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"Dietro l'ascesa di Putin, c'era l'alleanza del Kgb con la criminalità organizzata”
Catherine Belton spiega come i metodi ereditati dall’agenzia di servizi segreti siano di nuovo al centro della politica di infiltrazione in occidente. Scrive Le Figaro (24/11)
Le Figaro – Catherine Belton, nel suo libro racconta in che modo sono emersi Putin e l’attuale “sistema di potere”, affermando che il sistema è nato da un’alleanza tra l’ex Kgb e la criminalità organizzata, che comincia prima della fine del comunismo, per prendere i soldi del Partito comunista e organizzare delle reti.
Catherine Belton – Si può dire che questo libro racconta la storia di una sopravvivenza. La sopravvivenza di un’organizzazione e degli uomini che la compongono. Racconta in che modo Putin ha continuato a operare secondo la stessa modalità dell’epoca in cui era a Dresda, a partire del 1985. I servizi segreti esterni del Kgb, di cui era membro, hanno constatato che il blocco comunista non sarebbe riuscito a sopravvivere perché non era capace di fare concorrenza diretta all’occidente sia dal punto di vista economico che militare. Gli uomini del Kgb si sono allora lanciati in operazioni atte a indebolire il nemico invece di portare avanti una competizione diretta, in particolare con furti della tecnologia occidentale. Ma hanno anche cominciato a preparare il seguito, a organizzare delle reti per prendere i soldi del Partito comunista… E’ l’epoca in cui Putin lavorava direttamente con l’agente della Stasi Matthias Warnig a Dresda. Si occupavano di operazioni sovversive. Sappiamo grazie a un transfuga della Stasi che Putin ha fatto in che modo che fossero ritrovate delle immagini pornografiche a casa di un professore tedesco per screditarlo ed è riuscito a ottenere un veleno speciale che non lasciava tracce. Ha lavorato anche con un neonazista, Reiner Sonntag, che ha contribuito allo sviluppo dell’estrema destra nell’est della Germania dopo la caduta del Muro di Berlino. Sappiamo infine che ha lavorato con tutta probabilità con dei membri dell’estrema sinistra tedesca della Rote Armee Fraktion che volevano destabilizzare la società della Germania occidentale.
Lei scrive che, al suo ritorno in Unione sovietica, Putin è mandato dal Kgb a infiltrarsi nel comune di San Pietroburgo, e che diventa il punto di contatto tra i servizi, il potere politico e la criminalità organizzata.
Non ci sono tracce scritte, naturalmente, sul fatto che abbia ricevuto come ordine quello di infiltrarsi nei milieu democratici. Ma Putin stesso ha menzionato a più riprese il fatto di essere stato mandato a San Pietroburgo da un superiore di Mosca. E’ stato acclarato che abbia avuto dei contatti con alcuni politici democratici, e in particolare con una deputata molto nota come Galina Starovoytova. Conosceva Sobchak (Anatoly Sobchak, ex sindaco di San Pietorburgo, ndr) dal suo passaggio alla facoltà di Giurisprudenza. Quest’ultimo, grande figura del riformismo, si è reso conto che avrebbe avuto bisogno di un sostegno nei servizi al suo arrivo nel comune se voleva mantenere il suo posto. Poteva fare dei discorsi impetuosi contro le organizzazioni criminali, ma doveva avere un punto di contatto, ed è il ruolo che ha svolto Putin.
Sobchak, brillante oratore, non aveva voglia di occuparsi degli affari politici giorno per giorno e ha lasciato che fosse Putin a farlo. Rapidamente, quest’ultimo ha constatato che bisognava occuparsi della gestione delle liquidità della città e soprattutto dei circuiti di approvvigionamento in piena tempesta economica. La città era fallita, sommersa dal crimine. Putin ha anzitutto provato a costruire un terminale al porto fuori dal controllo della mafia. C’è stata una battaglia. Ma è stato rapidamente sopraffatto e minacciato. Ha dovuto mandare le sue figlie in Germania sotto la protezione di Matthias Warnig. Si è rapidamente detto che non poteva avere la meglio sui suoi avversari, e che dunque bisognava unirsi a loro; fare affari con loro. Da molto tempo era stata creata all’interno del Kgb una sezione che si occupava di queste relazioni. Putin ha fatto dunque leva su questa sezione e in particolare su un certo Ilia Traber. Secondo un ufficiale del Kgb di Mosca che ho intervistato, questa alleanza tra servizi e criminalità organizzata era il segno del carattere spietato di Putin e delle sue reti di servizi a San Pietroburgo.
(Traduzione di Mauro Zanon)
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