ucraina può debordare da un momento all’altro verso i paesi vicini. Inoltre, una serie di nuove armi, che vanno dai missili ipersonici russi agli strumenti della cyberguerra, può essere mobilitata separatamente e comportare delle reazioni su altri piani in una spirale incontrollabile di escalation verso gli estremi. Nello stesso giornale, l’osservatore Bret Stephens preferisce paragonare l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin a quella della Polonia da parte di Hitler nel settembre 1939. 

Un certo numero di segni precursori avevano anticipato lo scoppio della Seconda guerra mondiale: rimilitarizzazione della Germania, Anschluss dell’Austria, la crisi dei Sudeti. Sotto i nostri occhi, Putin ha invaso la Georgia, annesso la Crimea, distrutto Aleppo sotto le bombe… Non incontrando alcuna resistenza, ha pensato di poter permettersi tutto e distrutto, a colpi di bombe e missili, delle città ucraine. Per paura di scatenare una terza guerra mondiale, la Nato ha rifiutato a Zelensky la no-fly zone in Ucraina. Ma “la nostra avversione proclamata per lo scontro è, per la Russia, un invito all’escalation e non una dissuasione”.

 

(Traduzione di Mauro Zanon)

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