UN FOGLIO INTERNAZIONALE
"Oggi nella scienza in America c'è più ideologia che al tempo dell'Urss"
Un saggio su come il wokismo sta corrompendo la ricerca. “Colpendone uno si inducono migliaia all’autocensura”, scrive il Wall Street Journal
Il saggio firmato anche da premi Nobel per la Chimica come Arieh Warshel e Dan Shechtman (israeliani che insegnano all’Università della California e al Technion di Haifa), “In difesa del merito nella scienza”, è uscito nell’ultimo numero del Journal of Controversial Ideas, perché ben più note riviste accademiche lo hanno rifiutato. Scrivono gli scienziati in chiusura del saggio: “L’ironia più grande di tutte, e il commento più triste sullo stato del mondo accademico, è che questo articolo, che difende il merito, poteva essere pubblicato solo in una rivista dedicata a diffondere idee ‘controverse’”. In un articolo sul Wall Street Journal, due degli autori del saggio – il biologo di Chicago Jerry Coyne e la fisica della California Anna Krylov che viene dall’Unione Sovietica – hanno scritto che “mentre proponevamo il nostro lavoro a varie pubblicazioni scientifiche, non abbiamo trovato, tranne in un caso, chi ce lo accettasse. Evidentemente le nostre idee erano politicamente sgradevoli. Si scopre che l’unico posto in cui ai giorni nostri puoi pubblicare conclusioni una volta accettate è in un giornale impegnato nell’eterodossia”.
I due scienziati ritengono che l’ideologia progressista abbia corrotto la scienza: “Lo vediamo nell’affermazione dei progressisti secondo cui le verità scientifiche sono malleabili e soggettive, simile a quella del sovietico Lysenko sul fatto che la genetica fosse ‘pseudoscienza’ occidentale senza posto nell’agricoltura sovietica. Lo vediamo quando le verità scientifiche – diciamo, la natura binaria del sesso – vengono negate o distorte perché sono politicamente ripugnanti. In un certo senso questa nuova specie di lysenkoismo è più perniciosa di quella vecchia, perché colpisce tutta la scienza – chimica, fisica, scienze della vita, medicina e matematica - non solo la biologia e l’agricoltura. Il governo non è nemmeno l’unica entità che la spinge. Anche gli scienziati ‘progressisti’ la promuovono, insieme ad associazioni professionali, agenzie pubbliche, riviste scientifiche e amministratori universitari”. Questa ideologia è applicata dalle categorie burocratiche note come “diversità, equità e inclusione”, che si sono radicate in tutto il mondo accademico. “Istituzioni venerabili come la Fondazione tedesca per la scienza, la Fondazione Alexander von Humboldt e la Società Max Planck hanno impegni per promuovere la ‘diversità’. Le riviste hanno iniziato a sollecitare gli autori a citare ‘articoli scritti da colleghi di diverse identità di genere’”. Walter Bodmer, professore di Genetica all’Università di Oxford, firmatario dell’articolo, dice: “Sono molto preoccupato per gli effetti insidiosi in rapido aumento degli atteggiamenti postmodernisti dogmatici contro fatti e argomenti logici anche in istituzioni accademiche e riviste scientifiche molto rispettate. Questi, ad esempio, mettono in discussione persino la definizione biologica del sesso”.
Si legge nel saggio: “Tentare di demonizzare, infliggere danni alla reputazione o mettere a tacere i critici delle pratiche di ingegneria sociale fa sì che per ogni incidente in cui uno scienziato viene preso di mira, se ne ricavi il silenzio di migliaia con l’autocensura”.
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