un foglio internazionale
“L'occidente ha vissuto in un'illusione, ora torni con i piedi per terra”
Lo stratega americano Walter Russell Mead dipinge un mondo “huntingtoniano” e una bolla di pie menzogne ideologiche, scrive il Figaro
Il Figaro ha intervistato lo stratega americano Walter Russell Mead, direttore di ricerca presso lo Hudson Institute e professore al Bard College.
Le Figaro – Il 7 ottobre resterà nella storia come un “11 settembre” israeliano. Ma come legge questo evento nella storia globale del medio oriente e delle relazioni internazionali?
Walter Russell Mead – E’ difficile oggi dire fino a che punto il 7 ottobre peserà a lungo termine sul corso degli eventi in medio oriente. Con questo voglio dire che nel momento in cui questo orribile attacco si è prodotto, gli Stati Uniti, Israele e l’Arabia Saudita erano vicini a un accordo di sicurezza strategico che avrebbe permesso dei passi in avanti per i palestinesi. I paesi del Golfo sembravano prepararsi a svolgere un ruolo molto più attivo in favore di questi ultimi. Gli iraniani vi hanno visto la costruzione di un’architettura di sicurezza che avrebbe ridotto il potere dell’Iran e marginalizzato il suo “cliente”, Hamas. Ciò avrebbe allontanato il medio oriente dallo scontro di cui l’Iran ha tanto bisogno. Va ricordato che l’Iran, in quanto potere persiano e sciita, ha due grandi svantaggi. E’ percepito dai paesi arabi sunniti come un intruso pericoloso e un potere imperiale. Questa percezione è aggravata dagli orrori perpetrati dal regime siriano (alleato di Teheran, ndr) di Bashar al-Assad e dal caos totale di governo che Hezbollah ha provocato nella politica libanese, per non parlare del suo sostegno ai ribelli Huthi nello Yemen, che hanno attaccato l’Arabia saudita e gli Emirati arabi uniti. L’Iran si sforza di risolvere l’equazione presentandosi come LA potenza di resistenza dinanzi a Israele, affinché l’odio verso gli ebrei permetta di far dimenticare agli arabi i loro sospetti verso i persiani. Aveva bisogno di distruggere la confluenza di attori che si metteva in movimento sotto l’effetto degli accordi di Abramo. Come aveva sperato, l’attacco del 7 ottobre ha riportato la questione palestinese al centro dei giochi, suscitando un’ondata di sostegno pubblico nei confronti di Hamas e contro gli accordi di Abramo. Gli iraniani hanno raggiunto il loro obiettivo con dei mezzi orribili, ma è tipico. Quando si osserva il loro bilancio, tutto ciò che cercano di realizzare, si realizza attraverso gli assassini, il sangue versato e la capacità di nuocere, che sia in Iraq, nello Yemen o in Siria. La vera questione, ora, è quella di sapere se l’attuale episodio farà soltanto ritardare lo spostamento degli arabi verso Israele o se distruggerà il consolidamento di un nuovo ordine che era in corso. Da quello che so, i sauditi e gli israeliani, così come l’Amministrazione Biden, sembrano voler continuare il processo iniziato (…).
Lei dice che bisogna preparare l’opinione pubblica. Ma non c’è secondo lei un’epidemia di accecamento e di antisemitismo nei nostri paesi?
Ho molti amici ebrei e lo choc, per loro, è profondo! Perché si chiedono se sono in sicurezza! Molti in America acquistano delle armi… ma se ci si ricorda della forza dei fascisti e dei comunisti negli anni Trenta, le nostre sfide attuali sembrano meno grandi. Gli Stati Uniti dovrebbero annunciare un aumento imponente del budget della difesa. Bisogna spiegare agli americani e agli europei che, se non c’è un ordine mondiale stabile, non si parlerà più di diritti dell’uomo né di clima. Le persone saranno nei bunker, a sopravvivere. I combattenti si prenderanno gioco delle emissioni di gas a effetto serra delle loro armi! Bisogna tornare alla realtà.
Non è forse il problema dell’America dove domina una visione decolonialista disconnessa dalla realtà che occulta i veri pericoli?Alcuni vivono nell’irrealtà, ma non è la maggioranza. La maggior parte dei giovani americani non vanno nelle università d’élite dell’Ivy League dove ci si può riempire la bocca con posture pseudo-morali e rivendicare le idee più strane ed estreme, venendo allo stesso tempo assunti a 200 mila dollari di stipendio fin dal primo lavoro. Ciò che deve fare il presidente è sedersi con i Repubblicani più seri del Congresso in materia di difesa nazionale, che non sono suoi amici politici, e dire loro: “Ragazzi, abbiamo un problema esterno”.
Si può sviluppare una strategia comune?
E’ quello che ha fatto Harry Truman nel 1947-1948 dinanzi a Stalin con i repubblicani che controllavano il Congresso. La situazione internazionale è molto grave. Hamas odia l’America, sia i democratici che i repubblicani. E’ giunta l’ora di pensare in maniera diversa. Dalla fine della Guerra fredda, fatta eccezione nel post 11 settembre, abbiamo vissuto in una sorta di fine della Storia e di carnevale permanente. Vivevamo nell’illusione. Ma il mondo non permette di vivere così per molto tempo. Oggi torniamo con i piedi per terra e vediamo con quale rapidità.
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