Boualem Sansal spiega che l'occidente arriva in crisi al 7 ottobre
Hamas contro la Babele. “Stiamo andando dritti verso qualcosa di abbastanza mostruoso”
Pochi intellettuali arabi mettono in guardia l’occidente contro l’islamismo con la stessa urgenza di Boualem Sansal. Le Monde e l’Obs lo chiamano “il dissidente che sorride”. Per Libération, è il “solitario in lotta contro l’islamismo”. Per altri, è il “Voltaire algerino”. Sansal con il romanzo “2084” era il principale candidato al Goncourt, il più importante premio letterario d’Europa, ma la sua battaglia sull’islam lo ha portato all’esclusione. Solo uno dei molti prezzi pagati dal più grande romanziere arabo finito “in tutte le liste nere”, in patria e in Europa. Per alcuni è un morto che cammina, in attesa che il suo nome venga cancellato da quelle liste, come un altro famoso scrittore algerino, Tahar Djaout, e il grande intellettuale egiziano Farag Foda, assassinati dai Fratelli musulmani. Djaout scrisse: “Il silenzio è la morte; e tu, se taci muori e se parli muori. Allora parla, e muori”. Sansal ha scelto.
Vive in un piccolo villaggio in Algeria, Boumerdès, il “kamikaze” Sansal, come lo chiama L’Obs. Ma pubblica per il più grande editore d’Europa, Gallimard, la maison che ha dominato la letteratura del XX secolo, la casa editrice di Marcel Proust e André Gide, Milan Kundera e Georges Simenon, Albert Camus e Jean Genet. Sansal si è aggiudicato, oltre al plauso del pubblico e al soprannome di “Orwell algerino”, il Gran Premio del romanzo dell’Accademia di Francia. Ma in Algeria è minacciato dalle autorità e dai fondamentalisti islamici, invitato a parlare in appartamenti e riunioni clandestine, come i dissidenti sotto il comunismo, mentre è riconosciuto all’estero come uno dei più grandi romanzieri e intellettuali della sua generazione. Sansal ha subìto il boicottaggio dei paesi arabi, furiosi per la sua partecipazione al Festival degli scrittori di Gerusalemme, e per questo gli hanno tolto il prestigioso Prix du Roman Arabe.
“Ai tempi di Albert Camus, ad Algeri convivevano musulmani, ebrei, cristiani, animisti e atei”, racconta Sansal alla Welt di questa settimana. “Mia madre, i miei fratelli ed io abitavamo in un’unica stanza che ci aveva dato il rabbino della sinagoga”. La caduta del Muro di Berlino nel 1989 ha segnato la fine di un vecchio mondo diviso in due blocchi. “Stiamo vivendo un occidente travolto dagli eventi e in via di disintegrazione. C’è anche un nuovo blocco, i paesi Brics, che si sta organizzando contro l’occidente in modo preoccupante. C’è il continente africano che vuole unirsi alla corsa, contando sulle sue materie prime e sul suo incredibile tasso di natalità, che gli porterà due miliardi di abitanti nel giro di una generazione. E c’è un mondo musulmano che ha preso coscienza del potere infinito che gli danno l’islam, il petrolio e una Ummah di due miliardi di credenti”. Hamas è più di un’organizzazione terroristica, “è un’organizzazione religiosa fanatica, un partito ultranazionalista e un governo dittatoriale con strutture statali militari. Hamas è ricca, finanziata da molti paesi per ragioni che questi paesi non possono ammettere pubblicamente. Hamas non solo opera a livello locale, nell’ambito della divisione del lavoro tra Lega Araba e Internazionale islamica, ma si assume anche il compito di instillare paura e terrore nell’entità sionista, che ai suoi occhi sta crescendo come un tumore occidentale in mezzo al mondo”. Qual è lo scopo di questa presunta “guerra santa” degli islamisti? “Il Corano dice che la missione dei musulmani è diffondere l’islam nel mondo, convertire i miscredenti e punire coloro che rifiutano con la morte o la sottomissione. Ma i credenti sono divisi sull’interpretazione del testo. I salafiti prendono tutto alla lettera, i moderati cercano risposte più sottili. Si può partecipare al jihad in vari modi: attraverso la politica, la predicazione, la sovranità su determinate questioni, l’infiltrazione, l’agitprop (il metodo dei Fratelli musulmani), attraverso la corruzione saudita, attraverso l’arte e la cultura, attraverso le competizioni sportive (il metodo del Qatar), attraverso la democrazia e attraverso il terrore. Allah è generoso a questo riguardo, fa appello all’ingegno dei suoi credenti fino al pragmatismo e all’opportunismo”.
Per gran parte della sinistra, ma anche per i giovani, l’accusa di colonizzazione sembra essere l’unico argomento che abbia un peso in questa guerra. “La sinistra è una reliquia del vecchio ordine mondiale, in cui i blocchi occidentale e orientale si fronteggiavano. Moralmente è una vergogna perché non fa altro che fare calcoli elettorali. E poiché ha perso la sua base proletaria e intellettuale, che ha disertato a favore degli estremisti di destra con tutto il loro fardello, la sinistra ora corteggia i musulmani e gli immigrati, le minacce islamiste e coloro che vengono tollerati o espulsi – e si appropria dei loro discorsi. La sinistra è Babele, parla solo lingue straniere. Il 7 ottobre ha condannato la barbarie di Hamas e l’8 ottobre ha accusato Israele di barbara occupazione”. Non sembra fare distinzione tra islam e islamismo. “L’islam pacifista e tollerante è una bella idea, ma il Corano sta sopra, è la parola di Allah, e questa parola, nel bene e nel male, pesa più di tutte le altre, oggi e domani. Ciò che esiste e che deve essere rafforzata è l’amicizia tra individui. Se le religioni avessero solo individui pacifici e tolleranti che non si lasciassero ingannare dai loro venditori ambulanti, sarebbero costretti a tornare sulla terra, a lodare la vita e, urbi et orbi, a chiedere il perdono universale, come fa Papa Francesco”.
Sansal è nelle liste nere. “Certo che ho paura. Da bambino ho vissuto la guerra d’Algeria, da adulto la dittatura poliziesca del Fln e la barbarie del Fis, la nostra Hamas algerina. So cosa significa avere paura per te stesso e per i tuoi cari. Ora la mia paura per la Francia è maggiore perché gli islamisti francesi sono peggiori dei nostri. Attaccano ebrei, cristiani e persone conosciute e sotto protezione personale perché attirano più attenzione”. Da cosa verrà sostituito l’occidente se cade? “Siamo in questa via di mezzo gramsciana, tra una civiltà che sta morendo nella sua felicità impotente e civiltà emergenti affamate di potere e di vera felicità. Il futuro lo dirà sicuramente. Sembra ancora ovvio in questa fase che stiamo andando dritti verso qualcosa di abbastanza mostruoso per i piccoli occidentali e le persone assimilate che siamo. Cadiamo come nel sonno in un mondo di cose anormali, rovesciate come se fossero fatte di antimateria, antiumani, antiviventi, dove spazio e tempo sono l’esatto contrario di quello che sono per noi”.
Il Foglio internazionale