un foglio internazionale
Quanto è forte il sostegno ideologico della Cina alla Russia
Xi Jinping deplora la fine dell’Unione Sovietica e appoggia l’autorità di Putin. Ma il sinologo François Godement, sul Figaro, esita a parlare di “patto”
Martin Bernier intervista sul Figaro François Godement, storico e consigliere per l’Asia presso l’Institut Montaigne.
In occasione di un viaggio in Giappone, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha denunciato il “patto inquietante” tra la Russia e la Cina. Questa formula rispecchia secondo lei una realtà geopolitica?
Sarei più prudente perché il termine “patto” fa naturalmente pensare al patto Molotov-Ribbentrop e i due partner strategici, la Russia e la Cina, evitano il termine “alleanza” per qualificare le loro relazioni. E’ vero che il comunicato del 4 febbraio tra Xi Jinping e Vladimir Putin parlava per la prima volta di una “cooperazione senza limiti”. Ma se c’è un patto, questo patto è ideologico e diplomatico. Ideologico da parte di Xi Jinping che, da quando è salito al potere nel 2012, ha biasimato pubblicamente la caduta dell’Unione sovietica, ha condannato Gorbaciov, responsabile del crollo, e ha deplorato il fatto che non sia stato trovato un uomo per impedire questa dissoluzione. Xi Jinping sostiene la restaurazione dell’autorità da parte di Putin. Possiamo notare anche un forte sostegno reciproco alle Nazioni Unite, seppur con delle sfumature: la Russia utilizza liberamente il suo diritto di veto, mentre la Cina è in secondo piano. Tuttavia, prende delle posizioni forti, e lo ha appena fatto votando contro l’apertura di un’inchiesta da parte del Consiglio dei diritti dell’uomo dell’Onu su eventuali crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina.
Osserviamo inoltre che tutta la propaganda pubblica cinese veicola la tesi russe sul conflitto. Pechino confonde volontariamente le distruzioni commesse dall’Ucraina e dalla Russia, e fa della Nato l’unica responsabile dell’attuale conflitto. La Cina mette anche un accento particolare su alcune accuse: gli Stati Uniti avrebbero sviluppato in Ucraina dei laboratori di armi biologiche. Ciò permette alla Cina di resuscitare la favola secondo cui dei laboratori americani avrebbero creato il Covid. E ciò ricorda la propaganda sovietica, quella del Kominform durante la guerra di Corea, nel 1952. I sovietici, all’epoca, avevano accusato gli Stati Uniti di diffondere un virus batteriologico. Ci troviamo dunque di fronte a dei riverberi ideologici che ricordano i tempi dell’alleanza sino-sovietica.
Al di là della denuncia dell’occidente, cosa avvicina la Cina e la Russia? I due paesi parlano veramente alla pari?
Non bisogna sottovalutare le risorse che può avere la Russia anche se il suo pil è l’equivalente di una provincia cinese e mezza: è una grande fornitrice di energie, di metalli rari, e la Cina ne ha bisogno. Come punto di forza ha anche la sua audacia militare. I cinesi hanno assistito con sorpresa alle offensive militari russe in Georgia, in Siria e oggi in Ucraina. La Cina non fa altrettanto uso delle sue armi; preferisce vincere senza fare la guerra. Sul piano economico, la Russia resta molto debole, e rispetto alla Cina, per esempio, ha uno scambio sette volte inferiore con gli Stati Uniti e l’Unione europea. L’avvicinamento tra la Cina e la Russia è un’alleanza tra regimi, incentrata su un glacis autoritario e un’ispirazione reciproca. Senza alcun dubbio, Xi Jinping ha preso Putin come esempio nel suo rifiuto di portare avanti le riforme e l’apertura all’occidente. Putin, che all’inizio presiedeva un sistema semi-autoritario, personalizzato, corrotto, ma con uno spazio per l’opposizione e una libertà d’informazione, ha ridotto poco a poco queste libertà, e in seguito innalzato una muraglia sull’informazione per tagliare la Russia dal mondo esterno.
C’è un’ispirazione reciproca. Il regime russo si regge in maniera più visibile su una serie di legami personali, una verticale del potere attraverso le imprese controllate dagli oligarchi vicino a Putin. Ma la Cina non è così lontana da questa situazione, anche se Xi Jinping fa della lotta alla corruzione una battaglia essenziale e non solo un pretesto politico per sbarazzarsi dei suoi oppositori. Mi sembra tuttavia che esista una differenza fondamentale tra i due regimi: Xi Jinping esalta naturalmente il passato cinese, ma è rivolto verso il futuro in modo risoluto, mentre Putin vive unicamente nella nostalgia dell’Unione sovietica ed è rivolto verso il passato.
(Traduzione di Mauro Zanon)
Il Foglio internazionale