11 febbraio 1927: un poster di propaganda russa (Foto di Topical Press Agency/Getty Images) 

un foglio internazionale

Antony Beevor: “L'oppressione e il sangue impregnano la storia russa”

Storico riconosciuto della Seconda guerra mondiale, l’inglese Beevor vede risonanze fra il passato e la guerra in Ucraina

Le Monde – Le atrocità commesse dall’esercito russo in Ucraina mostrano secondo lei la persistenza di una storia di violenza e di terrore che ha le sue radici nella rivoluzione del 1917?

Antony Beevor – La rivoluzione del 1917 e più ancora la guerra civile, durata fino al 1921 e con un bilancio tra i 6 e i 10 milioni di morti, sono effettivamente state segnata da violenze estreme in entrambi i campi. I peggiori esempi di umanità perversa si trovano tra i russi bianchi, ma la spietata disumanità mostrata dai bolscevichi non ha eguali. È Lenin che ha inventato il gulag, la Čeka e il Kgb con la loro coorte di torture, di assassini, di minacce. Opporre i metodi di Lenin a quelli di Stalin è una favola. Questa tradizione di totale disprezzo per la vita umana continua ancora oggi: lo abbiamo visto con l’aggressione contro l’Ucraina, così come in occasione delle due guerre in Cecenia, dell’invasione in Georgia o dell’intervento russo in Siria. Una delle spiegazioni si trova nella violenza quotidiana praticata anche all’interno delle forze armate russe, come all’epoca zarista o sovietica, nel modo i cui gli ufficiali trattano i loro uomini, picchiati e umiliati. Questi ultimi si vendicano con le giovane reclute dell’esercito, ma soprattutto con i civili, e in particolare le donne, quando sono impegnati in un’operazione.

Questa cultura della violenza è dunque ancora più antica…

Nessun paese può sfuggire ai fantasmi del suo passato, e la Russia meno di qualsiasi altro…È segnata dalla persistenza di paure ricorrenti da secoli e secoli, dall’accerchiamento e dalla minaccia alle sue frontiere. Pesa anche il ricordo delle invasioni mongole con il loro corteo di massacri e di stupri di massa, considerati da allora, nell’immaginario di buona parte della società russa, come parte delle pratiche naturali della guerra. L’oppressione e il sangue impregnano la storia russa. Certo, durante le guerre di religione in Europa, sono state commesse delle atrocità; ma dal secolo dei Lumi e l’accento messo sul concetto di umanità nel Diciannovesimo secolo, l’occidente si è sbarazzato di queste pratiche. Non la Russia.

 

La rivoluzione e la guerra civile sono state secondo lei la matrice della brutalizzazione della storia europea nel secolo scorso?
La nuova ideologia di violenza e di morte che ha segnato il Ventesimo secolo e il suicidio dell’Europa ha la sua origine nella rivoluzione russa, più ancora che nella Prima guerra mondiale, anche se quest’ultima fu la catastrofe originale. La guerra civile russa, con le sue uccisioni di massa che puntavano ad annientare interi gruppi sociali, ossia, di fatto, un genocidio di classe, ha alimentato in circolo del terrore che è perdurato anche dopo la Seconda guerra mondiale e oltre. È soltanto l’inizio di un implacabile conflitto tra i borghesi e il popolo, la sinistra e la destra, il comunismo e il fascismo. La borghesia era sconvolta dalla crudeltà dei “rossi” e la paura dell’annientamento. Dall’altro lato, la sinistra era terrorizzata dalla barbarie controrivoluzionaria. È questo circolo della paura che si ritrova nelle guerre civili che hanno devastato l’Europa centrale e orientale fino alla metà degli anni Venti, nel fascismo italiano e in seguito nel nazismo, nella guerra civile spagnola, nella Seconda guerra mondiale e anche nella guerra fredda.
 

Uno scontro che perdura?
Ciò che sta accadendo attualmente in Ucraina è diverso: la definirei la “seconda guerra fredda”, perché non è un’opposizione tra la sinistra e la destra, tra due ideologie opposte, ma tra le democrazie liberali e i regimi autoritari e imperialisti che non fanno più riferimento al comunismo. Tuttavia, in questa guerra, ci sono anche elementi di genocidio culturale, con la negazione esplicita della nazione ucraina e la volontà deliberata del potere russo di distruggerne i simboli, al fine di integrare totalmente questa popolazione, come i bielorussi del resto, in un insieme comune. Vladimir Putin è ossessionato dal declino demografico della Russia. All’inizio dell’invasione, evocava “i fratelli e le sorelle ucraini”, prima di accusarli di essere dei nazisti e degli adepti di Satana. 
 

Vladimir Putin non è ambiguo nel suo rapporto con la rivoluzione del 1917?
Anche se è un ex ufficiale del Kgb e dice di rimpiangere la defunta Unione sovietica (Urss), il Signor Putin non è un “rosso”, ma un “bianco”. I suoi riferimenti intellettuali vengono in gran parte dalle teorie sviluppate dagli esiliati bianchi dopo la guerra civile, riprese oggi dai pensatori ultranazionalisti che lo circondano. 

  

  
Traduzione di Mauro Zanon 
 

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