Un Foglio internazionale
Ostaggi, Charlie Hebdo: perché la Francia è diventata il bersaglio dell'Iran
Le caricature che sbeffeggiano Khamenei hanno provocato l’ira della Repubblica islamica, che aveva già fatto di Parigi il suo miglior nemico, scrive il Point (7/1)
Le caricature della Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, non hanno fatto per niente ridere la Repubblica islamica. Un “atto offensivo e indecente”, ha reagito mercoledì 4 gennaio su Twitter il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, assicurando che la pubblicazione di tali disegni da parte del settimanale francese Charlie Hebdo non sarebbe rimasta senza risposta. Dopo aver annunciato delle sanzioni contro il magazine satirico, il capo della diplomazia iraniana ha attaccato duramente il governo francese, accusandolo di avere “superato i limiti” (sic) e di aver “scelto apertamente la strada sbagliata”.
Il nuovo ambasciatore a Teheran, Nicolas Roche, è stato convocato al ministero degli Esteri iraniano. E il giorno dopo, la diplomazia iraniana ha annunciato attraverso un comunicato la chiusura dell’Institut français de recherche en Iran (Ifri), uno dei più antichi e importanti centri di studi francesi all’estero. “L’institut français de recherche en Iran è importante e simbolico, perché costituisce la base delle relazioni tra la Francia e l’Iran nell’epoca moderna e resta l’ultimo istituto di ricerca occidentale in Iran”, spiega un ex membro dell’Ifri, centro specializzato nell’archeologia e nelle scienze umane e sociali creato nel 1978. Affiliato al ministero degli Esteri francese e al Centre national de la recherche scientifique (Cnrs), l’Ifri era già stato chiuso nel 2009 all’epoca del presidente ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad (2005-2013), prima di riaprire le sue porte sotto la presidenza del “conservatore moderato” Hassan Rohani (2013-2021), poi di vedere le sue attività di ricerca interrotte nel 2019 in seguito all’arresto di due ricercatori francesi, Fariba Adelkhah e Roland Marchal. L’Ifri lasciava comunque aperta la sua ricca biblioteca, utilizzata sia dagli studenti di lingua francese sia dagli universitari iraniani. “Poiché il capo del potere iraniano, ossia la Guida suprema, è stato attaccato, il regime non poteva permettersi di non rispondere alle caricature di Charlie Hebdo, sia per la sua clientela interna che per la sua immagine nel mondo musulmano”, aggiunge il ricercatore.
Poco prima dell’annuncio della chiusura dell’Ifri, il capo della diplomazia francese, Catherine Colonna, aveva attaccato il suo omologo iraniano, sottolineando in un’intervista a Lci che, in Francia, “esiste la libertà di stampa, contrariamente a quanto accade in Iran”. Ricordando, en passant, che il reato di blasfemia non esiste nel diritto francese, la ministra degli Esteri, in riferimento all’attuale repressione esercitata dalle autorità iraniane contro i manifestanti, aveva aggiunto: “La cattiva politica è quella seguita dall’Iran, che commette delle violenze nei confronti della sua popolazione”. In Iran, numerosi manifestanti hanno ad ogni modo accolto con gioia l’iniziativa di Charlie Hebdo, che aveva lanciato un mese fa un concorso internazionale di caricature della Guida suprema Ali Khamenei, vero capo dello stato iraniano, in risposta alla repressione sanguinosa dei manifestanti.
“È stata una gioia scoprire queste caricature perché odio Khamenei”, dice da Karaj, città situata a ovest di Teheran, Roja, manifestante di 31 anni. “Sono sollevata nell’osservare che l’occidente stia dalla parte del popolo iraniano, mi da speranza. La gente non ne può più di Khamenei e del suo regime, e il fatto che lui stesso reagisca in maniera così virulenta mostra che Charlie Hebdo ha avuto ragione”. Quest’ultimo episodio non migliorerà la relazione tra la Francia e l’Iran, già incrinata da una lunga lista di litigi avvenuti nel corso degli ultimi anni. Cittadini francesi in ostaggio in Iran, intransigenza del Quai d’Orsay nelle negoziazioni sul nucleare iraniano, sostegno di Emmanuel Macron alla “rivoluzione” in corso in Iran…i temi di discordia sono numerosi, e hanno fatto precipitare i legami bilaterali a un livello drammaticamente basso. “L’Iran si accanisce contro la Francia, perché è un modo per alimentare l’ideologia antioccidentale del regime senza pagare il prezzo di uno scontro con gli Stati Uniti”, spiega uno specialista della politica estera del paese che preferisce rimanere anonimo. “Il modello laico francese piace molto alla gioventù iraniana: picchiare contro questo modello permette al regime di rafforzare tra i suoi sostenitori l’idea di un occidente decadente”.