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“Dove sono i pacifisti per gli uiguri o per gli armeni?”. Un appello contro l'indignazione selettiva
L'iniziativa da parte di personalità trasversali ai credi religiosi che sottolinea le contraddizioni di un certo pacifismo. “Quanto è ipocrita la postura progressista”, scrive la Libre
Joël Kotek, famoso storico dei genocidi; Olivier Boruchowitch, filosofo; Félicité Lyamukuru, scrittrice tutsi sopravvissuta al genocidio in Rwanda; Doubi Ajami, ebreo libanese figlio di un sopravvissuto al pogrom di Aleppo (1947) e Chemsi Cheref-Khan, umanista musulmana, pubblicano un appello sul quotidiano belga La Libre contro il pacifismo selettivo. Questo il testo.
Con poche eccezioni degne di nota, politici e intellettuali si sono rifiutati di condannare la sequenza genocida perpetrata da Hamas. Come quando il mare si ritira e mette a nudo il banco della sabbia che copriva, questo silenzio ha privato gli ebrei della loro dignità di cittadini ai quali diciamo: ‘Sei consegnato al tuo destino’. La Striscia di Gaza e le sue centinaia di tunnel, i suoi 15.000 razzi e missili, i suoi droni, le sue motociclette, sarebbero davvero una prigione a cielo aperto (e se sì, di chi è la colpa?), ma che dire di questi due milioni (popolazione di Gaza) di uiguri che attualmente languono nei campi di detenzione cinesi? Non meritano marce ‘per la pace’, come le migliaia di armeni appena espulsi dal Nagorno-Karabakh, le donne iraniane che lottano per la loro dignità o i curdi siriani sfollati e bombardati dall'esercito turco? Non dovremmo interrogarci su questa mancanza di empatia per tutte queste cause e in particolare per questo unico stato ebraico sul pianeta, la cui metà della popolazione, va ricordato, proviene da questi stati arabi dove di fatto vige l’apartheid. Perché i nostri intellettuali e politici progressisti fingono di ignorare che il mondo arabo ha spinto all’esilio il 99 per cento dei suoi ebrei, ebrei che si stabilirono lì molto prima dell’arrivo dell’Islam? Chi negherà che criticare Israele e rimanere in silenzio sull’Armenia possa portare grandi ritorni elettorali?
Da qui l’intensa competizione tra i nostri tre cosiddetti partiti progressisti per determinare chi sarà il più ostile a Israele. Questi calcoli politici sono tanto più perniciosi in quanto comportano minacce deleterie contro la società nel suo insieme. Lo testimoniano questi minuti di silenzio che i nostri studenti di Bruxelles hanno chiesto per onorare la memoria di questo terrorista tunisino che credeva di essere autorizzato ad assassinare a sangue freddo, in nome dell'Islam, due tifosi svedesi. Israele è solo un aspetto della lotta che i Fratelli musulmani e i loro alleati stanno portando in occidente”.
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