Un Foglio internazionale
Musk e gli altri. Perché i ceo non capiscono la politica
Chi è abituato al pragmatismo e alla razionalità non riesce a fare i conti con l’ideologia. Il caso Mishima e la linea del nuovo proprietario di Twitter sull’Ucraina
"Prima di praticare il rituale harakiri, Yukio Mishima usava altri modi per esprimere il suo pensiero. Il punto era che il Giappone aveva smarrito la sua anima marziale durante il boom del secondo dopoguerra. Per i gusti cavallereschi del grande scrittore, c’erano troppe fotocamere tascabili e poche spade”. Così inizia il commento di Janan Ganesh sul Financial Times.
“Una delle opere meno conosciute di Mishima racconta di un impiegato un po’ ingenuo che compra una pubblicità su un tabloid. Ciò che mette in vendita è il diritto di ucciderlo. Mishima ha praticato seppuku (un antico rituale per il suicidio, privilegio esclusivo dei samurai, ndt) due anni dopo. Gli zeloti, anche quelli di destra, non capiscono il mondo delle aziende: il suo pragmatismo, l’assenza di estremi. A giudicare dalla fiducia di Elon Musk nel fatto che la Russia onorerà qualunque accordo di pace lui abbia in mente, anziché tornare a chiedere di più, quest’incomprensione è reciproca. Si dice spesso che gli uomini d’impresa non capiscono la politica. Consentitemi un’ipotesi, formata negli anni, sul perché. Non ne comprendono il fanatismo. Non credono che qualcosa di così astratto come un’idea possa spingere delle persone ad atti estremi.
No, secondo loro, sotto quella spacconeria mistica devono esserci delle rimostranze terrene e negoziabili. Deve esserci un accordo da fare. Consideratela la versione capitalista della nozione di falsa coscienza teorizzata da Engels. Un aggressore in guerra può sostenere di essere animato dall’onore imperiale e da altri fattori intangibili. ‘Parliamone’, è ciò che è abituato a sentire chi ha un’anima imprenditoriale. Anche Donald Trump, che ne sapeva qualcosa degli estremi della natura umana, ha interagito con i regimi in modo transazionale.
I miei conoscenti che esprimono la linea Musk sull’Ucraina lavorano quasi tutti in azienda, soprattutto in finanza. Ma questo non sorprende più di tanto. Il loro mondo è fatto di accordi tra parti che agiscono in buonafede, o quanto meno in modo razionale. Se qualcuno non obbedisce, c’è un organo terzo chiamato tribunale. Loro sono abituati all’intransigenza, ma non al fervore dottrinale. Non stupisce che, secondo loro, è ovvio che la fine della guerra possa essere negoziata. La loro è quella che i francesi chiamano ‘déformation professionnelle’: la tendenza a vedere il mondo attraverso le lenti del proprio mestiere. E’ una sorta di innocenza, non di malizia. Però non è meno pericolosa.
Il rifiuto da parte degli uomini d’impresa di prendere sul serio la parola degli zeloti si manifesta in modi meno drammatici. Prendete il governo clown in Gran Bretagna (guidato da Liz Truss, poi costretta alle dimissioni, ndt). Gran parte degli annunci fiscali che hanno spaventato i mercati erano stati presentati tempo fa. Gli investitori semplicemente non potevano credere che Liz Truss facesse sul serio. Non potevano accettare che lei fosse un’ideologa perché non possono accettare che nessuno lo sia. Lei è stata stroncata per non avere capito il loro temperamento. Ma l’ignoranza esiste anche dall’altra parte.
Oppure prendete l’avanzata della sinistra nel mondo delle imprese. Parlando con chi lavora in azienda, emerge una tendenza netta negli ultimi dieci anni. I direttori parlano sempre di più di come si sia politicizzato l’ufficio. Alcuni sono preoccupati. Ad altri, per mia grande sorpresa, piace l’‘allyship’ (la tendenza a includere una comunità marginalizzata diversa dalla propria, ndt) o qualunque altro gergo hanno capito a metà dai loro figli e dai colleghi arrabbiati quella settimana.
Ora, essendo una persona che ambisce ad andare in pensione senza avere mai gestito nemmeno un collega, non presumo di insegnare ai dirigenti d’azienda nulla in materia. Ma dirò questo: i ceo assumono di potere decidere fino a quanto si spingerà questa tendenza. La loro scommessa è che, se regali mezza pagnotta alla sinistra culturale tu potrai serenamente mangiare l’altra metà. Dopo tutto, questo è ciò che succede in azienda. Ma qui siamo in politica, e nella sua frangia più estrema. Quindi devi aspettarti che loro pretenderanno tutto. Nessuna concessione sarà sufficiente. Gli attivisti radicali nei campus universitari usano spesso la parola ‘marxismo’. Ma ‘leninismo’ è un termine più accurato. Il marxismo descrive un ordine sociale armonioso determinato dalla storia. Il leninismo sostiene che per arrivare a ciò bisogna lottare, senza quartiere.
In un certo senso, Musk si trova d’accordo con i ceo woke che lui sembra tanto disprezzare. Entrambi non comprendono l’estremismo. Nessuno con una mente rigida e astratta ha mai avuto successo nel mondo delle aziende, e chi abita quell’universo non può immaginare che queste caratteristiche ti portino al successo altrove. La tensione tra il pragmatico e l’ideologo è antica e reciproca. Ma non è simmetrica. Mishima, dopo tutto, non ha mai provato a dirigere la Nissan”.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
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