Un foglio internazionale
Francesi tra ammirazione e stupore dinanzi all'affetto per la regina
“Gli inglesi sono riusciti a creare la democrazia più compiuta del mondo anche grazie alla corona”, spiega la filosofa Chantal Delsol. Scrive il Figaro (11/9)
La presenza persistente, nell’attualità, dei sovrani britannici provoca nei francesi un misto di ammirazione e di stupore” scrive la filosofa Chantal Delsol. “La cascata di emozioni a cui assistiamo in questi giorni in occasione della morte della regina Elisabetta II non fa altro che amplificare questi due sentimenti contraddittori e congiunti. Dai tempi della Rivoluzione, i francesi sono tenuti a considerare i loro governanti come delle persone ordinarie. Acconsentono, ma non smettono di allontanarsi dalla retta via, mettendo sul piedistallo diverse personalità nel corso del periodo repubblicano – incensano Napoleone Bonaparte e ultimamente il generale De Gaulle.
I monarchici diranno che i popoli hanno un bisogno istintivo di ammirare. Bisogna constatare ad ogni modo la passione comune e quasi generale per i fatti e le gesta dei grandi questo mondo, l’intenerimento dinanzi alle loro piccole manie svelati dai magazine a grande tiratura e ci si renderà conto che il francese, da questo punto di vista, non è diverso dall’inglese. Dinanzi a quanto accaduto, i francesi sono allo stesso tempo ammirati e stupiti che si possa amare fino a tal punto un sovrano. Noi diremo che l’affetto nei confronti di un sovrano è un sentimento che accomuna l’umanità, ma che la Francia ha fatto di tutto per eliminare. Nonostante restino tante tracce (basta ascoltare le riposte dei francesi intervistati sulla morte di Elisabetta II), molti dei nostri repubblicani se ne vergognano. I francesi, in generale, non sopportano il principio dell’eredità, il dono che si riceve in maniera immeritata, o quelle persone che, secondo la nostra espressione sprezzante, “hanno avuto soltanto la pena di nascere”.
Molti francesi non immaginano nemmeno che si possa nascere con tanti oneri quanti doni – Elisabetta II era schiacciata dagli oneri ereditati. In questo senso i francesi si trovano alla punta estrema dell’edificio moderno, e ventoso, dell’individualismo (fatto che tra l’altro non li rende certo più felici). Insomma, per la Francia, amare un sovrano ha un piccolo sapore di repubblica delle banane, prostrarsi davanti a un pazzo che si crede Dio. Ma ecco il punto: i sovrani britannici non credono di essere proprio nulla, portano in giro per il vasto mondo britannico il loro pudore e la loro semplicità tipicamente britanniche, non manifestano alcuna arroganza né disprezzo verso i loro cittadini e, quando commettono qualche sciocchezza dovuta alla giovane età e alle tentazioni, i più anziani li rimproverano con vigore. Insomma, sono come tutti, e possono per questo rappresentare, in modo non politico ma simbolico, il popolo che non li ha mai eletti. A cosa serve? direbbe un francese erede dello spirito del 1789. Perché il francese ha un ricordo crudele delle monarchie assolute che hanno modellato la sua storia, e nelle quali il re divinizzato doveva guidare il popolo bambino come il pastore le sue pecore – secondo la vecchia immagine platonica.
Ciò che distingueva giustamente la monarchia assoluta era la differenza di natura tra il re e i suoi cittadini. Per sfuggire a questo, da noi non abbiamo trovato nulla di diverso che tagliare definitivamente la testa al re. I britannici, invece, hanno trovato qualcosa di meglio. Sono riusciti nel prodigio di creare la democrazia più compiuta del mondo, senza disfarla delle caratteristiche monarchiche di cui un popolo ha bisogno. Siamo consapevoli dai tempi di Montesquieu della forza del sistema democratico inglese, capolavoro della separazione di poteri”.
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