un foglio internazionale
La storia dello stato russo ci mostra cosa c'è alla base della volontà imperiale di Mosca
L’invasione dell’Ucraina, spiega Thierry Lentz, affonda le sue radici nella convinzione di poter unificare l’Eurasia, scrive Le Figaro (5/7)
"Vladimir Putin, si sa, non va per il sottile” spiega lo storico francese Thierry Lentz, direttore generale della Fondation Napoléon e professore all’Institut catholique d’études supérieures del comune di La Roche-sur-Yon (Ices). Secondo Putin, la Russia non fa altro che difendersi invadendo l’Ucraina; Zelensky è un brigante; l’America e la sua Nato vogliono imporre alle popolazioni slave un imperialismo il cui primo bersaglio è la Santa Russia. “Sullo sfondo di verità semplificate, la posta in gioco è quella di ottenere l’adesione delle opinioni europee, a giusto titolo scioccate dalle immagini di atrocità commesse contro dei civili, a un sostegno incondizionato a Kyiv. Una sorta di guerra giusta dell’occidente per procura. Queste semplificazioni reciproche non devono né scandalizzarci né impedirci di riflettere. Anche una causa legittima ha bisogno di slogan: è una guerra e l’Ucraina si batte per la sua integrità. Putin, invece, si gioca il suo potere e forse la propria vita.
Tuttavia, quando ogni campo dipinge la realtà con i suoi colori, quando è solo una questione di lotta del bene contro il male, ogni escalation sbarra una nuova strada per giungere alla risoluzione della crisi. Quando la guerra non sarà più nell’interesse dell’uno e dell’altro, o di entrambi, i diplomatici dovranno liberarsi di queste mezze verità, di queste esagerazioni e di queste occultazioni tanto volontarie quanto provvisoriamente necessarie della realtà.
Qualunque cosa si possa pensare, questa crisi affonda le sue radici in un passato lontano, classica interazione tra le cause profonde e le cause dirette. Essere consapevoli delle prime non giustifica niente e nessuno, ma permette di capire i problemi in profondità. I gestori dell’immediato diranno che non è importante e contano soltanto i fatti e le reazioni che generano; che deve essere presa in considerazione soltanto la personalità cinica e crudele del nuovo zar, che l’urgenza è quella di mettere fine alla sua ambizione imperiale. Ciò è naturalmente necessario per gestire la situazione a breve termine(…) La storia non offre alcuna soluzione diretta, ma permette di avere sullo sfondo ciò che è radicato presso gli uni e gli altri, poiché ciò che è radicato non può mai essere cancellato a breve termine.
Ecco dunque alcuni temi di riflessione che non costituiscono naturalmente delle giustificazioni per Vladimir Putin e la sua combriccola (…). Il primo elemento che bisogna tenere a mente è l’importanza della storia nella cultura politica e popolare russa. Non a caso Vladimir Putin ha giustificato l’attacco dell’Ucraina in un lungo testo con pretese storiche, una storia che il presidente russo forza ma che ha un eco prevalentemente positivo nel suo popolo (…) Certo, l’Eurasia è anzitutto una realtà geografica secondo cui l’Europa e l’Asia sono un unico ‘continente’. Ma i teorici e i pubblicisti russi si sono appropriati da molto tempo di questo concetto che, secondo loro, conferisce alla Russia una missione speciale. E’ l’idea, dopo molti altri, di Alexsandr Dugin, politologo nazionalista molto stimato da Putin, che si ispira, distorcendola, alla teoria del britannico Halford Mackinder (1861-1947). Secondo loro, lo spazio eurasiatico è chiamato ad unirsi attorno alla Russia o a un asse russo turco, completato da alleanze “asiatiche” con l’Iran e con la Cina. “Cuore della Terra” per Mackinder, l’Eurasia è “il perno geografico della storia”. Dugin trae la conclusione che solo la Russia potrebbe unificare l’Eurasia. Putin ci crede, e con lui il suo entourage e gran parte della dottrina geopolitica russa. E’ il fondamento teorico essenziale dell’ambizione imperiale.
Secondo questa dottrina, il mondo non russo ha capito e teme questa importanza storica della Russia. E vi risponde da sempre con una politica dell’accerchiamento. Inquieti dei progressi e della potenza russa, l’occidente, la Cina e la Persia non possono che unirsi per contenerla. E Mosca deve fare di tutto per impedirlo. Vi risponde con la diplomazia e spesso con delle azioni militari(…) Quando arriverà il momento della risoluzione dell’attuale conflitto, sarà naturalmente necessario ripristinare i diritti in Ucraina, ma allo stesso tempo non bisognerà trascurare i fattori geopolitici e storici.
La nostalgia della grandeur dell’Impero degli zar e dell’Unione sovietica, il traumatismo degli anni Novanta, la realtà secolare delle zone di influenza, l’accoglienza della Russia in un’Europa stabilizzata per evitare di spingerla verso l’est dovranno fungere da sfondo alle negoziazioni (…) Dopo Putin, ne arriverà un altro, che non cambierà la storia della Russia”.