“Care cheerleader di Hamas in occidente, attenzione: poi verranno per voi”
Una giornalista critica di Netanyahu scrive ai nostri utili idioti, sul Jerusalem Post. “Diritti delle donne e dei gay, libertà di parola e di religione, davvero non vi stanno a cuore?”
Come tantissimi in Israele, sono esplicitamente critica verso l’attuale governo del mio paese e il suo pluriennale primo ministro Benjamin Netanyahu. Ma coloro che vedono lespietate atrocità di Hamas come una risposta alle politiche del nostro governo, o anche alla lunga occupazione di alcuni territori da parte di Israele, non solo illudono se stessi, ma di fatto mettono attivamente – anche se inavvertitamente – a repentaglio le stesse libertà che hanno tanto care, prima fra tutte quella di difendere una determinata causa, in questo caso quella dei palestinesi”. Così Tova Herzl.
“Lasciamo stare il fatto che decapitare bambini non promuove per nulla, agli occhi dei principali soggetti sulla scena mondiale, quella che sarebbe la causa di coloro che commettono quei crimini. E lasciamo da parte anche il danno devastante che quei crimini procurano alla fiducia e alla buona volontà dei tanti israeliani che vorrebbero una soluzione politica al conflitto, che richiederebbe un (rischioso) compromesso territoriale con interlocutori affidabili e benintenzionati. Ciò che vorrei piuttosto chiedere ai cittadini delle democrazie occidentali che applaudono le azioni di Hamas, è se credono davvero che lo scopo dei ‘combattenti’ che loro ammirano e incoraggiano è quello di costruire, anziché distruggere. Se credono davvero che gli obiettivi di Hamas siano politici e che abbia scelto mezzi legittimi (o anche solo ‘giustificabili’) per conseguirli.
Se è così, sarebbe interessante sapere cosa pensano i fan di Hamas in Occidente dei jihadisti che hanno già perpetrato stragi nei loro paesi con attacchi contro obiettivi come grattacieli, concerti e redazioni di giornali, gridando ‘Allahu Akbar’ mentre si avventavano contro innocenti. Quando i sostenitori di Hamas si avvalgono della libertà di espressione per sostenere torturatori e stupratori, si aspettando davvero che la futura egemonia islamista nei loro paesi rispetterà i diritti delle donne e dei gay, la libertà di parola e di religione, il giusto processo e tutte quelle ‘banali’ passioni occidentali come la musica, il turismo, l’arte e lo sport?
Se qualcuno in Occidente crede che la violenza di ispirazione religiosa da lui applaudita si fermerà alle porte di Israele e non lo riguarderà direttamente, nella migliore delle ipotesi si comporta con una ingenuità sconcertante. Mi sgomenta il pensiero che si tratti del vecchio e ben noto antisemitismo che risolleva la testa, con Israele a fare da comodo sostituto dell’ebreo storicamente sempre incolpato a priori praticamente di ogni male – dalla peste nera, alla guerra, ai problemi economici – e che pertanto deve essere punito.
Mi domando: coloro che hanno immediatamente fatto proprie le dichiarazioni diramate da un’organizzazione che si vanta di crimini disumani mai visti dai tempi dell’Isis, ci credevano (e ci credono) veramente? Oppure è il loro odio viscerale verso lo stato ebraico che li ha portati automaticamente a chiudere gli occhi davanti alle prove e alla verità? Credono che il loro sostegno di oggi a quei barbari li metterà al sicuro domani?
Israele ha subito un durissimo colpo. Per quanto riguarda le cheerleader di Hamas in occidente, consiglierei loro di fare il possibile, prima che sia troppo tardi, per assicurarsi di non svegliarsi un mattino e scoprire che il loro entusiasta sostegno alla ferocia disumana gli si è ritorto contro ed è arrivato a minacciare tutto ciò che hanno di più caro”.
Il Foglio internazionale