Un Foglio internazionale
Benedetto XVI, l'ultimo occidentale
Il vero antidoto all’asse Putin-Xi, che crede nel declino terminale del mondo libero, era il Papa emerito. Un’analisi del Wall Street Journal
Una delle storie dell’ultimo anno è stata l’alleanza sempre più forte tra i due grandi autocrati, Vladimir Putin e Xi Jinping, uniti dalla convinzione che l’occidente sia in declino terminale. Si dà il caso che il mondo abbia appena perso il più autorevole analista della tesi secondo cui l’occidente è finito – il Papa emerito Benedetto XVI”. Così inizia l’articolo sul Wall Street Journal di Daniel Henninger che, pochi giorni prima del funerale del Papa emerito, ha sostenuto che la sua lezione resta di grande attualità e per questo non va dimenticata.
“Credere che Benedetto condivida l’analisi di Putin e Xi – le cui idee sul declino morale dell’occidente sono legate alla loro strategia di cinico opportunismo – sarebbe un insulto alla sua serietà. I bot russi inquinano l’ecosistema dei social media occidentali, e questo è il motivo per cui molti esperti di sicurezza americani – così come molti genitori – credono che TikTok venga utilizzato dalla Cina come strumento per l’erosione culturale. Al contrario, Benedetto voleva disperatamente salvare l’occidente e la tradizione giudeo-cristiana a cui aveva dedicato la sua vita. Reclutare un pontefice da poco scomparso nella competizione tra Cina e Russia potrebbe sembrare stravagante. L’immediato predecessore di Papa Benedetto e mio amico, Giovanni Paolo II, aveva scelto Ronald Reagan, Margaret Thatcher e un piccolo gruppo di intellettuali filo-occidentali come alleati nella sua battaglia contro l’ideologia del comunismo sovietico. Al giorno d’oggi l’unico sulla loro stessa lunghezza d’onda è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Inoltre, la minaccia proveniente da Cina e Russia viene solamente vista da un punto di vista economico e militare. La difesa dell’Ucraina contro l’invasione di Putin si basa sul trasferimento di equipaggiamenti militari e sanzioni economiche contro la Russia. Malgrado un nuovo consenso secondo cui Xi ha reso la Cina un paese aggressore, in molti pensano al disaccoppiamento economico e a finanziare la difesa nella regione del Pacifico. Ma questa logica non riconosce quanto sia alta la posta in palio per Putin e Xi. A loro modo di vedere, questo progetto non si limita a una dimensione economica e militare. Sono in gioco dei valori fondamentali. Dunque, per Putin e Xi si tratta di un conflitto che va oltre il campo di battaglia in Ucraina e Taiwan.
La loro diagnosi è che i popoli occidentali siano diventati moralmente e politicamente scollegati dai valori democratici e liberali che hanno permesso all’occidente di vincere due guerre e conseguire il dominio economico e culturale. Putin e Xi credono che il sistema di valori dell’occidente sia ora debole e possa essere sostituito. ‘La verità morale e storica è dalla nostra parte’, ha detto Putin nel suo discorso di fine anno: ‘Quest’anno ha dimostrato che non esiste una forza più potente dell’amore per la famiglia e gli amici, lealtà verso gli amici e i commilitoni e la devozione verso la madrepatria’. Il tradizionalismo di Putin è, ovviamente, un inganno. Il suo vero obiettivo è il potere. Al ventesimo anniversario del Partito comunista cinese a ottobre, Xi ha sostenuto che ‘il socialismo scientifico brilla con una ritrovata vitalità nella Cina del Ventunesimo secolo. La modernizzazione della Cina offre all’umanità una nuova via per modernizzarsi’. Come si evince dalla vita quotidiana dei cinesi, questa nuova via comporta la cessione allo stato di una serie di libertà: di opinione, espressione e privacy. E’ ancora da vedere se Russia e Cina ‘vinceranno’ questa competizione. Ciò che non è in discussione è che loro credono di dovere sostituire i valori dell’occidente con i loro. Quando era pontefice, Benedetto riconosceva la minaccia della Cina a questi valori. Parlando alla vigilia di Natale nel 2010 dalla sua finestra su piazza San Pietro, Benedetto si diceva ‘fiducioso del fatto che la chiesa in Cina’ non si sarebbe ‘persa d’animo dinanzi alle limitazioni imposte alla propria libertà di culto e di coscienza’.
I necrologi di Benedetto, seppur rispettosi, lo hanno ripetutamente etichettato come un ‘conservatore’, che lo fa apparire semplicemente come un’altra voce nel dibattito politico. Questo è un disservizio alle intenzioni di Benedetto. Come cardinale tedesco, Joseph Ratzinger ha sostenuto che il secolarismo e la ragione da soli sarebbero stati inadeguati a mantenere intatte le strutture sociali. Una volta diventato Papa, ha riassunto queste idee nel 2009 nell’enciclica, ‘Caritas in Veritate’”. Il secolarismo, ha sostenuto, fallirà senza il pilastro della religione, o della fede: “La ragione e la fede – ha scritto Ratzinger – possono aiutarsi a vicenda. Solamente insieme possono salvare l’uomo.
Affidandosi esclusivamente alla tecnologia, la ragione senza fede è condannata a degenerare in un’illusione della sua onnipotenza. La fede senza ragione invece rischia di essere tagliata fuori dalla vita quotidiana”. Putin e Xi vogliono sfiancarci dall’esterno. Ma uno potrebbe domandarsi: perché dovremmo farlo noi stessi? Guardate all’effetto destabililizzante delle patologie sociali e della disconnessione. Il secolarismo da solo non agisce da argine alle cattive scelte. L’autore fornisce un consiglio per ridurre i problemi del paese: “Andate a messa nel fine settimana”.
E aggiunge: “Imparate che non siete il numero uno e non siete soli. E’ diventato insolito, se non addirittura proibito, parlare di religione nel contesto della vita pubblica. La ‘destra religiosa’ e tutto il resto. Ma forse è arrivato il momento di rilanciare la tesi di Benedetto sul ruolo della religione nell’organizzazione di una società, o nazione, coerente e sicura di sé”.
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