Un Foglio internazionale
L'America è divisa sull'aborto
Il compromesso è il passo chiave per sbloccare la situazione. L’attesa decisione della Corte suprema sul Roe, secondo Andrew Sullivan, può salvare la democrazia statunitense
"Dire che una bozza trapelata di un verdetto della Corta suprema ha fatto crollare l’élite americana sarebbe un grande eufemismo. Questo è stato l’11 settembre delle guerre culturali”. Così inizia l’analisi sul Weekly Dish di Andrew Sullivan sulla decisione dei giudici americani di ribaltare la sentenza del 1973 su Roe vs. Wade, che garantiva il diritto all’aborto.
Sullivan mette in fila alcune affermazioni dei commentatori liberal in risposta allo scoop di Politico. Il giornalista dell’Atlantic Adam Serwer ha scritto che la Corte suprema ha abolito il Ventesimo secolo, altri hanno detto che lo scopo finale dell’agenda “pro life” sia quello di privare le donne dei propri diritti e della propria umanità. La vicepresidente americana Kamala Harris ha rivolto il suo messaggio ai leader repubblicani: “Come osano? Come osano dire a una donna cosa può e cosa non può fare con il proprio corpo? Come osano? Come osano provare a impedirle di determinare il proprio futuro? Come osano negare alle donne i propri diritti e le proprie libertà?”.
La premessa, sostiene Sullivan, è che tutte le donne siano a favore del diritto all’aborto, ma questo non è vero. “La maggior parte dei ‘pro life’ sono donne, non uomini. Quindi Harris sta dicendo in pratica: come osiamo dare alle donne una voce in questo dibattito?”. Ci è stato detto anche che, di questo passo, verranno aboliti i matrimoni interrazziali nonostante siano sostenuti dal 94 per cento della popolazione. Ma l’iperbole emotiva non sorprende più di tanto in un paese profondamente diviso dove tutto può diventare polarizzante.
“Leggendo queste reazioni, quello che mi colpisce di più è il disprezzo di fondo e il sospetto verso il processo democratico – da parte di molte persone che sostengono di volerlo salvare. Come osano gli elettori avere una voce in capitolo sul diritto all’aborto! A quanto pare, questo tema – che divide il paese oggi come tanti decenni fa – apparentemente non può essere messo al voto. I democratici sembrano davvero essere convinti che sette uomini bianchi possono prendere una decisione su questo argomento – ma solo una volta, nel 1973. Alle donne di oggi – inclusa una giudice della Corte suprema – non viene dato lo stesso diritto.
Negli altri paesi occidentali l’aborto viene regolamentato attraverso un processo democratico, e non è un diritto costituzionale. In tanti stati europei (Austria, Spagna, Grecia, Italia, Francia, Belgio) sono in vigore norme più restrittive rispetto agli Usa. Secondo Sullivan, il superamento di Roe vs. Wade porterà gli Stati Uniti sulla stessa lunghezza d’onda di tanti altri paesi occidentali. “Di cosa hanno paura i ‘pro choice’?”, si domanda il polemista britannico. Il divieto totale all’aborto è molto impopolare in America, dato che l’80 per cento della popolazione sostiene che debba essere legale e solo il 18 per cento vuole abolirlo interamente. Prendiamo l’esempio del Texas, uno stato repubblicano e ultra conservatore: solo il 16 per cento crede che l’aborto debba essere illegale anche nei casi di stupro e incesto. La maggioranza degli elettori conservatori texani sono contrari, a differenza di molti esponenti del Gop radicalizzati dalla battaglia su Roe vs. Wade. Anziché lamentarsi, i democratici dovrebbero cogliere questa opportunità: la posizione oltranzista del Gop di certo non è maggioritaria nel paese.
Negli stati che potrebbero imporre dei divieti totali, in media il 43 per cento degli adulti dicono che l’aborto dovrebbe essere legale in tutti o nella maggior parte dei casi, mentre il 52 per cento sostiene che dovrebbe essere illegale in tutti o nella maggior parte dei casi. “Questa è una battaglia che i democratici posso vincere”, scrive Sullivan che si poi domanda: “Ma allora perché preferiscono seminare terrore, paura e rabbia mentre l’opinione pubblica resta così profondamente divisa?”. Un’ipotesi. I dem hanno paura della democrazia, perché sostengono che gran parte del paese sia composto da “bigotti, razzisti e, sì, deplorabili”. La verità è che alcuni argomenti divisivi e moralmente complessi – come l’aborto – necessitano di una legittimità politica. Non basta la sentenza di un tribunale per la semplice ragione che, secondo molti, c’è di mezzo una vita umana. Imporre la propria opinione su tutti gli altri e rimuovere il tema dallo scontro politico ha un costo enorme: nel caso dell’aborto, ha delegittimato la democrazia e i tribunali, alimentato un movimento reazionario e una forma estrema di cristianesimo. La sentenza della Corte suprema, sostiene Sullivan, è un’opportunità per rimediare ai danni compiuti dalla sinistra nel 1973. Il giornalista crede che la democrazia sia la soluzione: ogni stato prenderà la propria strada, e poi saranno gli elettori a giudicare. Se i repubblicani si allontaneranno troppo dal sentimento dominante ne pagheranno le conseguenze e saranno costretti a trovare un compromesso. Lo sinistra dovrà fare lo stesso: opporsi all’estremismo di destra, pretendere moderazione e sostenere alcune restrizioni in alcuni stati.
“Smettila di esagerare e torna alla democrazia – conclude Sullivan, rivolgendo un messaggio a liberal e conservatori – Persuadi il prossimo, se puoi. Spingilo a votare. Smettila di demonizzare coloro con cui non sei d’accordo e trova un compromesso, per quanto possa essere difficile. Roe ha dato il via a un’estrema polarizzazione culturale che ha definito e rovinato gli ultimi decenni della politica americana. Forse la fine di Roe può significare l’inizio del ritorno a una convivenza. In altre parole, si è aperto un grande spazio al centro. Qualcuno lo occuperà?”.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
Il Foglio internazionale