Il Foglio internazionale
Prigozhin non c'è più, ma altre Wagner potrebbero nascere lontano da Mosca
L’irrequietezza del Cremlino e la possibilità dell’emergere di nuove compagnie di mercenari in Russia nell’analisi di Anna Colin Lebedev sul Figaro
Lungi dal rafforzare il potere di Vladimir Putin, la morte di Evgeni Prigozhin illustra al contrario l’irrequietezza del Cremlino: è l’analisi di Anna Colin Lebedev, specialista delle società postsovietiche e docente all’Università di Paris-Nanterre. Se la Wagner ha perso il suo capo, altre compagnie di mercenari potrebbero emergere, secondo l’esperta intervistata da Martin Bernier per il Figaro.
Le Figaro - Dopo il tentativo di colpo di stato condotto da Wagner, lei ha scritto che questo evento rappresentava “un sintomo e allo stesso tempo una nuova tappa del rapido cambiamento del regime politico russo”. La scomparsa di Evgeni Prigozhin, di Dmitri Utkin e di altri dirigenti della Wagner cambia la situazione? Ci sarà secondo lei un riposizionamento del regime russo attorno a Vladimir Putin?
Anna Colin Lebedev - Non vedo in ciò che è accaduto una logica di consolidamento attorno al regime politico russo. Una logica di consolidamento avrebbe dovuto consistere nell’accusare, imprigionare e processare i leader della Wagner. Ma se si parte dal principio che si tratta di un assassinio, il fatto di scegliere questo metodo non è un segno di buona salute dello stato russo né della sua fiducia nelle sue istituzioni. Un Prigozhin prigioniero sarebbe stata l’opzione di un sistema politico che funziona normalmente. Ma l’idea di imprigionarlo era forse insopportabile? Era percepito come una minaccia per il regime? Siamo ad ogni modo di fronte a dei metodi che non sono quelli di uno stato o di un regime che ha fiducia nelle sue istituzioni.
La guerra ha fatto emergere la figura di Prigozhin, rafforzando allo stesso tempo la dimensione personale e verticale del potere russo. Non è paradossale?
In nessun momento ciò ha confermato la potenza del potere attualmente in carica. L’ammutinamento della Wagner ha al contrario dato un’impressione di debolezza e di irrequietezza del Cremlino. E un tale assassinio non mostra tranquillità. Non solo Putin era apparso molto provato, inquieto e persino impaurito in occasione della ribellione, ma quest’ultima si è anche conclusa con una negoziazione, il che certificava che non c’era un controllo della situazione da parte del potere. Le istituzioni che dovrebbero difendere il regime politico in carica – la polizia, le forze armate – sono rimaste inattive dinanzi all’avanzata della Wagner, e alla fine c’è stata una negoziazione, un compromesso. Ciò non ha dato l’idea di un potere che stoppa in maniera chiara qualsiasi rivolta. Su uno dei canali Telegram di Wagner, una delle pubblicazioni che hanno fatto seguito all’assassinio di Prigozhin diceva in sostanza “che ci serva da lezione, se marciamo su Mosca, bisogna marciare fino in fondo”. Sono d’accordo con la politologa russa Ekaterina Schulman secondo cui la lezione da trarre da questa storia per le varie persone che cercano di opporsi al potere, è che non si è dinanzi a un potere ultrapotente, ma nemmeno di fronte a un potere con cui si può negoziare: se ci sarà un ammutinamento, non bisognerà fermarsi a metà strada.
Si sa qualcosa sul futuro della Wagner? Una ripresa in mano da parte dell’istituzione militare russa è da prendere in considerazione? Ciò avrebbe come effetto quello di ricentrare il potere nelle mani del Cremlino?
Sono incapace di dirle cosa diventerà la Wagner, in compenso, vorrei mettere in parallelo due eventi che sono indirettamente legati: contemporaneamente allo smantellamento della Wagner consecutivo all’ammutinamento, è stata adottata una legislazione da parte del Parlamento russo che autorizza e persino incoraggia la creazione di eserciti semi-privati regionali sotto la direzione dei governatori di regione. “Wagner è morto, viva Wagner!” in un certo senso.
La Russia fa appello ad altre compagnie private, in Africa in particolare (Redut, Convoy…) ci stiamo dirigendo verso una maggiore diffusione dei mercenari? Il Cremlino non ha tratto le dovute lezioni dai rischi di ricorrere a questi profili?
Ciò mi sembra completamente paradossale. La compagnia militare privata in quanto tale continua a essere illegale nel diritto russo, e questi eserciti regionali sono creati con uno statuto di “azienda statale specializzata”. L’ambiguità è qualcosa che il legislatore russo sa creare, talvolta per incompetenza. Questa legge è stata redatta e votata dopo l’ammutinamento: ci si aspetterebbe, dopo una ribellione, un riposizionamento della forza militare nelle mani dello stato, affinché non ci siano mai più attori privati che rischiano di comportarsi come Prigozhin, ma quello che constatiamo è esattamente il contrario. Si scontrano due logiche: da un lato la logica di controllo che lo stato russo cerca di mantenere – l’assassinio probabile di Prigozhin e lo smantellamento della Wagner lo dimostrano – e dall’altro la volontà di Putin di spostare la responsabilità di tutto ciò che non va nella guerra sulle regioni. (Traduzione di Mauro Zanon)
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