un foglio internazionale
Nel dibattito sull'invio di armi all'Ucraina è in gioco l'identità della Germania
Alcuni tedeschi hanno imparato le lezioni sbagliate dalla storia. Cosa manca per completare la Zeitenwende
"Lo scorso febbraio, tre giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il cancelliere Olaf Scholz ha pronunciato un grande discorso al Bundestag”. Così inizia l’articolo di Anne Applebaum sull’Atlantic. “Scholz ha annunciato un aumento di 100 miliardi di euro nel budget della difesa; ha detto che la Germania ha bisogno di ‘aerei che volano, navi che possono salpare e soldati che sono ben equipaggiati per le loro missioni’”.
Questa è stata una svolta epocale - i tedeschi la chiamano Zeitenwende - che ha lasciato senza parole molti compagni di partito di Scholz. “Dopo il discorso, in Germania si è parlato di cosa significhi aiutare gli ucraini, quali armi possono essere inviate e quali no, quali potrebbero provocare una reazione estrema da parte della Russia e quali possono aiutare (l’Ucraina, ndt) a vincere la guerra”. In Germania, sostiene Applebaum, la questione dell’invio delle armi occupa un grande spazio nel dibattito nazionale. Secondo la giornalista il punto cruciale è che la Germania dispone di tanti carri armati che potrebbe donare all’Ucraina, ma non lo fa e vieta ad altri paesi europei di inviare carri armati tedeschi. Perché? Il governo dice che ci sono “questioni logistiche” e anche “visive”; se i mezzi fossero immortalati con la croce di ferro tedesca la propaganda russa potrebbe spacciarlo come un attacco da parte della Nato. Secondo Applebaum, queste sono tutte scuse; la vera ragione è di natura politica. “Scholz non si muove perché questo non è un dibattito sui carri armati; è un dibattito sulla Germania. E non è ancora stato risolto”.
La prima ragione è che la Germania ha tratto due lezioni opposte dalla seconda guerra mondiale. Per la nuova generazione di politici Verdi e liberal-democratici il genocidio nazista in Europa comporta un obbligo morale a evitare delle tragedie simili. La conseguenza di questo ragionamento, dunque, è che sia giusto inviare armi all’Ucraina. Ma molti tedeschi hanno tratto la lezione opposta dal 1945: la Germania deve evitare una nuova guerra restando al di fuori di ogni conflitto. Secondo molti tedeschi, il muro di Berlino non è caduto a causa degli investimenti nella difesa a opera di Ronald Reagan, ma grazie al compromesso e all’interdipendenza commerciale con l’Urss. Il mantra Wandel durch Handel - “cambiamento attraverso il commercio” - è diventato popolare anche perché faceva comodo alle aziende tedesche. Questa particolare sensibilità agli interessi economici condiziona l’andamento della guerra in Ucraina - molti tedeschi non vedono l’ora che finisca, per ritornare alla normalità - così come i rapporti commerciali molto stretti con Pechino.
Secondo Applebaum, questa visione non è universale. “Alcuni tedeschi sono pronti a guidare in prima fila, alcuni tedeschi hanno imparato le lezioni della storia e alcuni tedeschi stanno iniziando a convincere i propri compatrioti che il mondo è cambiato, e anche loro devono cambiare di conseguenza”. Quando loro vinceranno il dibattito, sostiene la giornalista, l’Europa sarà pronta a difendersi e lo Zeitenwende sarà finalmente diventato reale.
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