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In Russia, la resistenza (e la rivolta) del mite professor Melnitchenko

“Devo essere pronto”. E ha iniziato a preparare le valigie: una se deve andare in prigione, l’altra se deve fuggire dalla Russia

Questo brillante professore di Diritto a Volgograd (sud-ovest della Russia), l’ex Stalingrado, è entrato in resistenza dall’inizio dell’offensiva russa in Ucraina, scrive L’Express (15/6). Come lui, i rari professori di università e studenti russi che hanno criticato il conflitto sono stati sanzionati, arrestati o costretti all’esilio. Dei procedimenti simili colpiscono alcuni insegnanti della scuola primaria e secondaria, sottomessi, secondo il professor Melnitchenko, a una pressione molto più forte per diffondere la linea del Cremlino.

  


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“L’élite intellettuale può privare l’élite dirigente della base del suo potere. Ciò spiega la reazione brutale”, afferma quest’uomo dal discreto baffo grigio, che riconosce tuttavia che la stragrande maggioranza dei professori resta in silenzio e non tenta di stimolare un pensiero critico. Il 31 marzo, Roman Melnitchenko è stato convocato da una commissione etica dell’Università statale di Volgograd, dove lavorava dal 2016. Subito dopo, è stato interrogato da tre poliziotti. Gli è stato rimproverato di aver condiviso sui social network, tra il 24 febbraio e il 4 marzo, delle pubblicazioni che denunciano l’offensiva russa in Ucraina, e in particolare un video che mostra la morte di una bambina in un ospedale a Mariupol. Preventivamente, la sua direzione gli aveva ordinato di cancellare queste pubblicazioni, cosa che ha fatto. L’opposizione al conflitto di questo padre di una figlia di 11 anni è stata istintiva: i suoi due genitori vivono a Nikopol, una città del sud dell’Ucraina molto vicina al fronte. “Sono in uno stato di choc da tre mesi, sono i miei genitori”, esordisce Melnitchenko, prima di fermarsi con le lacrime agli occhi. Il 15 aprile è stato licenziato dalla sua università per “immoralità”. Ed è stato condannato il 7 giugno a 30.000 rubli (460 euro) di multa per diffusione di “false informazioni”, una somma corrispondente al suo salario mensile. Fortunatamente, sua moglie, Zoïa Melnitchenko, copre le spese della casa: è manicurista, un’attività redditizia. “La Russia crollerà il giorno in cui vieteranno le manicuriste”, dice con toni gravi Roman Melnitchenko, prima di scoppiare a ridere.

  

Questo avvocato di formazione si era tenuto lontano dalla politica, come numerosi russi che vedono in essa un nido di problemi. Già nel passato, due istituti universitari non avevano rinnovato i suoi contatti. Il primo perché aveva denunciato un affaire di corruzione, l’altro perché aveva affrontato durante le lezioni il tema dell’annessione della Crimea, afferma. Ma la sua esclusione per “immoralità” è molto più grave.

    

Roman Melnitchenko ha fatto causa alla sua ex università per far annullare questa decisione che, nel caso fosse confermata, gli impedirà di ritrovare un posto in Russia. “Ho bisogno dell’università, degli studenti, dei professori, di questo luogo in cui ognuno può crescere”, dichiara questo adepto rivendicato del “dialogo socratico”, apprezzato dai suoi studenti, popolare al punto da contare più di 67mila abbonati sulla sua pagina YouTube, dove pubblica regolarmente i video dei suoi corsi. “Ci coinvolgeva in una riflessione intellettuale”, testimonia uno dei suoi ex studenti, Sergueï, che preferisce restare anonimo per timore di rappresaglie.

  

Perché Roman Melnitchenko dice ormai di essere sorvegliato dagli agenti dell’Fsb e di subire una campagna di diffamazione nei media locali. Teme di essere soltanto all’inizio di un ingranaggio che può condurlo in prigione. Ma ciò non gli fa più paura. Le sue disavventure lo hanno spinto ad abbracciare un’altra carriera: quella di difensore dei diritti. L’insegnante si è associato a un oppositore locale, Alexandre Efimov, del partito liberale Jabloko, per localizzare i soldati ucraini prigionieri e detenuti nella regione di Volgograd. Insieme, hanno sollecitato la Commissione di sorveglianza delle prigioni per reclamare il rispetto dei loro diritti. Prevedono di lanciare una serie di iniziative simili per localizzare i militari russi detenuti in Ucraina.

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