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“La Russia perderà una parte del suo vasto territorio da qui al 2050”, scrive il britannico Hamish McRae
Sull'Express, il giornalista economico dell'Independent, che se ne intende di prospettive storiche, racconta come cambierà il mondo dopo la guerra in Ucraina
Nel 1994, il britannico Hamish McRae pubblicava “The World in 2020. Power, Culture and Prosperity”, immaginando le future grandi tendenze del mondo. Il suo esercizio di prospettiva aveva spesso colto nel segno sul piano politico (il divorzio tra l’Unione europea e il Regno Unito) e sul piano economico (il mondo è diventato più prospero), ma si è sbagliato sull’entità della rivoluzione digitale. Oggi, il giornalista economico del quotidiano The Independent ripete l’esperienza con “The World in 2050. How to Think About the Future” (Bloomsbury). Il suo quadro dei prossimi trent’anni può apparire saggio e assai ottimistico rispetto alle previsioni di uno Yuval Noah Harari in “Homo Deus”. Ma Hamish McRae offre un quadro di riflessione ragionato e molto pedagogico, lontano dalle pizie in voga.
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L’Express – Partiamo dal presente. Sulla scia di Steven Pinker e Hans Rosling, lei sostiene che, nonostante l’attualità e la crisi ecologica, non ci sia mai stato un periodo migliore come quello in cui viviamo oggi…
Hamish McRae – Presentare il mondo che ci circonda come catastrofico è un discorso alla moda. Ci sono sempre stati degli eventi tragici, e ci sono anche oggi. Eppure, se si osservano i dati, la situazione migliora in molti campi. Come ricordato per esempio da Hans Rosling nel suo saggio postumo “Factfulness”, la parte di persone che vivono nell’estrema povertà si è quasi dimezzata in venti anni. A livello mondiale, la speranza di vita si situa ora a 72 anni. L’istruzione delle ragazze è in aumento. La mortalità infantile è in calo. Forse è Barack Obama che ha riassunto questo quadro nel migliore dei modi davanti a un gruppo di giovani nel Laos nel 2016. Ha detto loro che se avessimo potuto scegliere la nostra data di nascita, ignorando la nazionalità, il sesso o la religione, non avremmo scelto un’epoca diversa dalla nostra”.
Prima della Prima guerra mondiale, la Russia aveva la seconda economia europea dopo la Germania. Oggi, è più debole della Germania, del Regno Unito, della Francia e dell’Italia… Da un punto di vista relativo, se la si paragona ai vicini europei, la Russia non è mai stata così debole economicamente da duemila anni a questa parte. Nel 1990, l’economia dell’Unione sovietica rappresentava ancora un terzo di quella degli Stati Uniti. Oggi, la Russia è soltanto un quindicesimo dell’economia americana. Bisogna essere coscienti del risentimento russo generato da questo considerevole rimpicciolimento. Certo, oggi è delicato affermare ciò con la guerra in Ucraina, ma dobbiamo aiutare la Russia a gestire questo declino. Non è possibile con il regime di Putin. Ma quando ci sarà un cambiamento, l’Europa dovrà includere la Russia. Quando sarà possibile, bisognerà sostenere la popolazione russa. La quindicesima economia mondiale non può eternamente controllare il territorio più vasto del mondo. A maggior ragione perché la sua popolazione calerà. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, i russi passeranno da 146 a 136 milioni nel 2050. La Russia condivide una frontiera di 4.000 chilometri con un vicino cinese che ha disperatamente bisogno di più terre e più risorse. Ciò non può che rappresentare una crescente fonte di tensioni tra questi due paesi. Nella forma estrema, ciò potrebbe tradursi con la perdita della Siberia, in maniera tale che la Russia diventi una nazione puramente europea, tenendo conto che i tre quarti della popolazione russa vivono già nella parte europea. Potrebbe esserci anche la vendita di una parte del territorio alla Cina.
Una tendenza importante è la crescita della classe media a livello mondiale. Ciò, secondo lei, rafforzerà i valori democratici nonostante oggi sembrino in crisi dinanzi all’ascesa dei regimi autoritari?
Nel 2050, circa due terzi della popolazione mondiale apparterranno alla classe media, o saranno ricchi. Ciò non è mai accaduto nella storia della nostra specie. Mai la maggior parte dell’umanità ha avuto accesso a cure decenti, all’istruzione, alla possibilità di viaggiare e a buone opportunità di lavoro. Grazie alla rivoluzione delle comunicazioni, questa classe media in ascesa ha inoltre un accesso immediato a un gran numero di conoscenze. Spero che questa evoluzione rafforzerà i valori democratici. Il regime cinese potrà soltanto cambiare, o all’interno del Partito comunista, o all’esterno, perché la vasta classe media che ritroveremo in Cina vorrà le stesse cose che hanno le altre. Reclamerà una migliore governance. Per ora, la classe media nei paesi sviluppati supera ancora per numero quella dei paesi emergenti. Ma nel 2050, questa nuova classe media sarà due o tre volte più importante della vecchia. Attualmente gli stili di vita americani o europei influenzano ancora la Cina e l’India, ma potrebbe verificarsi il contrario.
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