un foglio internazionale
“Minacce esterne e crisi di autostima minano il nostro mondo”, dice l'ex vicepremier dell'Australia
Stiamo distruggendo le istituzioni e i valori che hanno costruito e sostenuto la nostra cultura, sostiene John Anderson
"Viviamo in un momento di civilizzazione. Il nostro stile di vita, di libertà e prosperità, sta affrontando serie sfide dall’interno e dall’esterno. La minaccia dei regimi che detestano il ‘decadente occidente’ è ovvia e potente, ma si potrebbe ben sostenere che la nostra crisi interna di autostima e fiducia nelle nostre tradizioni democratiche sia il pericolo più grande che affrontiamo”. Così scrive l’ex vice premier australiano John Anderson sul "Telegraph". “Avendo dimenticato e rifiutato le lezioni della nostra storia, diffidiamo sempre di più non solo gli uni degli altri – e dei nostri leader in particolare – ma anche delle istituzioni che hanno sostenuto la nostra libertà e prosperità. La cosa più spaventosa è che stiamo mettendo da parte le credenze e i valori sottostanti che hanno dato origine alla nostra società.
Ogni civiltà nel corso della storia è stata guidata da idee potenti e alimentata da un continuo senso di scopo. La nostra non è diversa. Quando questo carburante si esaurisce, deve accadere una delle tre cose. Il carburante si rinnova, si trova un carburante alternativo o, come troppo spesso la storia ci mostra, la civiltà svanisce e viene soppiantata, di solito dopo grandi sofferenze per tutti. L’occidente si sta chiaramente allontanando dalle fonti di energia che lo hanno costruito e sostenuto. Il rifiuto di praticamente ogni principio del cristianesimo non ha portato alla sua sostituzione con narrazioni alternative praticabili. Le teorie decostruzioniste abbondano, ma lungi dal costruire società sembrano solo abbatterle nel perseguimento di visioni utopistiche.
Ogni lunedì, nel Foglio c'è Un Foglio Internazionale, l'inserto con le segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti
Non sorprende che i nostri giovani siano afflitti da livelli senza precedenti di ansia e depressione. Sempre più spesso non credono nella capacità del capitalismo democratico di salvaguardarli e si considerano gli eredi di una cultura da incubo che non vale la pena difendere. La fiducia del pubblico nei rappresentanti eletti sta diminuendo mentre le forti affermazioni di esperti e burocrati cercano di mantenere il centro, offrendo soluzioni valide per tutti rispetto alla governance basata sulle relazioni all’interno delle comunità. A meno che non troviamo un modo per portare le persone con noi, proiettando una visione chiara basata su una saggezza comprovata, continueremo a sperimentare il crollo delle famiglie, delle istituzioni domestiche e del panorama internazionale. In queste circostanze dobbiamo rinvigorire il nostro senso di cittadinanza e incoraggiarci a vicenda a farci avanti e guidare con coraggio e un profondo impegno verso gli altri, ovunque e ogni volta che se ne presenti la necessità.
Dobbiamo rivolgere i nostri doni creativi per fare ciò che possiamo fare per ripristinare legami sicuri all’interno delle nostre società, per tornare all’onesta verità che senza un sano atteggiamento nei confronti del dovere civico, semplicemente non salveremo ciò che abbiamo costruito e goduto per secoli. Dobbiamo raddoppiare il nostro impegno per le nostre libertà fondamentali, l’importanza della famiglia e della società civile, il metodo scientifico, le economie di mercato, il libero scambio di idee, la geostrategia realista e una preoccupazione condivisa per i bisognosi. Uniti, l’occidente può ancora resistere, ma divisi sicuramente cadremo”.
Il Foglio internazionale