un foglio internazionale
In medio oriente ci si sta preparando a una nuova guerra
Di ritorno da Israele, Walter Russell Mead racconta che cosa soffia sotto la brace di un mondo in rapidissima mutazione. La marcia dell’Iran verso le armi nucleari e la partnership più stretta con la Russia, aumentano le possibilità di un conflitto. Scrive il Wall Street Journal (27/2)
Sono stato in Israele per intervistare il primo ministro Benjamin Netanyahu al conclave di sicurezza di Tikvah. Sono uscito pensando che gli Stati Uniti siano molto più vicini a essere coinvolti in un’altra guerra in medio oriente di quanto la maggior parte di Washington capisca e che ridurre al minimo questo pericolo richieda un cambiamento politico rapido e radicale da parte di un’amministrazione che ancora fatica a comprendere la più grave crisi internazionale dalla fine degli anni ‘30”. Così Walter Russell Mead.
“Fin dall’inizio, l’amministrazione sapeva che il sistema mondiale guidato dagli americani era nei guai, ma sottovalutò la gravità della minaccia e ne fraintese le cause. A suo merito, il team Biden ha visto chiaramente la sfida della Cina fin dal primo giorno, ma non è riuscito a capire quanto fossero diventate deboli le fondamenta del potere americano o fino a che punto le potenze revisioniste – Cina, Russia, Iran e tirapiedi come Venezuela e Siria – erano disposti a cooperare per indebolire un’egemonia americana che entrambi detestavano e disprezzavano. Due anni dopo, l’Amministrazione Biden sta lottando per gestire il fallimento del suo progetto originale. La sua retorica e politica nei confronti della Cina hanno intensificato l’ostilità della Cina, ma invece di affrontare una Cina isolata in un mondo altrimenti calmo, l’amministrazione deve affrontare scontri simultanei in Europa e in estremo oriente. La Russia non è sistemata, l’Iran non è pacificato e i tre revisionisti stanno coordinando la loro strategia e i loro messaggi a un livello senza precedenti. Peggio ancora, l’inesorabile marcia dell’Iran verso le armi nucleari, unita alla sua sempre più profonda partnership con la Russia, sta portando il medio oriente sempre più vicino a una guerra che probabilmente coinvolgerà gli Stati Uniti, una guerra che l’amministrazione Biden vuole disperatamente evitare. Per Putin, un grande scontro militare in Medio Oriente sarebbe una benedizione assoluta. I prezzi del petrolio aumenterebbero, riempiendo le casse di Mosca e intensificando le pressioni sull’Europa. L’equilibrio nello Stretto di Taiwan si sposterebbe notevolmente a favore della Cina. L’impennata dei prezzi dell’energia aumenterebbe l’inflazione negli Stati Uniti proprio mentre Biden cerca di persuadere i democratici contro la guerra a sostenere un’altra impresa militare americana in medio oriente. E mentre in un mondo perfetto la Russia potrebbe opporsi a un’arma nucleare iraniana, nelle circostanze attuali Putin potrebbe benissimo decidere di aiutare l’Iran a superare la soglia nucleare. Il modo migliore per evitare la guerra e per ridurre al minimo l’impegno americano diretto in caso di guerra scoppiata è garantire che i nostri alleati in medio oriente abbiano il potere di difendersi. Dobbiamo chiarire inequivocabilmente che garantiremo la vittoria dei nostri alleati qualora dovessero scoppiare le ostilità. Nient’altro funzionerà. L’amministrazione sembra muoversi, lentamente, nella giusta direzione in medio oriente, ma il tempo non è dalla sua parte”.